Se quel pizzico di ipocondria può essere oggetto di scherno tra amici, ma diventare un problema serio quando si manifesta con una certa incidenza, non è da meno nemmeno la iatrofobia. La paura di chi indossa un camice ospedaliero o l’avvento di una sensazione di panico che si presenta all’idea di dover incontrare un dottore non vanno sottovalutate.
Il più delle volte la iatrofobia, che letteralmente significa “paura del medico”, è generata nel soggetto dall’idea che gli possa essere diagnosticata una malattia grave. Questo significa che eseguire un prelievo, fare una visita medica o un banale esame possono provocare nel paziente uno stato di angoscia ingiustificato. Spesso la causa può riguardare un trauma infantile oppure il timore di essere contagiati da altre malattie nel contesto ospedaliero.
La difficoltà in questo caso è che, a differenza di altri disturbi di carattere psichico, l’avversione per la figura del medico non agevola il processo di guarigione o comunque di controllo della fobia. Proprio per questo l’aiuto di uno specialista, che sappia approcciarsi in modo adeguato al soggetto e abbia le competenze per farlo, è indispensabile.
Come in altri casi, il primo passo per la guarigione passa dalla conoscenza del proprio stato, cioè la consapevolezza di avere un disturbo che, in quanto tale, deve essere curato o almeno monitorato. In secondo luogo, un buon rapporto tra paziente e medico è decisivo e per questo il personale qualificato deve costruire con il soggetto un legame basato sulla fiducia. Anche portare pian piano il paziente ad acquisire confidenza con strumenti medici può agevolare il processo di guarigione.
Oggi potremmo dire che anche la tecnologia ci viene incontro perché, se la figura del medico ci spaventa, è possibile avere un contatto indiretto con lo stesso e ricevere uguali servizi, grazie alle risorse offerte dalla rete. Si può decidere, ad esempio, di consultare un ginecologo online per avere un consiglio su sintomi specifici o per un primo e rapido responso su un dubbio sorto. Nei casi estremi i pazienti devono invece essere sottoposti ad un trattamento terapeutico che può includere anche la presenza di ansiolitici.
In definitiva, una persona iatrofobica può e deve contenere le conseguenze di questo disturbo, per far sì che la paura della malattia non diventi essa stessa una malattia.