Si parla di circa 10mila pescasportivi sul territorio regionale a fronte di un migliaio di professionisti, con 560 barche. E chi pesca per diletto può prendere fino a 5 Kg di pescato al giorno, tutto - almeno in teoria - destinato all'autoconsumo. È chiaro che con questi numeri le cose per i pescatori si fanno difficili.
"Stimiamo per difetto un paio di Kg di pesce pescato a settimana: vogliate immaginare il quantitativo di pesce che viene sottratto ai nostri mari e ai nostri pescatori", scrivono Borriello e Pautasso.
E non esitano a sottolineare come la pesca sportiva a volte vada oltre le regole, viziando il mercato con i propri prodotti, evitando tra l'altro la trafila di controlli - compresi quelli igienico sanitari - alla quale sono sottoposti i professionisti. "Il fenomeno ha ormai dimensioni fuori controllo. - così nella lettera della Coldiretti - Tale attività, anche svolta sotto forma amatoriale e sportiva, potrebbe in alcune circostanze sfociare in un commercio illegale. Conosciamo gli impegni e gli atti messi già in campo dall'amministrazione regionale per organizzare e coordinare il fenomeno, e di questo ringraziamo l'amministrazione stessa. Purtroppo la situazione sta assumendo caratteri giganteschi che mettono davvero in difficoltà i pescatori professionisti liguri".
Coldiretti chiede alle istituzioni un confronto per dare via a un percorso che regolarizzi e mitighi la pesca sportiva, in modo da tutelare le imprese del settore ed evitare dannose invasioni di campo. Da parte dell'associazione non mancano le proposte; Daniela Borriello ne elenca alcune: "Innanzitutto, come per i cacciatori, anche i pescasportivi dovrebbero avere un regolare tesserino. Inoltre, la loro attività dovrebbe essere limitata a determinati archi temporali. Altro punto: sarebbe positivo introdurre l'obbligo del taglio della pinna per evitare che il pescato dei dilettanti arrivi sul mercato. Un'altra richiesta è che i pescasportivi non usino nasse e palangari, strumenti dei professionisti".