Oggi mercoledì 23 febbraio sciopero nazionale per tutta la giornata dei lavoratori e delle lavoratrici di Tim per la mancanza di garanzie sul futuro assetto societario e sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
All’origine delle preoccupazioni, l’esito negativo dell’incontro dei sindacati confederali, che indicono lo sciopero, col nuovo amministratore delegato Pietro Labriola.
Con la mobilitazione si vuole contestare lo scorporo della rete e l’idea sottostante che “è con la costruzione di tante piccole reti in fibra che l’Italia si doterà di una infrastruttura inclusiva, aperta, capace di garantire a tutte ed a tutti il diritto alla connettività”.
Risultati che secondo Cgil, Cisl e Uil si possono raggiungere solo con una grande azienda nazionale di sistema a partecipazione pubblica che diventerebbe significativa integrando nella società anche Open Fiber. Non possiamo non ricordare che la disastrosa situazione attuale della società è il frutto avvelenato delle privatizzazioni e delle gestioni che hanno visto alternarsi le varie famiglie del capitalismo italiano interessate all’azienda solo come vacca da mungere. Rivendichiamo di essere stati l'unico partito a schierarsi contro mentre il centrosinistra procedeva alla privatizzazione di Telecom.
Decenni di gestione predatoria hanno trasformato la Tim nel principale responsabile del ritardo del paese sia in relazione alla mancata diffusione della banda ultralarga, sia per quanto riguarda il digital divide che ci vedono agli ultimi posti negli indici europei.
Tutto ciò chiama in causa gravissime responsabilità dei governi di centrosinistra e centrodestra che nel nome del primato del mercato hanno prima permesso la privatizzazione e la distruzione e il saccheggio di imprese strategiche e poi lasciato mano libera alle imprese nell’indifferenza per i danni arrecati al sistema economico nazionale e ai diritti dei cittadini.
Sosteniamo la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici della Tim in difesa dei posti di lavoro nella convinzione che debba continuare fino al conseguimento dell’obiettivo del pieno controllo pubblico in considerazione anche del suo ruolo strategico.
L'interesse dei lavoratori coincide con quello del paese.
Le privatizzazioni sono state un fallimento. E' ora che i sindacati confederali - che all'epoca per subalternità al centrosinistra non fecero dura opposizione - rilancino come accade in tutta Europa la parola d'ordine di un forte ruolo del pubblico nell'economia a partire dalle telecomunicazioni.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista