"La Liguria è al quarto posto, in percentuale, per numero di contagiati da coronavirus su cento abitanti per il nord Italia, una situazione che necessita di sorveglianza e attenzione, sebbene si registrino, come in tutto il paese, un minor numero di contagi giornalieri e di ricoveri così come dei decessi.
In sintesi, ogni 100 abitanti abbiamo un numero di contagi che si aggira sullo 0,56 (0,80 la Lombardia, 0,38 il Veneto, per esempio). Quindi non si deve abbassare la guardia, poiché i contagi sono solo quelli certificati; non abbiamo notizie sulla popolazione in generale, infatti, un dato di prevalenza (numero di persone portatori di Sars-Cov-2 nella popolazione ligure, valutato in modo oggettivo o statisticamente valido) è ignoto. Non sappiamo quanti sono i liguri portatori sani sommati a quelli certificati.
Ne consegue che le dichiarazioni del presidente Toti, sul "liberi tutti" sono del tutto fuori luogo, pericolose e basate su dati del tutto parziali (casi certificati, riduzione dei ricoveri e così via) a fronte di tutto ciò la notizia che il Servizi Sanitario Ligure è affidato ad un solo uomo - si rafforza il potere del commissario Locatelli - non è rassicurante per vari motivi.
Di fatto in Liguria le ASL sono esautorate dallo svolgere il mandato istituzionale, che a loro compete, per norma nazionale, già da alcuni anni, da quando si è insediata la giunta Toti e da quando è stata istituita Alisa (Agenzia ligure sanitaria), tutto si è centralizzato da allora, ne è prova, infatti, che tutte le indicazioni operative per fronteggiare la pandemia in corso sono firmate dal Commissario Locatelli.
Nella normativa regionale del 2016 (giunta Toti) che riorganizza il Servizio Sanitario Regionale e istituisce Alisa (Bollettino Ufficiale n. 21, del 25.11.2016), si dice che restano ai Comuni i compiti di partecipazione alla programmazione sociosanitaria, alla verifica delle attività svolte sul loro territorio, alla lettura dei bisogni sociosanitari locali. Obiettivi del tutto traditi. Nella stessa normativa si tende a dividere l'assistenza territoriale da quella ospedaliera, si dichiara di recuperare la sintesi tra le due aree con la introduzione del direttore sociosanitario. Altro obiettivo tradito. Si centralizza la programmazione, la gestione delle risorse ed il controllo sulle attività periferiche. Si pone meno enfasi sui distretti e si previlegiano accordi tra categorie e la gestione centralizzata.
Da un lato, in questi anni si è agito, quindi, per destrutturare l'attività distrettuale, dall'altro lato si è posta attenzione alla attività ospedaliera, ma senza una reale razionalizzazione anche in questo campo, di fatto tutto è rimasto come prima, in aggiunta privo un governo reale. Alisa è ed era al centro di tutto questo, le conseguenze della assenza di governo si è vista in modo drammatico alla prova della pandemia; che fa adesso Toti, rafforza i poteri della struttura che non è risultata all'altezza. Non possiamo stare tranquilli, in nessun modo.
Ad oggi non abbiamo un sistema territoriale forte in grado di essere efficace nelle cure domiciliari negli eventi pandemici. Non abbiamo una organizzazione ospedaliera in grado di far fronte in modo organizzato-differenziato ai ricoveri normali ed a quelli dei pazienti Sars-Cov-2 positivi, non abbiamo percorsi diagnostici rapidi che consentano di accertare in via prioritaria se le persone che accedono all'ospedale, per una qualunque patologia, siano o meno portatori di coronavirus, non vi sono settori di transizione in attesa della valutazione, il tutto al fine di mantenere aree indenni da virus ed evitare il contagio di pazienti e personale in ambito ospedaliero.
Non abbiamo strutture definite per l'accoglienza delle persone senza sintomi, in dimissione, ma ancora portatori del virus. Non ci sono ancora chiari modelli organizzativi per far fronte ad eventuali contagi in RSA, strutture per disabili, psichiatria e tossicodipendenze. Non ci sono ancora in atto modelli e strumenti di facile accesso da parte della popolazione e dei MMG per evidenziare la presenza o meno del virus. In quale fase siamo? 1 oppure 2?
Insomma, ancora molti i varchi aperti, in ambito sanitario, per il controllo e la cura della pandemia, nonostante il forte lavoro del personale coinvolto a vari livelli. La risposta è il Commissario, in sostanza quello che già c'era.
Allora dobbiamo fare di nuovo il solito appello alla popolazione per rispettare le ribadite indicazioni che hanno prodotto i risultati di oggi: distanza, mani igienizzate, mascherine; al fine di mantenere le posizioni conquistate.
Un appello ai Sindaci, tutti, allineati con Toti e non, poiché essi sono responsabili della salute dei loro cittadini delle loro città, affinché facciano azioni politiche ed amministrative per raddrizzare la sorte del Servizio Sanitario Ligure, gli strumenti ci sono, le norme lo consentono. Non può essere accettato l'esproprio del servizio pubblico con un atto d'imperio, tantomeno l'assenza di trasparenza nella gestione e la collaborazione con gli attori istituzionali del territorio.
Il PD di Sarzana appoggia in modo robusto gli attori istituzionali ed in particolare i sindaci, nelle azioni che vorranno intraprendere".
Partito Democratico Sarzana