6 organizzazioni sindacali degli inquilini (SUNIA, SICET, UNIAT, SAI, ASSOCASA) e 5 Associazioni di proprietà edilizia (APE, APPC, UPPI, CONFABITARE e CONFAPPI) hanno sottoscritto i nuovi accordi territoriali che riguardano le locazioni a canone concordato.
L'obbligo alla ricontrattazione, sancito dal decreto del 16/01/2017, ha portato nella provincia spezzina a molteplici cambiamenti che, secondo quanto emerso dalla conferenza stampa di presentazione che si è svolta questa mattina in Camera di Commercio, sembrano soddisfare sia i rappresentanti dei proprietari di case che gli inquilini.
Una delle novità più significative è l'obbligo dell'attestazione della congruità del contratto, condizione sine qua non per poter usufruire delle agevolazioni previste, prime fra tutte (ma non uniche) la riduzione IMU per i proprietari e il rimborso IRPEF per gli inquilini che ne hanno i requisiti. E' pertanto necessario che il contratto di locazione venga stilato in maniera “assistita”, ovvero rivolgendosi in fase di stipula alle associazioni di categoria, o che venga successivamente attestato da una delle realtà che hanno sottoscritto gli accordi territoriali e che possono procedere alla certificazione. In questo secondo caso, però, qualora il contratto stipulato autonomamente da proprietario e inquilino non rispetti i termini imposti dalla normativa, l'attestazione sarà rifiutata.
“Suggeriamo quindi a tutti di procede ad una stipula assistita – ha sottolineato il Segretario Provinciale del SUNIA Franco Bravo a nome di tutte le organizzazioni sindacali degli inquilini che hanno sottoscritto gli accordi – Un aspetto molto importante del nuovo regolamento è anche il rapporto sempre più stretto tra l'alloggio ed il canone di locazione: ora infatti ci sono quasi una quarantina di elementi che lo determinano, parametri molteplici e più puntuali rispetto a prima”.
E' Renato Oldoini, Presidente di APE, ad entrare nel merito delle principali novità introdotte dagli accordi territoriali, che agiscono in ambito provinciale, e a spiegare cosa cambia:
- le ZONE: prima erano individuate topograficamente, oggi invece si fa riferimento a ZONE CATASTALI;
- FASCE: il vecchio contratto prevedeva per ogni zona una sola fascia, ovvero un minimo e un massimo, oggi invece in sei comuni della provincia (La Spezia, Santo Stefano, Sarzana, Luni, Arcola e Lerici) ci sono tre fasce, ovvero massima, media e minima e all'interno di ogni fascia è previsto un minimo e un massimo per il canone.
- ONERI ACCESSORI: è stata introdotta la valutazione degli oneri accessori, cioè ci sono aspetti che diventano oggetto di contrattazione (ad esempio durata del contratto, rinuncia alla cauzione);
- OBBLIGO DELLA ATTESTAZIONE DELLA CONGRUITÀ del canone attraverso le associazioni di categoria.
Secondo quanto affermato dal Segretario del SUNIA Franco Bravo la stipula di un contratto a canone concordato può portare a pagare un affitto che, mediamente, è inferiore del 15% rispetto a quello che si verserebbe con un contratto sottoscritto in base al libero mercato. Tale riduzione del possibile introito per il proprietario, visto che la scelta della tipologia del contratto spetta proprio a chi la casa la possiede, deve essere bilanciata da vantaggi a livello fiscale, altrimenti i proprietari non opterebbero per il canone concordato. Tipologia che, invece, stando ai numeri relativi al 2017, piace alla maggior parte dei proprietari. I dati relativi al Comune della Spezia, infatti, parlano di 8877 alloggi in affitto, dei quai 4929, ovvero il 55%, locati a canone concordato.
Numeri che, auspicano le associazioni di categoria sia di locatori che di locatari, con i nuovi accordi potrebbero ulteriormente aumentare.
Scuramente aumenterebbero considerevolmente se, come spera Norberto Maggiani di Uppi, "i contratti a canone concordato venissero estesi anche alle aziende. Oggi ci sono tropper saracinesce abbassate, questo potrebbe essere un modo per ridurre il costo dell'affitto e quindi rendere possibile qualche apertura di attività in più".