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Grazzini: "Peracchini ha trattato Spezia come un paesello, con me avrà relazioni con il mondo intero" In evidenza

di Elena Voltolini - L'imprenditore, candidato sindaco, ci spiega perchè ha deciso di scendere in campo e come vorrebbe amministrare la città.

Giovanni Grazzini, da tutti chiamato Nanni, affermato imprenditore e molto conosciuto in città anche per essere stato Presidente dello Spezia Calcio, ha deciso di scendere in campo in prima persona alle amministrative del 12 giugno, candidandosi alla carica di sindaco della Spezia.

Lo fa senza alcun simbolo di partito, con una lista civica che porta il suo nome, "Nanni Grazzini sindaco".

Nella nostra intervista parla delle ragioni che lo hanno portato a questa decisione, della sua visione della città e di come vorrebbe amministrarla.

 

Nel momento in cui Forza Italia ha deciso di appoggiare la ricandidatura a sindaco di Peracchini, lei ha lasciato il ruolo di Commissario provinciale del partito. Ha dichiarato, però, che allora non ha pensato di candidarsi in prima persona. Come è arrivato, allora, a questa scelta e cosa l'ha convinta?
Mi sono reso conto che se non mi fossi candidato avrei deluso le aspettative di migliaia di spezzini. Alcuni di loro si sono messi al mio fianco decidendo di candidarsi nella mia lista, non apparentata con alcun partito politico, molti altri hanno dato la loro disponibilità a sostenermi durante la campagna elettorale che si annuncia breve quanto intensa. La nostra è una città in decadenza in cui, da almeno cinque anni, non si vedono investimenti privati.


Riavvolgiamo per un attimo il nastro e scriviamo una storia diversa: immaginiamo che Forza Italia in quell'incontro avesse deciso di non appoggiare Peracchini e di correre da sola: lei si sarebbe candidato a sindaco per Forza Italia e quindi sostenuto da una lista di partito?
Io sono un uomo coerente e libero: due condizioni che male si coniugano con l’appartenenza a un partito politico, specie se all’interesse generale viene contrapposto quello personale. Così è stato con Forza Italia dove, al prevalere dell’interesse di alcuni, ho preferito lasciare. Del resto ho visto compagni di viaggio fare retromarcia e smentire se stessi. Dopo aver dichiarato alla stampa le ragioni della rottura con Peracchini, qualche giorno fa erano sul palco a incensarlo di lodi dicendo che è stato il miglior sindaco che questa città poteva avere. La gente riconosce le banderuole e ne prende le distanze, oppure le sostiene per qualche prebenda. Io non sono fatto così, non sono un venditore di fumo e chi mi conosce lo sa.


In una nostra intervista, il sindaco uscente e ricandidato Peracchini ha detto che “la coalizione è stata sempre unita dal 2017, c'è stato un periodo in cui il Commissario di Forza Italia la pensava in modo diverso, ora la situazione mi sembra ricomposta”. Lei pensa che sia così o ritiene che vi sia stata una frattura anche tra gli elettori di Forza Italia e che quindi una parte della base del partito non abbia gradito la ricandidatura di Peracchini? Collegandoci a questo: è vero che “notabili” del centrodestra avrebbero provato a dissuaderla dal candidarsi?
Per sapere dove andranno gli elettori di Forza Italia basterà attendere il risultato del voto, per ora vedo che la lista presentata dal partito si è fermata a 21 nomi dei  32 nomi previsti. Mi pare che questo sia un chiaro segnale di scoramento tra il mio ex partito e la cittadinanza. Posso dire che sono stato tirato per la giacca in qualche occasione ma, fortunatamente, il mio lavoro mi regala soddisfazioni professionali ed economiche tali da poter dire di no a qualsiasi offerta, in particolar modo quelle che mi impedirebbero di confrontarmi con amici ed elettori a testa alta.


Qual è il bacino di elettori al quale pensa di poter attingere, oltre agli “scontenti” del centrodestra? E qual è la percentuale di consensi alla quale punta per potersi definire soddisfatto del risultato delle urne?
Io credo di poter attingere consenso in tre direttrici diverse: quella del centro-destra, quella del centro-sinistra e, in ultimo, da coloro che negli anni scorsi hanno disertato le urne prendendo le distanze dai partiti, così come ho fatto io, ma anche da tante liste civiche che poi così civiche hanno dimostrato di non essere.


Il suo giudizio sull'amministrazione Peracchini è ben noto, c'è, però, qualcosa che salverebbe? Invece, la prima cosa che cambierebbe?
Peracchini all’inizio di mandato ha avuto alcuni collaboratori di qualità, tra questi anche coloro che lo hanno aiutato a vincere, questo è innegabile. Poi alcuni lo hanno abbandonato,  uno solo è rimasto e soltanto a lui va riconosciuta la capacità di aver messo a sistema la raccolta rifiuti, questa penso sia una cosa da salvare. La prima cosa che cambierò sarà il metodo di governo. Come ho già detto più volte, il sindaco uscente ha amministrato la città come un paesello, non ha una visione capace di andare oltre la diga foranea del nostro bel golfo. Per cambiare una città dandole una dimensione contemporanea, ai tempi in cui viviamo bisogna saper scrutare l’infinito e mettere in atto una cultura del fare all’insegna della concretezza.


Come immagina La Spezia al termine di 5 anni di amministrazione guidata da lei?
La immagino come una città che ha relazioni con il mondo intero, con investitori che hanno portato imprese e lavoro per i nostri giovani, con opere infrastrutturali realizzate. Una città dove sarà possibile curarsi e con un ospedale in grado di dare servizi sanitari degni di questo nome. Insomma tutto il contrario di quella lasciata da Peracchini, capace solo di mettere piante ornamentali secondo il vecchio detto spezzino "stucco e pitua fai bela figua".


Un sindaco che sia un imprenditore come lei può avere, nel guidare la città, un “qualcosa in più”? Ci potrebbero essere, di contro, delle difficoltà in più rispetto a quelle che incontrerebbero altre figure?
Chi mi conosce lo sa, così come lo sta apprezzando chi segue la mia campagna elettorale: io ho un’agenda personale di relazioni che sto mettendo a disposizione della mia città. Alcuni imprenditori mi hanno già dato la loro disponibilità, quando sarò sindaco, a investire alla Spezia. Del resto lo hanno fatto in altre situazioni, spesso più delicate e complesse del nostro territorio che, per la sua posizione geografica, per il suo golfo e per la sua cultura industriale, può godere di un vantaggio competitivo che Peracchini non ha saputo cogliere. Non vedo alcuna difficoltà: il mio successo professionale è dovuto anche al fatto che ogni volta che ho incontrato difficoltà, con un lavoro di squadra, un team di esperti, sono sempre riuscito a superarle.


Se lei non fosse un candidato, a chi darebbe la sua preferenza?
Ci sono alcuni candidati che, sul piano professionale e personale, godono della mia stima. Al contrario i partiti che li sostengono non godono della mia fiducia. Anche per queste due ragioni ho deciso di candidarmi, così da evitare, non solo la mia astensione dal voto, ma anche quella di tantissimi elettori che condividono questa idea.

 

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