E' il risultato dell'indagine presentata questa mattina da SWG nell'aula magna del liceo linguistico Gobetti a Genova Sampierdarena, alla presenza dell'assessore al bilancio e alla formazione della Regione Liguria, Pippo Rossetti,Una fotografia scattata attraverso interviste effettuate a piu' di 1000 giovani, di età compresa tra i 16 e i 30 anni, per delineare il loro atteggiamento nei confronti del lavoro e la loro percezione delle attività delle istituzioni nell'ambito dell'orientamento, che dimostra come i giovani liguri siano per nulla "choosy", schizzinosi. Anzi al contrario piuttosto propensi ad adattarsi nell'ambito di una congiuntura economica tra le peggiori, negli ultimi 60 anni. "I giovani liguri – ha spiegato questa mattina Rado Fonda di SWG – dimostrano di essere consapevoli della situazione e se prima di compiere 20 anni azzardano ancora qualche sogno, crescendo adottano un atteggiamento piu' razionale e correggono al ribasso le aspettative per il proprio futuro. Un clima di disillusione che li porta ad aspirare ,meno a folgoranti carriere o redditi stratosferici, tarando le ambizioni su bisogni primari, come trovare un lavoro stabile possibilmente interessante e in un ambiente positivo". Nonostante tutto pero' il pessimismo non la fa da padrone, pochi si prefigurano infatti un futuro senza il posto di lavoro e tutti sono disponibili al sacrificio e ad accettare lavori non proprio conformi alle proprie aspirazioni. "Resta il fatto che tutti sono consapevoli che il canale delle conoscenze resta oggi molto importante – conclude Fonda- ed è ritenuto dai giovani quello piu' efficace, anche se molto apprezzato resta lo stage in azienda". Piuttosto diffusa risulta la ricerca del lavoro via internet, anche se sembra ancora in una fase di sviluppo. Dall'indagine emerge inoltre come alcune categorie risultino in una situazione particolarmente critica: come le donne e chi ha un'età compresa tra i 19 e i 25 anni. Ma ad incidere in modo significativo è l'estrazione sociale. I soggetti provenienti dagli strati piu' elevati hanno in media un titolo di studio piu' alto. E anche se la laurea o i titoli di studio successivi non sono una garanzia per conseguire un impiego, riescono pero' ad agevolare la ricerca in modo rilevante.
"I giovani liguri non sono choosy, cioè schizzinosi, ma ben piantati per terra. I ragazzi sono interessati a fare impresa, sono preoccupati, ma non terrorizzati del lavoro sanno che è molto complicato trovarne uno e cercano la solidità e non il grande guadagno. Quindi uno spaccato di una realtà molto consapevole delle difficoltà in cui ci si trova". E' quanto ha detto questa mattina l'assessore al bilancio e alla formazione della Regione Liguria, Pippo Rossetti nel corso della presentazione al liceo Gobetti della ricerca della società SWG sull'occupazione giovanile e la percezione nei confronti del mondo del lavoro, commissionata dalla Regione Liguria nell'ambito dei servizi del fondo sociale europeo. "Di certo l'indagine rivela – spiega Rossetti - che alcuni pregiudizi o idee degli adulti come l'essere choosy, come era stato detto in passato dall'ex ministra Fornero, non trovano riscontro. I giovani sono consapevoli e per questo appaiono modesti per quanto riguarda le esigenze in termini di retribuzione, anche se confermano un brutto dato: l'idea che se conosci qualcuno di influente troverai lavoro piu' facilmente. E comunque sono i canali informali, le relazioni familiari, quelli ritenute piu' efficaci, accanto al rapporto diretto con l'impresa su cui la scuola deve puntare, già dal periodo della formazione".
Secondo Rossetti deve passare maggiormente il concetto di "formazione continua che dura per tutta la vita della persona e quello dell'alternanza scuola-lavoro, in modo che tutti possano frequentare un ambiente di lavoro fin dalla giovane età per conoscere le regole e l'approccio, come in altri paesi europei". "Dall'indagine – continua Rossetti - emerge purtroppo la mancanza di fiducia nei confronti degli uffici dedicati all'orientamento e al mercato del lavoro e vi è un dato preoccupante che lega la possibilità di trovare occupazione con le relazioni familiari. In pratica i servizi dell'orientamento e dell'impiego non sono vissuti in maniera positiva e la rete informale domina la possibilità di poter entrare sul mercato del lavoro".