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Le 4 domande alla Regione dei Comitati contro il biodigestore a Saliceti In evidenza

Nuova audizione in Commissione.

Terza audizione oggi, 16 dicembre, in Regione Liguria, per i Comitat NO Biodigestore Saliceti. Dopo l'audizione in IV Commissione e quella con i Capigruppo, oggi i Comitati tornano davanti alla IV commissione per esporre le loro osservazioni, "peraltro già presentate - sottolineano - in sede d'inchiesta pubblica di VIA e nelle puntate precedenti".

"Questa volta proviamo a fare una rivoluzione copernicana - anticipano i Comitati - Andiamo a Genova per chiedere che la politica dia finalmente una risposta a quattro gruppi di domande. Altrimenti è un'inutile passerella se la Politica non prende mai posizione".

 

Ecco il documento che è già stato inviato in Regione e che contiene le domande alle quali i Comitati chiedono risposta:

Il 29 ottobre scorso davanti ai capigruppo del Consiglio Regionale abbiamo proposto un documento che riassumeva le più evidenti criticità del progetto proposto dalla società Recos di Iren per realizzare un biodigestore da 90 mila tonnellate di Forsu a Saliceti.
I capigruppo valutarono degni di approfondimento gli argomenti proposti dal nostro e da altri Comitati, rinviando a codesta Commissione una valutazione delle osservazioni proposte (Allegato 1).

 

Per questo motivo oggi riproponiamo alla Vostra attenzione il nostro documento, ritenendo che i due ordini del giorno presentati da alcuni gruppi politici non esauriscano gli argomenti proposti. Soprattutto ci preme porre ai rappresentanti della comunità ligure in Consiglio regionale alcune domande sottese in tutti i documenti proposti in precedenti audizioni davanti a codesta Commissione, nell’inchiesta pubblica di VIA, a cui abbiamo partecipato per dovere civile, e in ultimo davanti alla Capigruppo.

Ad oggi tali domande sono rimaste senza risposta.

1) Il progetto proposto da Recos a Saliceti era stato annunciato a Ponzano dall’amministratore delegato Stretti il 31 maggio 2018. La stessa Recos nel luglio 2018, con un proprio progetto di biodigestore da 60 mila tonnellate, ha permesso a Provincia e Regione di confermare Boscalino come sito idoneo a ospitare l’impianto per trattare l’organico di Spezia e del Levante genovese. Il Piano d’area e il Piano d’ambito regionale - approvati il 6 agosto 2018 - indicano chiaramente Boscalino come sito e le 60 mila tonnellate come capacità complessiva. Recos ad aprile 2019 ripropone il progetto di Saliceti annunciato un anno prima, infischiandosene degli atti deliberativi. Saliceti non era stato preso in considerazione neppure in sede di VAS 2017: il sito era classificato con tre criticità nel Piano d’area del 2003 e classificato di criticità EE (estremamente elevata) nel PTCP del 2005.
Domanda: come mai Recos si può prendere beffa degli organi elettivi, fare e disfare a proprio piacimento nel giro di pochi mesi, ignorare gli atti deliberativi senza che gli Uffici della Regione e della Provincia obiettino nulla in merito? Anzi in sede d’inchiesta pubblica di VIA tutti gli atti deliberativi da noi richiamati non sono stati acquisiti.

2) In sede di VIA i contributi di SAT (Società Acquedotti Tirreni), del geologo prof Giovanni Raggi e del nostro comitato hanno evidenziato criticità non superabili:
a. Rischio idrogeologico dovuto all’alta permeabilità del terreno (rif. Piano Provinciale dei rifiuti 2003, PTPCs 2005, Atlante degli acquiferi della Liguria vol IV del 2009) per inquinamento della falda nel caso di perdita di percolato (incidente possibile ed il più comune in questa tipologia di impianti) con compromissione dei pozzi che alimentano gli impianti residenziali per oltre 150.000 abitanti
b. Rischio sismico e di liquefacibilità del terreno che aumenta le possibilità di eventi che possono danneggiare l’impianto e generare perdite
c. Rischio di inquinamento odorigeno (numerosi casi avvenuti e/o presenti nelle installazioni dello stesso tipo presenti a Cairo Montenotte, Pinerolo .....)
d. Inquinamento con immissione in atmosfera di 7.086 ton/a di offgas (sostanzialmente CO2 per un volume circa il doppio del metano prodotto) con buona pace di Greta Thunberg
e. Rischio di inquinamento batteriologico prodotto dal digestato, distribuito come ammendante, dovuto a batteri sporigeni anaerobi come il clostridium botulinum (batteri che sopravvivono oltre i 100°C) generati nella fase di trattamento anaerobico della FORSU
Domanda: perché nonostante questi rischi, richiamati anche in documenti pubblici ufficiali, la procedura di approvazione va avanti?

3) Dall’analisi dei documenti di IREN-Recos emerge che l’impianto richiederà un investimento di 55 Mln€. L’ammortamento di questo investimento avverrà con 65 €/ton come recupero di capitale e a 20 €/ton per remunerazione del capitale. Queste voci saranno a totale carico dei cittadini (in forma di incentivi pagati nelle bollette energetiche e parzialmente nella TARI). Con alternative tecnologiche meno onerose, i cittadini sarebbero gravati da minori costi. Il progetto proposto da Iren è vantaggioso economicamente solo per il proponente.
Domanda: gli enti elettivi devono tutelare l’interesse dei cittadini o di un singolo gruppo privato? Perché non sono state prese in considerazione soluzioni tecnologiche e/o economiche alternative più vantaggiose per la collettività?

4) Sia in sede di VAS sul Piano d’Area, sia in sede di inchiesta pubblica di VIA non sono state prese in considerazione tecnologie alternative come prescritto dalla legge. Solo
successivamente in sede di richiesta di integrazione l’ufficio ambiente della Regione ha chiesto a Recos di valutare l’opzione ‘zero’. In questo modo l’unica possibilità di chiudere il ciclo dei rifiuti è di approvare il progetto della stessa Recos.
Domanda: perché in nessuna fase di elaborazione e valutazione sono state prese in esame tecnologie alternative, che pure sono già operanti in varie parti d’Europa e d’Italia? Perché non viene recuperata oggi questa grave lacuna lasciando la comunità nelle mani di un unico soggetto privato? Alla luce delle considerazioni proposte nel presente documento, questa Commissione e il Consiglio Regionale che la esprime non ritengono di dover aprire una fase di approfondimento, come noi comitati di cittadini stiamo facendo, allo scopo di coniugare riduzione dei rischi, riduzione dei costi e riduzione dell’impatto ambientale?

Noi non siamo venuti per chiedere “nessun impianto nel nostro giardino”.
Siamo a chiedervi che per lo smaltimento dell’organico ciascuna comunità si faccia carico del proprio fabbisogno come avviene per i depuratori.
Non siamo quelli del NO! Siamo aperti a ogni soluzione tecnologica, tenendo fermo il rapporto costi (e rischi)-benefici. Nel documento Allegato II da pag 10 a pag 14 riportiamo alcune possibili alternative già implementate. Alcune di esse, per semplicità e costi, potrebbero essere operative già nel 2021.


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