“Finalmente il sipario è strappato. Oggi, con il diniego sulla chiusura della centrale a carbone della Spezia, il ministero dello Sviluppo economico certifica che negli ultimi anni tutti gli esponenti spezzini del Pd, del Movimento Cinque Stelle e di tutte le forze che sostengono l’attuale Governo nazionale, non abbiano fatto altro che prendere in giro i cittadini su un tema così delicato e importante”.
Così l’assessore all’Ambiente Giacomo Giampedrone sulle notizie che trapelano dal Mise sul parere di contrarietà alla chiusura dell’impianto spezzino a carbone al 31 dicembre 2021, in difformità con quanto invece previsto nell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) del ministero dell’Ambiente approvata nel dicembre 2019.
“Per mesi – aggiunge Giampedrone – Regione Liguria e gli enti di governo territoriali sono stati accusati di opporsi alla chiusura tout-court della centrale, preferendo la conversione al turbogas, mentre il centrosinistra e i Cinque stelle continuavano a raccontare bugie, sostenendo che l’impegno del Governo a chiudere fosse reale e non perdendo la minima occasione per ergersi a paladini dell’ambiente con i cittadini del territorio. Da parte nostra non abbiamo sempre fatto altro che ribadire, a tutti, come stessero le cose: cioè che il Piano energetico del Paese è una misura che spetta esclusivamente al Governo nazionale e che a più riprese lo stesso Mise aveva già lasciato intendere in maniera esplicita che il sito produttivo della Spezia fosse individuato fra quelli da tenere in attività. Oggi i nodi vengono al pettine, e appare chiaro come in realtà non ci fosse mai stata da parte del ministero di via Molise alcuna intenzione di chiudere il sito spezzino, come le indiscrezioni di questi giorni ci confermano. Posso solo immaginare l’imbarazzo e la vergogna da parte di tutti gli esponenti che sostengono il Governo nazionale di fronte a quanto trapela oggi”.
“In pratica – prosegue Giampedrone –, come il Mise stesso aveva sempre sostenuto in sede ufficiale, si lascia intendere che La Spezia sia considerata strategica per il fabbisogno energetico nazionale a prescindere dalla fonte di alimentazione che verrà utilizzata, e che quindi di fatto continuerà a produrre energia, o con il carbone o in altro modo. In realtà -conclude – la presa in giro è addirittura doppia perché, mentre La Spezia continuerà a produrre a carbone anche dopo il 31 dicembre di quest’anno, l’altra centrale a carbone per cui era stata chiesta la chiusura, quella di Fusina, invece terminerà l’attività. Annunciamo fin da ora che non appena il provvedimento di diniego sarà reso ufficiale nelle sedi competenti per il necessario riesame dell’Aia già richiesto dal Mise, Regione Liguria si opporrà totalmente alla decisione di non far valere come data di chiusura il 31 dicembre 2021”.