Ci saranno anche 50 allevatori liguri al presidio organizzato da Coldiretti domani, dalle 9,30, a Torino, in piazza Castello, per manifestare, con una vera e propria mungitura pubblica (la più grande operazione organizzata in Italia) contro "l'attacco alle stalle italiane".
Undici i presidi organizzati in Italia: oltre a Torino, anche nelle piazze principali di Roma, Milano, Udine, Bologna, Firenze, Napoli,Bari, Cosenza e Palermo saranno allestite le stalle con gli animali secondo le diverse specificità regionali. Obiettivo: protestare contro lacaduta libera del prezzo del latte pagato agli allevatori dalle grandiindustrie a svantaggio sia delle aziende del territorio, sia degli stessiconsumatori, che vedono invece quadruplicare il prezzo sugli scaffali deisupermercati.Negli ultimi sei mesi il latte ha perso il 19% del proprio valore,passando dai 44 centesimi agli attuali 35 centesimi al litro pagati agliallevatori dalle multinazionali: cifra che non basta a coprire i costi diproduzione, per i quali sono necessari almeno 40 centesimi al litro. Manon sono solo i continui ribassi della grande industria a minacciare ilmade in Italy e la sopravvivenza delle aziende del territorio: a ciò siaggiunge anche l'importazione di latte a basso costo e di provenienzaindefinita che, soprattutto dopo la chiusura del mercato russo, si spostain grandi quantitativi proprio verso l'Italia. «Il gioco al ribasso sulprezzo del latte, che addirittura vorrebbe toccare i 32 centesimi allitro, è inaccettabile – commenta Germano Gadina, presidente di ColdirettiLiguria – Una grave situazione che minaccia non solo gli allevamentiitaliani, che tendono a scomparire, ma anche i consumatori, che,considerando che addirittura il 40% del latte consumato è indistinto,quindi di provenienza sconosciuta, hanno meno sicurezza sulle proprietavole. A novanta giorni dall'apertura di Expo 2015, il made in Italydovrebbe essere il nostro punto di forza e non un valore da mettere inginocchio dalle regole di mercato».In Liguria sono rimasti 131 produttori di latte vaccino, diminuiti del 40%negli ultimi sette anni (erano 220: è il maggiore calo d'Italia): sealcuni hanno definitivamente chiuso i battenti, altri hanno convertito lapropria produzione in quella della carne. La produzione di latte è cosìpassata da 120 mila quintali all'anno agli attuali 70 mila, a cui siaggiungono i 110 mila quintali di latte importato: la Liguria, con unrapporto del 156%, è tra le sei regioni italiane in cui l'importazione dilatte supera del 100% la produzione.In Italia la produzione annuale di latte bovino tocca i 110 milioni diquintali, mentre altri 86 milioni vengono importati dall'estero. Per ognimilione importato si perdono 17 mila mucche e circa 1.200 occupatinell'agricoltura: dal 2007 ha chiuso un allevamento su cinque e si sonopersi 32 mila posti di lavoro. Il giro d'affari generato dal settore, cheoccupa circa 180 mila persone, tocca i 28 miliardi di euro (oltre il 10%dell'agroalimentare italiano).«Alla perdita di realtà produttive e di posti di lavoro – spiega Gadina – si aggiunge anche una minore salvaguardia del territorio: un'importantefunzione svolta dalle stesse aziende, di cui spesso si tiene poco conto,ma che è invece fondamentale, soprattutto nei casi di calamità naturali».Non a caso, in Italia, il 53% degli allevamenti presidia zone montane esvantaggiate.