Dopo aver affrontato il tema della portualità e della logistica, gli “Stati generali dell’economia della Spezia 2019” si concentrano su altri settori cardine per il territorio. Ampia discussione è dedicata a agricoltura, commercio, turismo e cultura.
Alessandro Ferrante, in rappresentanza di CIA, Confagricoltura e Coldiretti, ha sottolineato: "Nell'alta Val di Vara i bovini allevati su 2mila ettari di superficie utilizzata sono circa 2000 capi. L'impatto ambientale di un'impresa agricola della pianura padana ce l'abbiamo su 300-400 ettari. Significa produrre per il.bene dell'ambiente. Alle 5 Terre hanno un sistema produttivo diverso, fatto di prodotti fortemente legati al territorio e con sostenibilità totale dei processi produttivi. Bassissimo impatto di mezzi agricoli: nelle Cinque Terre si lavora prevalentemente a mano. Il vino delle 5 Terre raggiunge tutte le localita della terra, è universalmente conosciuto.
In Val di Magra il settore ha vissuto momenti difficili, tantissime serre di vetro sono abbandonate lungo l'area di Marinella. Oggi ci sono delle aziende importanti conosciute all'estero, Bosoni e Federici ad esempio. Parliamo di imprese che hanno creduto al non abbandonare la terra o vendere il terreno per fare speculazione edilizia. Non tutti sanno, ad esempio, che il basilico genovese dop è prodotto per oltre il 60% in Provincia della Spezia".
Poi sottolinea le difficoltà per gli operatori del settore, soprattutto i piccoli: "Ci sono giovani che si affacciano al mondo dell'agricoltura e che vorrebbero aprire imprese agricole, ma è aumentato il tempo da dedicare a pratiche burocratiche, ci sono vincoli ed oneri per le piccole imprese paragonabili a quelle grandi, c'e ottusità della politica nel non distinguere il grande produttore dal piccolo produttore. Come si fa a recuperare terra? Tutti vediamo macchie di terreni incolti, dobbiamo trovare strumenti per acquisire queste terre. Gli agricoltori chiedono che la Regione si faccia carico di semplificare norme che stanno attanagliando le imprese".
Ad affrontare la questione turismo è Federica Maggiani di Rete Imprese La Spezia sottolinea: "La strada del DMO intrapresa dal Comune della Spezia da noi è condivisa ma tutte le amministrazioni devono fare rete. Il brand delle 5 Terre non è nato per caso, qualcuno ha creduto nella bellezza di quel paesaggio e le stesse navi da crociera non sono arrivate qui per caso. Bisogna governare flussi importanti oggi, quelli verso le 5 Terre e quelli delle crociere. Più che governare quantita bisogna lavorare su offerta qualitativa con un turismo che viva il territorio, un turismo sostenibile. Bisogna porsi come un unicum territoriale che vada dalle 5 Terre alle Apuane".
Turismo e brand sono senza dubbio propri delle Cinque Terre. Il Direttore del Parco Nazionale Patrizio Scarpellini interviene al Tavolo affermando: "Il Brand delle 5 Terre è mondiale. Ogni cosa fatta in questo territorio ha enorme cassa di risonanza. Se ha questa valenza il merito è di chi ci ha lasciato questo ambiente unico che ha generato questo flusso turistico. A Riomaggiore negli ultimi 5 anni le presenze sono raddoppiate nelle strutture ricettive. A Spezia ci sarà aumento nel 2019 del 50% degli arrivi da Crociere. Non dobbiamo continuare a fare turismo: sui numeri, ci sono indicatori importanti che l'economia deve tenere in considerazione, altrimenti questo strumento di richiamo diventera di criticità".
Affronta poi la questione del rapporto tra turismo e residenzialità: "A Vernazza siamo 530, il calo demografico è lo stesso della Val di Vara. Il turismo ha svuotato i terrazzamenti portando le persone a lavorare nelle strutture ricettive, campanelli d'allarme sui quali intervenire immediatamente. Nella media nazionale quando arriva una nave il 60% dei passeggeri viene organizzato in pullman, il resto viaggia per conto proprio. Quando si arriva a Spezia la percentuale si ribalta, e quelli per conto loro rischiano di arrivare tutti assieme in tutte le 5 Terre, una per volta, e congestionano i paesi. Le compagnie si occupano del passeggero quando è a bordo, quando scende diventa un problema nostro. Dobbiamo pensare a cosa il turista si porta dietro del nostro territorio. Organizzati cosi, si rischia che i crocieristi si facciano una idea sbagliata del nostro territorio. Stiamo lavorando per distribuirli e farli arrivare graduatamente. Il turista si deve adeguare alla nostra cultura, non il contrario. Il turista si deve adeguare alle nostre tradizioni, non corriamogli dietro. Questa voglia di crescere ambientalmente deve essere fatta anche da chi ci circonda, la Val di Vara e le 5 Terre hanno una storia comune che deve essere rafforzata".
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