"Rispondo a Giovanni Grazzini con una domanda. Ha dichiarato "Chiederei a Enel di farsi carico dell'impegno sul territorio spezzino della sperimentazione delle energie rinnovabili legate agli impianti sportivi".
Ma cosa vuol dire? Mi sfugge come possano essere legate le due cose, eppure sono un ingegnere da anni al lavoro sia nelle tecnologie per l'ambiente che nelle sperimentazioni. Ipotizzo forse il far funzionare i fari di uno stadio o le pompe di una piscina olimpionica con pannelli solari e batterie, ma poi la mia fantasia tecnica si ferma. Ha dichiarato anche "Chiederei di progettare e realizzare nelle sue aree l'Enel Picco Arena, il nuovo stadio della città". In parole povere ti dico cosa costruire, con i soldi tuoi, a mio uso e consumo, e scelgo anche il nome. Credo che la risposta sarebbe lo spezzinissimo "sì, vabbè...".
Se dobbiamo convincere da un lato ENEL a reinventarsi sui suoi terreni e dall'altro i cittadini ad accettare le sue proposte, l'unica via è essere chiari e credibili da entrambe le parti del tavolo.
La credibilità secondo me nasce in primis dallo studiare, studiare per esempio cosa è successo e come si muovono altrove in situazioni come le nostre. La centrale di Battersea in centro Londra è rimasta per 29 anni al suo posto dopo lo spegnimento, dal 1983 al 2012, dopo aver visto andare a vuoto le proposte di farci - nell'ordine - un parco di divertimenti, un mega grattacielo e lo stadio del Chelsea. Alla fine è stata opzionata dalla Apple per costruirci un nuovo quartier generale da 1.400 tecnici nel settore della tecnologia digitale.
Partendo da questa esperienza, guardo a cosa stanno pensando oggi per Scarmagno, vicino ad Ivrea, nelle aree già dismesse di Olivetti. Un gigante dell'industria italiana al pari di ENEL. Lo stabilimento di Scarmagno era la Mirafiori dei computer: negli anni 80 e 90 produceva calcolatori per tutto il mondo dando lavoro a migliaia di persone, su un'area di 36 ettari. Oggi i computer, come le centrali elettriche, si fanno altrove e quindi si pensa di riqualificare quell'area impiantando al suo posto una fabbrica di batterie per veicoli da 4.000 dipendenti teorici. Si ragiona cioè in termini di dare nuovo lavoro industriale.
Sono abituato alla prudenza su questi progetti e sui relativi investitori, ovvero finché non vedo aprire il cantiere non credo. Però sul modo di ragionare vedo già da ora quello che servirebbe per il futuro delle nostre aree di centrale. Senza astuti quanto illusori richiami al cuore degli spezzini (rinnovabili e stadio, e paghi tu!), chiediamo concretamente che venga impiantato un polo produttivo che dia lavoro ad almeno a 100 persone per ettaro occupato. E che il doveroso contributo di ENEL verso la città sia quello di fare lei da garante della serietà di quel che si vuol fare, facendoci pure il business che preferisce purché non preveda nuovi carichi ambientali. In poche parole, abbiamo 54 ettari, progettiamo con ENEL un polo produttivo credibile da 5.000 persone che faccia guadagnare sia lei che la città.
Pensiamoci bene, quando era popolosa e prosperosa Spezia? Quando OTO dava 2.500 stipendi, Termomeccanica 1.200, l'Arsenale 6.000 e così via. Quegli stipendi facevano vivere il commercio e quei posti di lavoro, dal fattorino al Presidente, coprivano tutti i livelli di formazione degli spezzini, facendoli restare in città.
Nel 2022 avremo elettori spezzini nati nel 2004. Se per l'area di centrale progettiamo insieme ad ENEL un futuro che dia tanti posti di lavoro e altrettanti stipendi, daremo a questi spezzini e alle loro famiglie un'economia cittadina e un futuro di Serie A. Garantita questa economia, accessori come lo stadio nuovo e gli alberghi per il business e il turismo verranno di conseguenza come in tutte le città di provincia piccole ma industrialmente dinamiche (Chievo e Sassuolo - calcisticamente - insegnano).
Ci vuole la concretezza, la competenza e l'innovazione di pensiero che questa amministrazione dimostra di avere. I tiri isolati di un fantasista, nel calcio come in politica, non fanno la partita e nemmeno il campionato. La squadra coesa e la costanza nei risultati invece sì".
Emanuele Corbani
Consigliere comunale di "Spezia vince con Peracchi sindaco"