Ci si chiede per quale motivo, nel 2022, sia ancora importante celebrare la Giornata Internazionale della Donna. Per una questione storica, per ricordare i passi e il cammino intrapreso dal movimento femminista e dalle donne in generale per eguagliare la controparte maschile in termini di diritti politici, sociali e economici. Ma possiamo rivendicare con certezza questo raggiungimento?
Basta dare un’occhiata alle statistiche ISTAT 2021/22 per renderci conto che non è così. Se si guarda il profilo lavorativo, la prima cosa che salta all’occhio è l’esponenziale numero di donne inattive, 44,3%: più delle disoccupate, 10,3%, e quasi al pari delle occupate, 49,9%. Cosa causa e a cosa porta un simile scenario?
Le risposte poterebbero essere molteplici.
Innanzitutto le donne sono portate, per questioni sociali, a rinunciare alla vita professionale per dedicarsi alla cura della famiglia e della casa, andando incontro ad uno stereotipo da sempre esistente.
Sempre i dati ISTAT confermano il minore accesso alle figure apicali, una maggiore diffusione dei lavori part-time e carriere discontinue. Questi fattori vanno poi a determinare differenze in termini di reddito, 25% in meno rispetto agli uomini. È importante specificare che, da quanto emerge, è maggiore il numero di laureate che di laureati. Nonostante questo, non siamo riusciti ad abbattere quello che oggi viene chiamato glass ceiling, una sorta di soffitto di vetro che impedisce alle donne d’intraprendere un avanzamento di carriera.
Quante donne contiamo tra i Capi di Stato? Tra tutti i parlamentari del mondo solo il 13% è di sesso femminile; tra tutti i manager uomini, 2/3 hanno figli; tra tutte le manager donne solo 1/3.
Questi dati sono invariati dal 2002 e rappresentano una situazione stazionaria. L’esistenza del soffitto di cristallo è stata ampiamente studiata, così come le sue cause e i suoi principali fattori che vanno dalla presenza di stereotipi di genere, alla segregazione professionale (esistono mestieri tipicamente femminili e altri maschili), alla mancanza della flessibilità del mondo del lavoro che non permette alle donne di conciliare in modo efficiente lavoro e famiglia.
Uomini e donne sicuramente sono diversi ma entrambi i sessi sono costretti a vivere all’interno di stereotipi imposti dal proprio genere. Se sei donna ci si aspettano da te ambizioni ben precise che comportano principalmente la sfera affettiva a discapito di quella lavorativa e professionale; non ci si aspetta che tu possa provare rabbia o desideri. In questo modo s’inizia a detestare il fatto di essere nate donne e si diventa incapaci di ammettere di provare desideri o ambizioni. Impariamo a trattenerci, a fare della simulazione una forma d’arte. Tutto quello che c’è di sbagliato nasce dall’educazione che viene impartita ai maschi e alle femmine stesse.
Insegniamo sin da subito alle bambine che piacere è importante e che questo essere piacevoli è una cosa ben precisa che non comporta la possibilità di essere aggressive o “toste”. Al lato opposto, i maschi vengono elogiati per questi stessi comportamenti. Si trovano migliaia di libri o articoli che spiegano alle donne cosa fare, come essere o come non essere per piacere agli uomini, spingendole a prendersi cura dell’ego maschile e mettendo da parte il proprio.
Diversi diritti, conquistati con anni e anni di lotte dal movimento femminista, si sono rivelati effimeri. Basti pensare al diritto all’aborto che, a causa dell’elevato numero di obiettori di coscienza, in diverse regioni diventa praticamente impossibile da esercitare.
Detto ciò, siamo davvero sicuri che la Giornata Internazionale della Donna venga celebrata esclusivamente per questioni storiche? Ogni conquista non è mai definitiva. È importante continuare a lottare per una parità che non riguardi solo la forma ma soprattutto la sostanza.
Sara Battolla
FEDERAZIONE GIOVANILE COMUNISTA ITALIANA
Liguria - La Spezia