"Fra le osservazioni da fare all'esito del voto regionale, insieme alla constatazione della 'sberla' che ha preso Salvini in Emilia e della resistenza della paludosa costellazione berlusconiana in una Calabria dall'elettorato sempre un po' 'cortigiano' (anche quando fa vincere il centrosinistra, sia chiaro), non può sfuggire una attenta analisi del risultato di un nuovo ambizioso soggetto politico, Cambiamo con Toti.
Dunque.
In Calabria Toti aveva puntato tutto sui cosentini fratelli Gentile, senatore e assessore regionale, protagonisti involontari di diverse puntate delle trasmissioni di Sandro Ruotolo e di Michele Santoro sul clientelismo 'torbido' in Calabria; ma questi ultimi sono transitati in extremis nella Lega (meglio l'originale di una pallida copia, avranno pensato, essendo tipi molto pratici...).
Così Cambiamo - rimasto al palo - non ha trovato spazio né in Forza Italia - ovviamente - né nelle liste satellite di Forza Italia (la lista Jole Santelli presidente né in una misteriosa reincarnazione della Casa delle libertà): l'ostracismo vendicativo è una delle poche cose di Berlusconi che ancora funziona.
Il contributo di Cambiamo di Toti al successo del centrodestra in Calabria è stato dunque pari allo 0,00%.
Poco meno dell'apporto fornito (invano) in Emilia all'aspirante ai "pieni poteri" Matteo Salvini.
In Emilia Romagna infatti Cambiamo con Toti si è viceversa presentato, mettendo insieme una lista a sostegno della candidata presidente leghista con Il Popolo della Famiglia, il partito personale, ultraconservatore e preconciliare, di tale Adinolfi, un noto giocatore professionista di poker.
La percentuale di voti raccolta in Emilia da quel pittoresco sodalizio è stata lo 0,28%.
Si tenga presente che il Popolo della Famiglia, in Emilia, alle Europee dello scorso anno, presentandosi da solo, aveva raccolto lo 0,43%.
Qualche maligno potrebbe sostenere che uno dei tre elettori di numero emiliani del Popolo della Famiglia non ha tollerato il matrimonio (civile) con Toti...
Si può concludere che, tramontato ingloriosamente il suo disegno di espansione su scala nazionale, non resti che da asportare chirurgicamente la neoformazione del presidente della Liguria (per quanto benigna) dalla nostra regione, la sola nella quale alligna diffusamente, per quanto ormai inesorabilmente ridotta al rango di un partito regionale come l'Union Valdotaine o il Sudtiroler Volkspartei, senza che nessuna ragione storica, antropologica, linguistica o culturale ne giustifichi l'esistenza, la dimensione territoriale e lo sciagurato esercizio del potere come collezione di spot pubblicitari ad opera del delfino di Emilio Fede a Retequattro trapiantato a Fiumaretta".
Paolo Bufano
PD Sarzana