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Il PCI: "Alla Spezia mai una via dedicata ad Almirante" In evidenza

La proposta è stata fatta da CasaPound.

 

L'ex candidato sindaco di Casapound, Cesare Bruzzi Alieti, attraverso un comunicato lancia la raccolta firme per proporre di intitolare una via della città della Spezia al defunto segretario del Movimento Sociale Italiano, fascista mai pentito della prima ora, Giorgio Almirante.

Nel tessere le lodi di quello che fu certamente un riconosciuto leader politico e figura di spicco della prima repubblica, l'esponente di estrema destra spezzino vorrebbe dare ad intendere che il nome di Almirante meriti di rientrare nella toponomastica cittadina affermando testualmente che fu "uomo onesto, integerrimo, intelligente e umano, tutte doti quasi sconosciute ai politici nazionali attuali."

Vogliamo allora ricordare, con qualche nota biografica, la figura di Giorgio Almirante e di come impiegò le sue "doti" durante la sua vita di militanza politica, così che si metta in chiaro come la sobrietà e moderatezza del "fascismo in doppio petto" con il quale il segretario MSI svolgeva la sua attività politica fu, ne più ne meno, un espediente per celare le sue convinte e mai rinnegate idee antidemocratiche, violente e repressive.

Almirante divenne un convinto fascista fin da giovane iscrivendosi ai Gruppi Univeritari Fascisti (GUF) e lavorando come giornalista per il partito. Dal 1938 al 1942 fu segretario del comitato di redazione e uno dei principali articolisti de "La difesa della Razza". Il periodico sostenne e sdoganò la mostruosa convinzione della necessità di difendere l’italica stirpe dalle presunte “razze inferiori” e dagli individui “degenerati”.

Scrisse Almirante nel 1942: «Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri.[...]>> E ancora: <
La rivista, che su basi pseudoscientifiche e ragioni storico-culturali pretestuose proponeva persino soluzioni di tipo eugenetico, diede un enorme contributo ad affermare il carattere antisemita e razzista del regime fascista sancito definitivamente con la promulgazione delle cosidette "leggi razziali".

Dopo l’armistizio del 8 settembre 1943 Almirante aderì alla Repubblica Sociale Italiana, si arruolò con il grado di capomanipolo nella neo costituita Guardia Nazionale e svolse anche il ruolo di Capo di Gabinetto del Ministro della Cultura Popolare. Porta la sua firma il manifesto nel quale si ordinava la fucilazione alla schiena dei partigiani e di tutti coloro che non avessero accettato di entrare nelle formazioni collaborazioniste o direttamente naziste definendoli (testualmente) “sbandati ed appartenenti a bande”.

Dopo la guerra Almirante fu uno dei fondatori del MSI, il più importante partito neofascista italiano, di cui divenne segretario e che guidò fino alla sua morte. Applaudì il colpo di stato militare in Cile del 1973 con il quale Pinochet depose col sangue il legittimo governo di Salvador Allende, arrivando addirittura a pronunciarsi in un discorso alla Camera in un auspicio sulla possibilità che potesse accadere qualcosa di simile anche in Italia. Nonostante i suo comportamento sobrio e responsabile, i suoi atteggiamenti concilianti e rispettabili, il suo fascismo in doppio petto appunto, Almirante e il suo partito furono spesso accusati di offrire collaborazione e copertura alla destra extraparlamentare, responsabile di violenza, uccisioni e attentanti. Un episodio famoso da ricordare fu quando Almirante (presente in una celebre foto assieme ai giovani neofascisti armati di bastoni) partecipò agli scontri di Valle Giulia a Roma nel 1968 e secondo molte testimonianze guidò lui stesso un’aggressione contro l’occupazione dell’università da parte degli studenti.

Durante la sua lunghissima carriera politica mantenne intatta la sua fede fascista e non rinnegò mai la sua passata appartenenza al regime; «La parola fascista ce l’ho scritta in fronte», disse in un’intervista e in una lettera indirizzata a Christiana Muscardini, dirigente e deputata del MSI, Almirante scrisse: «[...] Puoi star certa che il mio ultimo respiro sarà fascista nel nostro senso del termine perché per me, per noi si tratta della battaglia di tutta la nostra vita. Sia utilizzata a sbattere in faccia chicchessia questa mia lettera che non è confidenziale». Fu sempre critico sulla democrazia affermando che «Democratico è un aggettivo che non mi convince»

Questo fu Giorgio Almirante: un fascista che ha vissuto come fascista, ha scritto, ha combattuto, ha militato ed è morto da fascista.

La commemorazione e l'agiografia di un personaggio del genere non può trovare spazio a La Spezia, medaglia d'oro per la guerra di Liberazione.

Dalla nostra ferma condanna a tale iniziativa rilanciamo un appello al sindaco Peracchini esortandolo a prendere le distanze sperando non abbia dimenticato le parole da lui stesso pronunciate lo scorso 25 aprile.

Almeno su questo dimostri coerenza.


Daniele Idili
PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Segreteria regionale Liguria

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