L'agroalimentare rappresenta l'8,7 per cento del Pil nazionale, che tocca addirittura il 13,9 per cento se aggiungiamo il valore dell'indotto. Su 58mila aziende specializzate nella produzione alimentare 40mila sono le imprese artigiane e 12mila le imprese con meno di 50 dipendenti. A fotografare il settore una ricerca della CNA che è stata presentata a Parma in occasione del convegno dedicato a "L'eccellenza della produzione agroalimentare tra tradizione e innovazione" al quale ha partecipato il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. Con un focus sulle imprese alimentari attive nella produzione e nei servizi presenti nella Banca dati degli studi di settore del Sose, che include le aziende con un volume di ricavi inferiore ai 5 milioni di euro, il 95 per cento del totale.
Tra il 2007 e il 2014 il numero complessivo delle imprese della filiera alimentare, dalla produzione alla somministrazione, con un fatturato inferiore ai cinque milioni è salito del 6,8 per cento, da 230.109 a 245.779, con un picco (nel 2012) di 247.867 imprese, un calo nel 2013 e il ritorno alla crescita nel 2014. Negli stessi anni bui dell'economia emerge un passaggio preferenziale verso forme d'impresa più strutturata.
Significativo l'andamento dei ricavi e dei redditi. I ricavi sono cresciuti sia nel complesso che nella media. Eppure artigiani e piccole imprese dell'agroalimentare non riescono a esprimere pienamente tutte le loro potenzialità. Sul banco degli accusati: la contraffazione, le difficoltà ad arrivare sui mercati internazionali, il ruolo crescente della Grande distribuzione organizzata con i tempi di pagamento che si allungano, l'invasione di prodotti agroalimentari d'importazione e, dietro l'angolo, il Trattato Transatlantico con gli Usa.
Per queste imprese la burocrazia è un incubo. Per avviare un'attività alimentare sono necessari 56 adempimenti. Il tempo sottratto all'attività per adempiere alle richieste burocratiche "ruba" fino a 15 giorni l'anno secondo il 14 degli interpellati, tra 16 e 60 giorni per il 48 per cento, oltre 60 giorni per il 38 per cento.
Per gli artigiani e gli imprenditori va razionalizzato l'intero sistema, riducendo il numero delle formalità. Va bene, quindi, accorpare tutte le competenze del settore in un unico dicastero per rafforzare il rapporto tra agricoltori e trasformatori. E vanno evitati i conflitti tra ministeri nell'interpretazione delle leggi, com'è accaduto nel recente passato con la questione dei tempi di pagamento fra imprese della filiera.
"Abbiamo nell'agroalimentare una leva fondamentale di sviluppo, un pezzo del nostro futuro e il settore rientra sicuramente nella ridefinizione del modello di sviluppo del nostro Paese" ha esordito il Ministro Maurizio Martina. – "Ma bisogna uscire dai luoghi comuni. Non sempre gli strumenti e gli elementi di forza dell'agroalimentare italiano, come le Dop e le Igp, sono sufficienti ad affrontare i problemi epocali che stanno emergendo dalla zootecnia al lattiero-caseario".
"Un passaggio fondamentale è quello di arrivare a politiche di filiera davvero integrate. Bisogna che produttori e trasformatori, e tutti gli attori della filiera, si rendano conto che lavorare insieme porta risultati migliori ed è conveniente unire le forze. Nel frattempo è necessario esaltare la duttilità delle piccole imprese nell'offerta alla grande distribuzione e al web".
"Per quanto riguarda il nostro ministero – ha chiarito – sono due anni che stiamo lavorano alla semplificazione e alla modernizzazione. Dal primo maggio, a esempio, saremo il primo Paese al mondo che trasferisce interamente sul digitale tutti gli adempimenti nel settore vinicolo. Ma bisogna chiedere a tutti di fare un passo in avanti. La CNA è sulla buona strada, ora dobbiamo lavorare tutti assieme per risolvere i nodi organizzativi. E un ministero unico dell'Agroalimentare – ha concluso Martina – potrebbe rappresentare uno strumento significativo".
Daniele Vaccarino ha rimarcato il nuovo modo di fare rappresentanza della CNA. "Non possiamo più limitarci a essere con le piccole imprese ma dobbiamo anche essere al loro fianco, la modalità di rappresentanza che abbiamo scelto è quella di risolvere i problemi e proporre le soluzioni ai decisori, non quindi una modalità meramente rivendicativa. Siamo per le semplificazioni e gli snellimenti dappertutto, anche all'interno delle organizzazioni imprenditoriali. La qualità è una opportunità e la Cna è favorevole ai controlli purché siano sostenibili e a dimensione d'impresa."