"Oggi è il 4 settembre. È il nono anniversario della morte di Mino Martinazzoli, il protagonista della evoluzione della Democrazia Cristiana nel nuovo Partito Popolare, la forza politica erede della tradizione di Sturzo, De Gasperi e Moro, che, dopo un coraggioso ma vano tentativo di dar vita - a dispetto dell'avvento del bipolarismo - ad un terzo polo di esclusiva ispirazione cattolicodemocratica, conflui' nell'Ulivo insieme alle altre forze riformiste, liberaldemocratiche e ambientaliste contro la coalizione guidata da Berlusconi e composta da ex missini, secessionisti della Lega Nord e clericomoderati di Buttiglione", così la candidata consigliera regionale del Partito Democratico Francesca Castagna.
"Figura di spicco del Popolarismo italiano di matrice sturziana (niente a che vedere con l'attuale Popolarismo europeo, che ospita Berlusconi, Orban, Kurz, Casado ed altri sovranisti euroscettici) Mino Martinazzoli ha contribuito decisivamente al formarsi, in coloro che - nella politica italiana - si richiamavano alla Dottrina Sociale della Chiesa, di una ferma coscienza della incompatibilità fra quei valori e l'impostazione populista e spettacolarizzata di Berlusconi e dei suoi alleati che ancora oggi caratterizza la destra italiana".
"Significativa fu l'ultima scelta di campo di rilievo compiuta verso il termine della sua parabola politica, allorché - nel 2000 - si candidò, alla testa del centrosinistra, alla presidenza della Regione Lombardia per contrastare invano la marcia trionfale del celeste Roberto Formigoni, presidente uscente (ancora oggi nel pantheon di Liguria Popolare) del quale Martinazzoli aveva anticipatamente colto non solo la consueta propensione alla vacua spettacolarizzazione ma anche le gravi opacità nelle condotte, che culmineranno - anni dopo - in una severa e definitiva condanna per corruzione".
"Con la sua specchiata, colta, coerente militanza politica Mino Martinazzoli si colloca storicamente come un gigante nell'univoco percorso che prese le mosse dall'appello ai liberi e forti di Don Sturzo, proseguì nella militanza antifascista di De Gasperi (per il quale la DC era "un partito di centro che guarda a sinistra"), nell'intuizione di Moro per la collaborazione fra le maggiori forze popolari (una volta ripudiato da Berlinguer il legame con Mosca) contro il terrorismo rosso e la minaccia delle trame nere, per compiersi - con Prodi - nell'esperienza dell'Ulivo e nella definitiva confluenza fra Cattolici democratici e Democratici di sinistra di cui furono garanti Sergio Mattarella, Beniamino Andreatta, Franco Marini, Nicola Mancino, Tina Anselmi".
"Io avevo poco più di vent'anni: abbastanza adulta per capire, abbastanza consapevole per riconoscere nella storia personale e politica di Mino Martinazzoli i segni inequivoci di un modello da seguire, di un approccio disinteressato a cui ispirare il mio futuro impegno sociale".