Era fine del 2015 quando le organizzazioni sindacali, allarmate per la prossima chiusura del sito di produzione di energia (sia a carbone che a gas) a Vallegrande, chiesero la convocazione di un tavolo cosiddetto “Istituzionale” per avviare un confronto sugli effetti e le modalità della riconversione delle aree che, fino a quel momento, erano state destinate alla produzione di energia.
Il Tavolo avviò di lì a poco i lavori a cui parteciparono, oltre ovviamente alle organizzazioni sindacali, rappresentanti di Enel, delle Amministrazioni comunali La Spezia e Arcola), di quella provinciale , di quella regionale, le organizzazioni datoriali, le associazioni ambientaliste, diversi comitati di cittadini e in alcune occasioni rappresentanti del Governo. Tutti gli attori erano mossi dalla comune volontà di costruire scenari di sviluppo che assicurassero il mantenimento della presenza di Enel, e quindi conservazione se non incremento dei livelli di occupazione, ma seguendo progetti innovativi.
Dal 2017, data dell’affermazione del centrodestra in Comune a Spezia, i lavori di quel tavolo si sono bloccati, quasi come se fosse stata un’iniziativa di parte e quindi, in base ai parametri di certa classe politica, da superare.
Se si fosse continuato quanto avviato, oggi, sicuramente, avremmo una situazione completamente diversa. Siamo convinti che si sarebbero costruite progettualità che avrebbero consentito di guardare al futuro con maggiore ottimismo, invece abbiamo un grande gruppo imprenditoriale (Enel) che sta portando avanti delle riconversioni a basso contenuto di occupazione e di innovazione mentre in altre realtà, dove le istituzioni hanno lavorato in maniera diversa, si stanno delineando scenari molto interessanti. Vogliamo fare un esempio: il progetto TANGO di Enel Green Power presso una fabbrica di pannelli solari a Catania che prevede 600 milioni di euro di investimenti con mille posti di lavoro tra diretti e indiretti, oppure sempre in Sicilia il progetto per la produzione di idrogeno verde.
Avvicinandosi la tornata elettorale, e a seguito della presenza dei lavoratori in Consiglio Comunale, il Sindaco promette di convocare il tavolo di confronto, esclusivamente, per le lavorazioni dell’indotto come se la riconversione non lo riguardasse e come se fosse sufficiente difendere il presente senza una visione di futuro.
Nel frattempo, non avendo costruito niente, alcuni lavoratori sono stati trasferiti presso la centrale di Civitavecchia e altri presso altri siti e quelli dell’indotto a rischio occupazione.
Visto che tutto è immobile chiediamo alla Regione di surrogarsi, ancora per qualche settimana, all’Amministrazione comunale e stringere Enel alle proprie responsabilità che ha nei confronti del territorio: bonifica del sito, rilancio delle attività e progettualità innovative. Nel frattempo Enel smetta di trattare il nostro territorio come una terra di conquista e fermi i trasferimenti in attesa di realizzare qualcosa di importante.