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Indagine sulle partecipate, Sarzana Popolare: "Caleo e Cavarra hanno fatto pagare i loro sbagli ai cittadini" In evidenza

Il gruppo di centrodestra ricostruisce la vicenda che ha portato all'inchiesta della Corte dei Conti.

"La sezione ligure della Corte dei Conti ha aperto un'indagine sulle partecipate del Comune di Sarzana e in una sua recente delibera ha accertato “criticità riscontrate relativamente alla gestione delle società partecipate”, invitando l’Ente locale a “comunicare l'aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla gestione delle partecipazioni societarie al 31 dicembre 2019”.

Una triste storia che viene dal lontano 2007 quando la gestione Caleo, Cavarra e Zanardi (rispettivamente Sindaco, assessore al bilancio e dirigente area amministrativa) scoprì di non poter più contrarre nuovi mutui essendo il Comune già troppo indebitato.

Una storia che proviamo a ripercorrere il più sinteticamente possibile, ringraziando innanzitutto il Comitato Sarzana che Botta!, Valter Chiappini ed Euro Mazzi per le loro denunce ed i loro preziosi e dettagliati scritti pubblicati sulle pagine social, da cui abbiamo attinto a piene mani dati e informazioni.

Caleo, Cavarra e Zanardi, vista la situazione, decisero di bypassare il blocco dei finanziamenti comunali e crearono la società Sarzana-Valorizzazione Patrimonio S.r.l. a socio unico (divenuta “Sarzana Patrimonio e Servizi Srl” nell’ottobre 2012) di proprietà del Comune al 100% e con un capitale sociale di  20.000 euro.

Vendettero alla società neocostituita alcuni beni comunali (Vecchio Mercato e piazzale di piazza Terzi per 4.984.000 euro e circa 42.000 mq di terreni agricoli siti in località Tavolara per € 1.594.000, dove in parte insiste anche un’ex discarica) con il mandato di valorizzarli e rivenderli. Per poter acquistare gli immobili, la società ottenne un generoso credito dalla Cassa di Risparmio della Spezia sotto forma di fido per sei milioni e 350 mila euro (peraltro la solvibilità della Società veniva garantita dal Comune di Sarzana).

Arrivati a questo punto ci trovammo da una parte l’amministrazione Caleo che, illusa di essere ricca, spese quei denari in piccole opere pubbliche soprattutto molto utili a creare consenso elettorale, dall’altra avevamo la Società che avrebbe dovuto mettere in vendita i beni e valorizzarli, per estinguere il debito con la banca, ma che in realtà non fece nulla e si limitò a maturare interessi passivi e spese. Nel frattempo gli anni passavano e la Banca iniziò a premere per il rimborso del debito, ma Sarzana Patrimonio non aveva introiti, non svolgeva attività, aveva solo debiti e il mercato immobiliare era in crisi.

Quello che fu spacciato per un colpo di genio di finanza creativa, col passare degli anni si stava rivelando un boomerang che stava drenando risorse comunali, ma non solo.

Per porvi rimedio Caleo si inventò la tipica soluzione che viene comunemente definita come “la toppa peggio del buco”: diede il via alla variante del Piano Botta e variò la destinazione urbanistica nei terreni agricoli, creando un’area artigianale a Tavolara, ma nulla cambiava, gli immobili restarono in carico alla società che continuava ad aumentare il proprio deficit.

Il Comune si è visto perciò costretto a ricomprare l’area di piazza Terzi e l’ex mercato, abbattendo il debito di Sarzana Patrimonio ad un residuo di un milione e trecentomila euro, lasciando alla società il compito di vendere i terreni di Tavolara, valutati nel 2010 un milione e 800 mila euro, cifra già allora considerata fuori mercato.

Nell’operazione posta in essere nel 2012 il Comune non poté far altro che riacquistare gli immobili, facendosi carico del debito, e consentire con questa operazione alla Società Patrimonio di estinguere parzialmente un debito enorme che maturava interessi esorbitanti. Ma i soldi il Comune non li aveva per cui utilizzò quota parte degli oneri di urbanizzazione versati dalle Cooperative per il piano Botta, rinunciando ad importanti opere pubbliche tra cui il megaparcheggio, le nuove sedi di polizia municipale, anagrafe ecc.

Come rileva la Corte dei Conti, la partecipata ha fatto registrare dal 2010 “perdite costanti e rilevanti” (circa milione e mezzo complessivo). I magistrati, dati alla mano, parlano di “anti economicità della scelta di costituire e affidare la gestione del proprio patrimonio immobiliare ad una apposita società” e segnalano come “non è emersa né alcuna attività di valorizzazione dei suddetti immobili né alcuna forma di messa a reddito degli stessi”.

Il depauperamento del patrimonio della società, scrive ancora la Corte, “ha determinato e determinerà rilevanti riflessi sulle casse dell'ente”, cioè del Comune, che tra le varie cose si è accollato il debito residuo della società (circa 745 mila euro) verso Carispezia.

C’è chi si trincera dietro gli interventi fatti con i soldi incassati dalla vendita delle proprietà dal Comune alla società, per giustificare la manovra finanziaria come un sistema di finanziamento del comune, ma non spiega una cosa molto semplice, ossia a cosa sia realmente servita questa partecipata. Omette di specificare che per sanare, peraltro solo in parte il debito della società, il Comune ha rinunciato ad interventi di urbanizzazione necessari per il territorio.

L’unico risultato palese è che le amministrazioni Caleo e Cavarra hanno obbligato i cittadini sarzanesi a pagare per i loro sbagli, perché la società Sarzana-Valorizzazione Patrimonio poi Sarzana Patrimonio e Servizi fu una manovra speculativa che gli amministratori comunali fecero mettendo a repentaglio i soldi dei sarzanesi ed è proprio il risultato fallimentare che hanno ottenuto. La Corte dei Conti lo evidenzia molto bene come una scelta antieconomica che ha avuto e avrà anche in futuro ripercussioni sulle casse dell’ente.

Ci auguriamo che il prossimo Consiglio Comunale possa essere l’occasione per:

- chiarire finalmente una vicenda dai contorni poco chiari che si stanno delineando solo ora, seppur dopo molti anni di segnalazioni cadute nel vuoto, grazie alle denunce del Comitato Sarzana che Botta! e di consiglieri comunali come Valter Chiappini e Carlo Rampi ed al lavoro della Corte dei Conti;

- procedere ad una veloce liquidazione, sempre rinviata, della Società Sarzana Patrimionio e Servizi, che continua a produrre perdite che i cittadini devono sanare, chiarendo definitivamente a quanto ammontano le perdite per il Comune e le spese per la totale liquidazione della società oltre alla presa in carico delle proprietà ancora registrate alla società partecipata;

- chiarire l’ammontare degli oneri di urbanizzazione relativi al progetto Botta che sono già stati incassati e quanti ancora da incassare;

- chiarire gli aspetti legati al contratto preliminare stipulato nel 2011 da Sarzana Patrimonio per l’acquisto delle aree ex FF.SS. visto il rischio di contenzioso con i promittenti venditori (che hanno già incassato il prezzo)".

Il coordinamento di Sarzana Popolare

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