Trovo sorprendete e debole questo atteggiamento.
La scelta di creare una PRO LOCO da parte di un gruppo di commercianti locali è in se un fatto positivo. Va riconosciuta ai promotori una volontà di reagire alla sempre più soffocante crisi del settore commerciale, proponendo tramite uno strumento di associazione volontaria iniziative che cerchino di rivitalizzare Sarzana e la sua rete commerciale. Sia lode quindi alla buona volontà e all’impegno dei promotori.
Il problema è semmai quello dell’adeguatezza degli strumenti e della mancata funzione d’indirizzo strategico da parte della giunta comunale. Questa giunta ha lasciato fallire il Consorzio Sarzana Sviluppo, che era uno strumento autonomo di promozione delle categorie commerciali. Ha spiegato che lo strumento del consorzio era obsoleto, proponendo in sua vece la creazione di un CIV (Centro Integrato di Via), strumento che avrebbe potuto anche avere accesso a contributi pubblici, ma che, poi, è stato accantonato senza spiegazione alcuna.
Ora viene proposta una Pro Loco. Questo strumento siamo abituati a vederlo in piccoli paesi, dove promuove e gestisce attività belle e semplici (la sagra delle castagne o la festa del Paese).
Quello che serve a Sarzana è invece un indirizzo strategico, che i singoli operatori commerciali anche se riuniti in una Pro Loco non possono avere. L’amministrazione ha l’obbligo di discutere con le categorie e soprattutto con le rappresentanze delle categorie, perché al di fuori della rappresentanza organizzata, esistono solo persone autonominatesi, prive di ogni rappresentatività riconoscibile.
Il lavoro è molto difficile. Coinvolge scelte anche di carattere urbanistico, che non sono tra le competenze di un assessore alle attività produttive. Ma occorrono idee. Sarzana ha visto indebolirsi molto uno dei settori commerciali che la caratterizzavano e ne facevano un punto di riferimento a livello nazionale, quello dell’antiquariato, perdendo anche la manifestazione prestigiosa della Mostra dell’Antiquariato e dequalificando e restringendo la Soffitta nella Strada. Contemporaneamente si affacciano altri problemi, su tutti quello della spietata concorrenza del commercio elettronico, ma anche quello degli affitti troppo alti.
Un’idea era quella di recuperare una connotazione, sfruttando un settore di grande prestigio, toccato marginalmente dalla crisi e decisamente al riparo dalla concorrenza del WEB. L’ARTIGIANATO ARTISTISCO di qualità. A Sarzana esistono già alcune eccellenze rimarchevoli in questo campo, dai restauratori a settori dell’abbigliamento, orafi, e altro.
Perché l’amministrazione non propone un progetto pluriennale per il popolamento produttivo del centro storico con attività dell’artigianato artistico di altissima qualità. Pensiamo a grandi ceramisti, liutai, orafi, argentieri, intagliatori, scultori, cioccolatieri, vetrerie d’arte, abbigliamento su misura, pelletteria, giocattoli artigianali, ecc. Si potrebbe fare un accordo con le associazioni di categoria, pensare a un piano degli insediamenti, a un piano d’area che coinvolgesse gli istituti di credito, i consorzi di garanzia fidi, i proprietari di fondi commerciali con strumenti che consentano fitti adeguati e sostenibili.
Servirebbe una politica d’incentivi con contributi a fondo perduto, una defiscalizzazione almeno triennale dalle imposte locali e tributi locali. Si dovrebbero coinvolgere i grandi centri di queste attività (es Faenza per la ceramica, Cremona per i liutai, Vicenza per gli orafi, ecc.). Poi ci vuole una promozione coerente, un sito, pubblicità mirate, depliant plurilingue esplicativi, promozione alle fiere, cartellonistica e altro.
Questo è fare politica di sviluppo. Ho apprezzato molto la scelta della giunta in carica di destinare le entrate della tassa di soggiorno alla promozione turistica. Peccato che questi soldi siano stati spesi per attività che per il turismo non portano beneficio alcuno.
Spendere cifre enormi per concerti di gruppi musicali più che stagionati come la PFM o i Negrita, non solo non serve al turismo, che ha bisogno invece di eventi continuativi e non di concerti che si consumano in un paio d’ore, costano e non portano alcun beneficio turistico e commerciale apprezzabili.
Era preferibile fare una seria politica di promozione ad alcune grandi fiere, magari puntando su settori in crescita del turismo come il turismo outdoor, valorizzando il turismo “lento” sulla via Francigena, o il turismo culturale, promuovendo mostre d’arte di livello nazionale.
NICOLA CAPRIONI