Ieri abbiamo ospitato un’autorevole e nutrita delegazione del Trentino Alto Adige, che ha visitato 3 cooperative di comunità della nostra Provincia.
L’occasione è utile per una riflessione sulla peculiarità di questo fenomeno.
Come spesso accade, i movimenti più profondi ed importanti nascono spontaneamente nella società, si diffondono e solo dopo vengono in qualche modo riconosciuti anche dalle Istituzioni e dal legislatore.
Sulla falsariga di quanto avvenne a suo tempo per la cooperazione sociale, per ora, abbiamo espliciti riconoscimenti normativi solo nella legislazione regionale (7 Regioni finora).
Tra queste, anche la legge regionale 7/4/2015 n. 14, in base alla quale “la Regione Liguria, al fine di valorizzare le risorse umane, sociali ed economiche e le vocazioni proprie del territorio, nonché per rafforzare politiche di riequilibrio e coesione sociale, riconosce il ruolo e la funzione delle cooperative di comunità quale strumento di sviluppo dell’economia civile, basato su crescita, innovazione e qualità, in particolare per le comunità liguri a rischio di impoverimento sociale e/o demografico”.
Le cooperative di comunità, sempre secondo la nostra legge regionale, “hanno per scopo il rafforzamento del tessuto sociale ed economico delle comunità interessate, con l’accrescimento delle occasioni di lavoro, di nuove opportunità di reddito e, in particolare, con la produzione e la gestione di beni e servizi rivolti prioritariamente alla fruizione piena dei diritti di cittadinanza e al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini che vi appartengono. Nel perseguire questo obiettivo le cooperative valorizzano le risorse umane, le innovazioni, le tradizioni, i beni culturali, ambientali e comuni presenti nella comunità”.
Infine “la Regione sostiene l’attività delle cooperative di comunità attraverso contributi destinati alla realizzazione di progetti integrati. I contributi possono consistere in finanziamenti agevolati, contributi in conto capitale e incentivi alla creazione di nuova occupazione, in relazione al contenuto del progetto integrato”.
Bisogna che questa petizione di principio si traduca in concreti impegni di spesa nel bilancio regionale.
Credo poi sia evidente l’opportunità di un intervento legislativo nazionale, una legge quadro che disciplini in modo omogeneo gli aspetti peculiari del modello di cooperativa di comunità e sia in grado di assicurare sull’intero territorio nazionale la possibilità da parte dei cittadini di costituire cooperative di comunità, anche in assenza di interventi legislativi delle Regioni.
Concludo con le parole di Elinor Ostrom, Premio Nobel Economia 2009: “Ciò che abbiamo ignorato è quello che i cittadini possono fare e l’importanza del loro reale coinvolgimento nella gestione dei beni comuni”.
In realtà, la nostra Costituzione non lo ha ignorato, quando prevede che:
“Ai fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale” (articolo 43).
“Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (articolo 118).
Dobbiamo creare i presupposti che hanno già consentito nei decenni scorsi il successo di formule imprenditoriali e mutualistiche – come le cooperative sociali – che, nate in modo spontaneo dalla necessità di soddisfare bisogni primari della popolazione, sono diventate esperienze comuni in tutto il territorio nazionale e modello per gli altri Paesi membri dell’Unione europea.
Dott. Enrico CASARINO
Coordinatore Provinciale Legacoop La Spezia
Responsabile regionale Societario e Legislazione cooperativa
Responsabile regionale Vigilanza e controllo