E allora perché passare a Tares quando una norma recentissima consente di rimanere in regime di Tarsu fino alla fine dell'anno? Tanto più che, come noto, con il 2014 entrerà in vigore la Trise, tassa destinata a sostituire Imu e Tares, che ricomprende la Tari (tassa dovuta per la copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani) e la Tasi (destinata a pagare i costi dei servizi indivisibili dei Comuni)?
Questo si è chiesto il sindaco di Sarzana Alessio Cavarra che, in attesa di districarsi nel bailamme di norme e cavilli legati all'introduzione delle nuove tasse nei giorni scorsi, pur avendo già predisposto il regolamento Tares di prossimo esame in Commissione Affari Istituzionali, ha messo al lavoro gli uffici per verificarne l'applicabilità "per dare respiro a cittadini e operatori commerciali che in più occasioni mi hanno manifestato forte preoccupazione in vista dell'arrivo dalla stangata di fine anno".
E così, fatte le opportune verifiche, il primo cittadino della nostra città ha deciso di evitare la "mazzata" Tares e scelto di far restare l'ente che amministra in regime di Tarsu.
Cosa significa? Significa che, fermo restando il fatto che i costi del servizio di smaltimento dei rifiuti dovranno essere interamente coperti e che questo significherà un aumento di circa il 20% rispetto all'imposta precedente, a cui si sommeranno il contributo provinciale del 5% e l'addizionale ex-ECA pari al 10% peraltro già previsti nel 2012, cittadini, attività commerciali e artigianali hanno comunque scampato un aumento ben più consistente. Basta infatti fare due calcoli per rendersi conto di come avrebbero potuto andare le cose. "Dalle verifiche fatte- ha spiegato il sindaco Cavarra, che proprio questa mattina è entrato nel merito della questione in un incontro con le associazioni di categoria (CNA, Confartigianto, Confesercenti e Confcommercio) - il passaggio a Tares avrebbe significato applicare un rincaro elevato innanzitutto per le famiglia (es. un nucleo composto da 3/4 persone che vive in un casa di circa 100 mq avrebbe avuto un rincaro della tassa dal 77 al 94%) ma anche e soprattutto per le attività del territorio. Parrucchieri e barbieri avrebbero, ad esempio, pagato circa il 40% in più; bar, caffè e pasticcerie 133% in più, fino ad arrivare al 230% per i ristoranti e al record dell'aumento per i negozi di ortofrutta, pescherie e fiorai che avrebbero visto rincarare la tassa del 323%.". Nelle categorie che, al contrario avrebbero usufruito del passaggio a Tares, tra gli altri ci sarebbero stati gli istituti bancari che avrebbero visto ridurre la tassa di circa il 91%. Dunque rimanere in Tarsu significa una vera e propria boccata di innanzitutto per le famiglie sarzanesi "che in più- ha concluso il sindaco- potranno continuare ad usufruire delle detrazioni e agevolazioni previste sia con la presentazione del modello Isee o in base al reddito". Soddisfatti anche i rappresentanti della associazioni di categoria che al termine della riunione hanno detto: "Apprezziamo molto la scelta del Comune di Sarzana che in questo modo ha dimostrato attenzione nei confronti di tutte le attività presenti sul territorio. Restare in Tarsu ha evitato, almeno per il 2013, aumenti assurdi che speriamo vengano scongiurati con un'attenta valutazione e riflessione da parte dello Stato anche nel 2014".