"In più occasioni - prosegue - abbiamo rilevato che senza provvedimenti a favore del settore molte imprese sarebbero state costrette a cessare l'attività e a procedere ai licenziamenti. Timori che, purtroppo, oggi sono diventati realtà. Se l'edilizia funziona, anche l'intera economia funziona: il settore edile coinvolge direttamente altri 44 settori economici e in provincia oltre 13.000 famiglie vivono grazie all'edilizia. Con un investimento di 1 milione di euro in edilizia l'economia provinciale ne produrrebbe 2.727.000, dando lavoro a circa 23 persone: 14 sarebbero occupate nella prima fase, 3 nella fase dell'impatto indiretto e 6 di puro indotto. Anche se registriamo timidi segnali di ripresa, soprattutto nel comparto immobiliare, nei prossimi mesi si verificheranno le maggiori difficoltà. Le opere pubbliche di fatto sono bloccate; anche il cantiere della variante Aurelia è fermo da mesi e non è possibile fare previsioni sulla ripresa dei lavori. Inoltre, la crisi ha accentuato nei lavori eseguiti per privati fenomeni di lavoro irregolare, con imprese che non rispettano la sicurezza e i contratti. Abbiamo chiesto più volte alle istituzioni di porre al centro delle loro politiche il settore edile; prendiamo atto che non hanno colto il nostro grido di allarme e hanno trascurato le nostre proposte. Chiediamo quindi, nuovamente, l'attuazione di politiche concrete: applicare, nell'affidamento delle opere pubbliche, le procedure del cosiddetto Decreto del "Fare", che ritiene interesse della collettività che i lavori siano eseguiti da imprese del territorio; accelerare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni edilizie; richiedere agli investitori immobiliari di privilegiare l'imprenditoria locale nell'esecuzione delle opere".