Sarà consegnato alla scrittrice Lia Levi, il Premio Exodus 2019. La manifestazione quest'anno si articolerà su due giornate, come annunciato questa mattina, 2 maggio, durante una conferenza stampa. Una menzione speciale, infatti, andrà a Marina Piperno, produttrice e interprete del film 'Diaspora. Ogni fine è un inizio' che verrà proiettato l'8 maggio, mentre la consegna del premio avverrà il giorno successivo.
Il conferimento del Premio alla scrittrice Lia Levi e la menzione speciale a Marina Piperno sono stati proposti al Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini dal Comitato Scientifico del Premio Exodus, nella persona di Marco Ferrari, giornalista e scrittore.
Presenti questa mattina, oltre al sindaco Peracchini, anche la produttrice Piperno e il regista Faccini, che hanno spiegato l'importanza della Spezia in una fase così drammatica della Storia.
Per la prima volta dunque questa pellicola, che si apre proprio con uno sguardo sulla Spezia, verrà proiettata in città, come spiegato da Marina Piperno: "Parlando di Exodus parliamo della Spezia, che ebbe un merito molto alto; parliamo di una città aperta, solidale. Il film Diaspora quindi parte da qui ed è stato prodotto grazie a talenti locali. Poi siamo partiti per l'America per incontrare alcuni miei parenti che erano partiti subito dopo le Leggi Razziali. Inoltre c'è una parte sui parenti in Israele e l'ultima parte sull'Italia.
Sono felice che si sia scelta la Mediateca perché questo è un luogo molto importante per la città che può diventare veramente un punto di coordinamento decisivo. Diaspora racconta la storia della mia famiglia, non riguardando però solo la mia famiglia, ma moltissime famiglie italiane".
Ha spiegato invece il regista Luigi M. Faccini, parlando del film e del suo lavoro dietro la cinepresa, anche nel caso di Diaspora: "Bisogna stare dietro la realtà con un atteggiamento empatico molto forte. Bisogna ascoltare in profondità conoscendo i bisogni e cercando al limite i desideri. La realtà solo così può essere interpretata".
Marina Piperno è stata insignita della 'menzione speciale Exodus 2019' con la seguente motivazione: “in riconoscimento della sua attività di ricerca attraverso l’arte cinematografica e documentaria delle diaspore delle famiglie ebraiche italiane nel Novecento”
"Anche quest’anno il Premio Exodus si conferma una manifestazione importante e ricca di eventi molto diversi fra loro per la cittadinanza, affinché non si dimentichi una porzione importante della nostra storia e il DNA che ha contraddistinto gli spezzini con la salvezza di migliaia di ebrei durante gli anni delle odiosissime Leggi Razziali – ha dichiarato il Sindaco Pierluigi Peracchini – Un premio Exodus al femminile, due donne, Levi e Piperno, due storie che hanno trovato voce nella letteratura e nel cinema e che hanno contribuito in modo determinante alla conoscenza della storia ebraica italiana del Novecento. Un sentito ringraziamento a tutti i protagonisti di quest’anno e un commosso ricordo di Aaron Adolfo Croccolo a cui è dedicato il Premio Exodus 2019"
IL PROGRAMMA
Il Premio Exodus si svolgerà in due pomeriggi ricchi di eventi ed incontri, tutti gratuiti ed aperti alla cittadinanza e alle scuole.
Al via con mercoledì 8 maggio alle ore 18 presso la Mediateca Regionale Ligure (ex Cinema Odeon) in Via Firenze 37 dove, dopo un saluto del Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, sarà proiettato il docufilm “Diaspora. Ogni fine è un inizio”. La visione sarà divisa in due parti, e nell’intervallo alle ore 20 sarà offerto dall’Amministrazione un buffet durante il quale sarà possibile conversare con il regista Luigi M. Faccini, la produttrice e interprete Marina Piperno e il saggista e cinefilo Giordano Giannini. A seguire, la seconda parte del docufilm.
Giovedì 9 maggio alle ore 16 appuntamento presso la Sala Dante, in Via Ugo Bassi 4:
Preludio musicale a cura del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia: Claude Debussy: Claire de lune – Paolo Bonazzi, cl. 5M, pianoforte.
16.10 Saluto del Sindaco Pierluigi Peracchini
16.20 Exodus ricorda Adolfo Aaron Croccolo, ultimo testimone dell’Operazione Exodus e responsabile del culto della comunità ebraica spezzina, attraverso la testimonianza del figlio Enrico, Adolfo Aaron Croccolo
Alle 16.30 è in programma l’incontro “Exodus 2019. Le diaspore delle famiglie ebraiche”: ne parleranno Enzo Millepiedi, giornalista, Luigi M. Faccini, regista e Marina Piperno, produttrice e interprete.
Alle 16.50 il Sindaco Pierluigi Perachini consegnerà la menzione speciale a Marina Piperno, produttrice e interprete del docufilm “Diaspora. Ogni fine è un inizio”.
Alle ore 17.00 intermezzo del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia, con Egberto Gismonti Agua e vinho, Evangelina Brondi, cl. 2 M, violino - Filippo Tufi, cl. 2 M, violoncello - Letizia Bondi, cl. 1 M, Chitarra e Nicolò Paganini: Sonata per Rovene Davide Cantoni, cl. 3 M, mandolino - Sonia Maggiani, cl. 3 M, chitarra
Alle 17.10 la consegna del Premio Exodus 2018 alla scrittrice Lia Levi
Alle 17.20 la Lectio Magistralis di Lia Levi e a seguire la conclusione della manifestazione con la musica del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia: Frederic Chopin: Notturno in Si bemolle minore op. 9 n. 1 Salvo Boschetti, cl. 5 M, pianoforte
I PROTAGONISTI
LIA LEVI
Lia Levi nasce a Pisa da una famiglia piemontese di origine ebraica. Al principio degli anni '40 la famiglia si trasferisce a Roma, dove la scrittrice vive tuttora. Da bambina ha dovuto affrontare i problemi della guerra e della persecuzione razziale. Dopo l'8 settembre 1943 riuscì a salvarsi dalle deportazioni nascondendosi con le sue sorelle nel collegio romano delle Suore di San Giuseppe di Chambéry.
Sceneggiatrice e giornalista, è autrice sia di romanzi per adulti che per ragazzi. Nel 1967 ha fondato e diretto il mensile di cultura ed informazione ebraica, Shalom.
Nel 1994 pubblica il libro Una bambina e basta (premio Elsa Morante opera prima), senza volersi indirizzare a un pubblico di ragazzi, ma poi diventato un classico nelle scuole. Ha solo voglia di raccontare la sua storia, quella di una bambina ebrea che durante le persecuzioni razziali si trova improvvisamente ad affrontare problemi più grandi di lei, molto spesso ingigantiti e resi ancora più difficili dagli adulti. Non a caso nella prefazione del libro recita: «Non mi piacciono i grandi quando decidono di farti un discorso: si sentono evoluti e magnifici, ti guardano negli occhi, cercano il tono a mezza altezza... ora saprai tutto anche tu, ci penseranno loro a impacchettarti la notizia come una merendina». È uno dei primissimi racconti autobiografici ad affrontare il problema dell'impatto traumatico che le persecuzioni ebbero sui bambini ebrei in Italia, anche tra coloro che non furono deportati nei campi di sterminio, costretti a lasciare le loro case e a vivere nascosti nella paura, spesso separati dai propri genitori
Opere (selezione)
Una bambina e basta, e/o 1994
Quasi un'estate, e/o 1995
Se va via il re, e/o 1996
Tutti i giorni della tua vita, e/o 1997
L'albergo della magnolia, e/o 2001
Il mondo è cominciato da un pezzo, e/o 2005
L'amore mio non può, e/o 2006
Nessun giorno ritorna, Perrone 2007
Trilogia della memoria. Tre romanzi all'ombra delle leggi razziali (raccolti in un volume unico pubblicato nella collana Super delle Edizioni e/o nel 2008)
La sposa gentile, e/o 2010
Una valle piena di stelle, e/o 2010
La notte dell'oblio, e/o 2012
Il braccialetto, e/o 2014
Questa sera è già domani, e/o 2018
Onorificenze
Premio Elsa Morante, opera prima 1994 (Una bambina e basta)
Premio Grinzane Cavour, sezione saggistica 2001 (Che cos'è l'antisemitismo?)
Premio Andersen, libro dell'anno 2005 (La portinaia Apollonia)
Premio Rodari 2008 (Un cuore da Leone)
Premio Alghero donna 2010 (La sposa gentile)
Premio Via Po 2010 (La sposa gentile)
Premio Moravia 2011 (L'albergo della magnolia)
Premio Pardès per la letteratura ebraica 2012
Premio Rapallo 2015 (Il braccialetto)
Premio Strega Giovani 2018 (Questa sera è già domani)
MARINA PIPERNO
Produttrice. Esordisce con il documentario "16 ottobre 1943"(1961) sulla razzia del ghetto di Roma, dal testo di Giacomo De Benedetti e la regia di Ansano Giannarelli, quando sullo sterminio ebraico era scesa l'ombra della rimozione. Il 'corto' è di forte impatto e ottiene un grande successo. Nel 1962 fonda la REIAC Film con Giannarelli e Piero Nelli, diventandone amministratore unico. Prima donna italiana a misurarsi con una professione totalmente maschile, dopo i Nastri d'Argento per il mediometraggio "Diario di bordo"(1967) e per il complesso della sua attività documentaristica (1968), inizia a produrre fiction, sia per il grande schermo che per la Rai. Maturano intanto i rapporti con la Rai della quale la REIAC Film diventa, tra i primi e per molti anni, un partner progettuale ed esecutivo. Dall'intensa collaborazione con la Rai nacquero cicli, inchieste, documentari (sociologici e scientifici), telefilm sperimentali, fiction. Nel dicembre del 1982 fonda la MP srl con la quale produce i film di Luigi Faccini. Nel 1999 ha pubblicato per le Edizioni Cinque Terre una raccolta di poesie dal titolo "Sono una ragazza che si arrangia". Nel 2002 il Club degli amici del cinema (Genova) ha dedicato una retrospettiva alla sua produzione cinematografica, dopo il corso che Giampaolo Bernagozzi e il DAMS dedicarono, nel 1978, all'esperienza produttiva della REIAC Film. È membro del Comitato Scientifico dell'associazione culturale E.L.M. Europa Liguria Mediterraneo, fondata dalla parlamentare europea Marta Vincenzi, divenuta in seguito anche Sindaco di Genova. È stata docente del Master in Management per lo Spettacolo presso l'Accademia d'arti e mestieri dello Spettacolo, Teatro della Scala. Ricopre inoltre la carica di Presidente dell'associazione culturale Ippogrifo Liguria.Nel 2011, il Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici gli assegna il 'Nastro Speciale alla Carriera'.
Filmografia (selezione)
Sierra Maestra, regia di Ansano Giannarelli (1969)
Non ho tempo, regia di Ansano Giannarelli (1973)
Nella città perduta di Sarzana, regia di Luigi M. Faccini (1980)
Inganni, regia di Luigi M. Faccini (1985)
Aquero, regia di Elisabetta Valgiusti (1994)
Onorificenze
Nastro d’argento speciale alla carriera, 2011
LUIGI M. FACCINI
Nato a Lerici, 18 novembre 1939, è un regista italiano. Laureato in economia e commercio, si accosta al cinema come critico, scrivendo per Filmcritica e Nuovi Argomenti. Nel 1966 fonda (con Aprà, Ponzi, Anchisi, Albano, Martelli, Rispoli e Roncoroni) Cinema&Film una rivista che introduce la semiologia e lo strutturalismo nello studio del film, con la tutela amichevole di Pasolini. A distribuirla è Garzanti. Esordisce nella regia televisiva come giornalista d'assalto, nella fiction con Il libro bianco (1969), mediometraggio sul “caso Sinjavskij - Daniel, dissidenti sovietici condannati a 7 e 5 anni di carcere per aver pubblicato in occidente opinioni ritenute lesive dal regime. Il suo primo lungometraggio è Niente meno di più (1970), per gli “Sperimentali” della Rai, su di un giovane prete progressista confinato in montagna dal suo vescovo. Nel 1973 fonda una cooperativa di lavoro, la Filmcoop, che produce il suo Garofano rosso (1975), ispirato al romanzo di Elio Vittorini Il garofano rosso, con un efficace Miguel Bosé diciottenne, all'esordio come protagonista, e la rentrée di una fulgida ed ispirata Elsa Martinelli.
Del 1980 è Nella città perduta di Sarzana, sull'aggressione fascista subita dalla città nella notte del 21 luglio 1921 e sulle conseguenze politiche di quell'evento, a sfavore delle sinistre che, divise, non riusciranno a contrastare l'ascesa di Mussolini.
Video-ricercatore all'Ospedale psichiatrico di Arezzo diretto dal basagliano Agostino Pirella, si cala in un'esperienza tanto squassante quanto fondante che originerà, dodici anni dopo, il film Inganni (1985), sul poeta Dino Campana e i suoi anni di reclusione manicomiale. Il film colleziona otto premi e inviti a New York, Mosca, Buenos Aires, Barcellona, Valencia, Istanbul, Gand.
Filmografia (selezione)
1975 Il garofano rosso (115', prod. Filmcoop; distr. Italnoleggio Cin.)
1979 Nella città perduta di Sarzana (118', prod. Raidue)
1985 Inganni (99', prod. MP, distr. Off Limits); C'era una volta gente appassionata (30' x 4 p., Rai3)
1986 Ilya Prigogine (58', Cultura europea, Rai3)
1988 Donna d'ombra (91', prod. MP srl.; distr. REIAC Film)
1991 Notte di stelle (89', prod. MP srl; distr. MIKADO)
1998 Giamaica (84', prod. REIAC Film; distr. MIKADO)
2011 Rudolf Jacobs, l'uomo che nacque morendo (97', prod. Ippogrifo Liguria); Fiore pungente (58', prod. Ippogrifo Liguria)
2015 Paolino Ranieri, un maestro (75', prod. Ippogrifo Liguria)
Onorificenze
Del 1988 è il lungometraggio Donna d'ombra, ambientato nel mondo della modern dance vale ad Anna Bonaiuto, protagonista in cinema per la prima volta, la nomination al David di Donatello, al Globo d’oro della Stampa Estera e il Laceno d’oro ad Avellino. Nel 1999 il Museo del Cinema di Torino e della Casa della Cultura di Milano e nel 2000 il Tagliacozzo Film Festival, gli dedicano corpose retrospettive. Nel 2010 il Museo del Cinema di Torino gli ha dedicato, insieme alla sua produttrice Marina Piperno, una vasta retrospettiva, come nel 2014 a Roma ha fatto la Cineteca Nazionale.
ENZO MILLEPIEDI
Laureato in giurisprudenza all’Università di Genova con tesi sui beni immateriali, d’autore e industriali, nella scelta tra il diritto, la storia, l’economia e il giornalismo, che praticava fin dagli anni del ginnasio, ha prevalso la passione di raccontare le persone e i fatti della vita sulla spinta del “Testimone del tempo” e perché la riteneva una professione che gli avrebbe consentito , nella pratica, di coltivarle tutte e quattro. E così è stato. Giornalista prima pubblicista poi professionista da quando, nel 1982, è stato assunto come redattore di cronaca giudiziaria da La Nazione di Firenze per l’edizione della Spezia e Liguria, terra che non ha mai voluto lasciare. Nel quotidiano ha percorso tutta la progressione di carriera fino a inviato e a capo redattore. Collabora tutt’ora con La Nazione. In precedenza, aveva collaborato per oltre dieci anni al Secolo XIX e alla Rai. Da professionista ha scritto per quindici anni su Il Sole-24 Ore di Milano, per Il Messaggero di Roma, per l’Agi Agenzia Giornalistica Italia. Ha collaborato a inchieste sugli anni bui dell’Italia con Panorama e culturali per Repubblica. Numerose le sue pubblicazioni su riviste. Ha svolto attività di spin doctor per istituzioni e società in Italia, Liberia, Nigeria e Principato di Monaco. Svolge attività di comunicazione e di Brand journalism. E’ appassionato di antropologia culturale.
GIORDANO GIANNINI
Nato alla Spezia nel 1987. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è iscritto all’Università di Pisa, più specificamente al Corso di Laurea Triennale in CMT (Cinema, Musica e Teatro) e, in seguito, al Corso di Laurea Magistrale in SAVS (Storia e Forme delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media). Per dieci anni ha ricoperto il ruolo di relatore per l’analisi di opere cinematografiche presso istituti scolastici di vario ordine e grado, sale d’essai, centri culturali, organizzazioni non lucrative e di educazione degli adulti. Nel maggio del 2017 l’Associazione “Richard Wagner” della Spezia gli ha assegnato la Borsa di Studio ‘Richard Wagner Stiftung’ per il Festival di Bayreuth. Pubblicazioni: Cinema e giardini. Una lettura iconologica (Pontecorboli Editrice; 2016); “Niente filo né sassi, per orientarsi nel mio labirinto”, articolo incluso nella rivista annuale “Almanacco Pontremolese” (Centro Lunigianese di Studi Giuridici; anno XXXIX); Les espions. Il gioco funesto, saggio breve compreso nel volume collettaneo Henri-Georges Clouzot (Il Foglio; 2014) curato da Stefano Giorgi; recensioni varie per organi di informazione culturale on-line e schede di lettura filmica per Epica, Narrativa, Poesia-Teatro (Gruppo Editoriale Principato; 2013), antologia in tre volumi destinata agli alunni del primo biennio del Liceo Scientifico, redatta da Franca Gavino Olivieri.
MARCO FERRARI
Marco Ferrari (La Spezia – 10 settembre 1952) è un giornalista, scrittore e autore televisivo italiano. Il suo primo romanzo, Tirreno (Editori Riuniti), risale al 1988. Successivamente ha pubblicato I Sogni di Tristan (1994), Alla Rivoluzione sulla Due Cavalli (1995), Grand Hotel Oceano (1996) e Ti ricordi Glauber (1999) con Sellerio Editore e, insieme ad Alessandro Benvenuti, La vera storia del mitico undici (1998) con Ponte alle Grazie-Longanesi. Ha poi pubblicato Cuore Atlantico (2004) e Morire a Clipperton (2009) per Ugo Mursia Editore. Nel 2012 ha pubblicato Le Nuvole di Timor per Cavallo di Ferro a cui sono seguiti Sirenate (2013) per Il melangolo e Mare verticale: Dalle Cinque Terre a Bocca di Magra (2014) per Editori Laterza. Nel 2016 ha pubblicato Ho sparato a Garibaldi per Mondadori con Arrigo Petacco.
È autore inoltre di alcuni testi dedicati alla cultura ligure: Liguria: il mare e la sua terra (2004), Mestieri di una volta (2007),Una storia dipinta: La Spezia, il porto, i borghi (2007), Il senso del Golfo (2008) e Il porto di Exodus (2009).
Ha ricevuto, nel 1995, il premio letterario Lerici-Golfo dei Poeti da Attilio Bertolucci, è stato membro della giuria del Premio LericiPea e si è occupato dell'organizzazione del premio Montale Fuori di Casa per conto del Parco Letterario Eugenio Montale. È stato autore di alcune trasmissioni televisive come Emilio (Rete 4) e Sulla cresta dell'onda (Rai) e di diverse trasmissioni radiofoniche di Rai Radio 3.
Collabora con il giornale la Repubblica (sede di Genova).
ADOLFO AARON CROCCOLO
Era l’ultimo testimone dell’Operazione Exodus, la partenza di migliaia di scampati al lager nazisti dal porto della Spezia nell’immediato dopoguerra. Venuto a mancare quest’anno, è stato responsabile del culto della comunità ebraica spezzina, partigiano, organizzatore di quella che venne definita “Porta di Sion”, la speranza del ritorno nella terra dei padri. Nato alla Spezia il 21 maggio del 1921, nel marzo del 1945 venne arrestato alla Spezia e tradotto alla Caserma dell'ex XXI Reggimento Fanteria da dove riuscì miracolosamente a fuggire, evitando la deportazione in Germania. L'11 aprile 1945 Croccolo prese parte alla Liberazione di Carrara. Nell'aprile del 1946 divenne uno degli organizzatori dell'esodo di più di mille ebrei dal Molo Pirelli, l’8 maggio 1946 con le navi "Fede" e "Fenice". Da allora partirono 20 navi per complessivi 26 viaggi con a bordo 22.757 sopravvissuti. Si tratta del 32,31% del totale dei 70 mila superstiti dei lager giunti in Palestina, trasportato da imbarcazioni preparate nel golfo della Spezia, inclusa la famosa nave “Exodus”, allestita a Portovenere. Come ha scritto Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova, “a partire dal dopoguerra Croccolo si è dedicato con amore e fede profonda, senza risparmio di tempo e fatica, alla vita ebraica della sezione della Spezia, curando le funzioni nel locale oratorio, insegnando ai bambini e ai ragazzi, rappresentando con autorevolezza la sezione presso le istituzioni, trovando anche il tempo per curare significative ricerche sulla storia degli ebrei nello Spezzino”.
IL PREMIO
Il Premio Exodus. Il Premio Exodus nasce nel 2000 con lo scopo di celebrare, sempre con uno sguardo tra memoria e riflessione sul presente, la straordinaria pagina civile di cui La Spezia è stata protagonista. Il Premio Exodus è un riconoscimento a figure che si sono spese nel campo della solidarietà e della interculturalità e che abbiano offerto un contributo significativo nell'ottica del dialogo internazionale. Hanno ricevuto il Premio Exodus: Moni Ovadia, Elena Lowenthal, Gad Lerner, Emanuele Luzzati, Amos Luzzato, Predgrav Matvejevich, Clara Sereni, Yossi Harel (comandante della nave Exodus), Daniel Oren, Corrado Augias, Massimiliano Fuksas e David Grossman, Shirin Ebadi, Monsignor Vincenzo Paglia, Paolo Mieli. Il Premio Exodus, organizzato dal Comune della Spezia, dal 2010, vede, oltre quello della Regione Liguria, il patrocinio dell 'U.C.E.I (Unione Comunità Ebraiche Cristiane). Dall’edizione 2014, avvenuta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Comune della Spezia ha deciso di collocare il Premio nella data della partenza delle navi dal porto della Spezia, l’8 maggio al fine di consolidare nel calendario civile della città. Nel 2014, il Premio Exodus, che si è arricchito della partnership della Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti (Fondazione IIFCA), è stato conferito al l kibbutz Ramot Menashe, nato nel luglio 1948, a seguito dell'indipendenza di Israele. I suoi 64 fondatori, sopravvissuti all'Olocausto in Polonia, giunsero in Italia nel 1946 e l'8 maggio di quell'anno partirono dal porto della Spezia alla volta della Palestina. Nel 2015 è andato a Paolo De Benedetti, nel 2016 al Presidente Emerito Giorgio Napolitano e nel 2017 al giornalista e scrittore Maurizio Molinari.
La storia di Exodus. Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre ventitremila ebrei riuscirono dalle acque della Spezia a lasciare clandestinamente l’Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva infatti emesso il Libro Bianco del 17 Maggio 1939 per regolamentare l’afflusso controllato in Palestina di soli 75 mila ebrei in 5 anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dal Mossad Le Aliyà Bet (Istituto per l’immigrazione illegale sorto nel 1938). A partire dal Maggio 1945 una notevole corrente di ebrei cominciò ad affollare la Penisola e il Mossad Le Aliyà Bet inviò un responsabile in Italia con base a Milano, Yehura Arazi. Altri membri del Mossad furono inviati in Italia tra i soldati della brigata ebraica al seguito degli alleati. La prima nave di profughi, il Dallin (già Sirius) partì da Monopoli il 21 Agosto 1945 con soli 35 immigrati a bordo. La questione dell’immigrazione ebraica scoppiò come caso internazionale nel Maggio 1946: l’epicentro della crisi divenne il porto della Spezia dove erano in allestimento due imbarcazioni, la Fede di Savona e il motoveliero Fenice, pronte a trasbordare 1014 profughi. Quell’operazione godette dell’aiuto di tutta la città della Spezia, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente, resistenza dei profughi, intervento dei giornalisti di tutto il mondo e la visita a bordo di Harold Lasky, presidente dell’esecutivo del Partito Laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi – le cui navi bloccavano l’uscita dal porto della Spezia – a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salparono dal molo Pirelli a Pagliari alle ore 10 dell’8 Maggio 1946.L’accoglienza della comunità e la solidarietà delle autorità spezzine convinsero gli organizzatori del Mossad a puntare sulla Spezia con operazioni di maggior peso. Così nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 1947 la nave Trade Wins/Tikya , allestita in Portogallo, imbarcò 1414 profughi a Portovenere. Nelle stesse ore era giunta nelle acque del golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield, un goffo e pesante battello adatto a portare turisti giù per il Potomac, da Baltimora a Norfolk in Virginia. La nave venne ristrutturata nel cantiere dell’olivo a Portovenere per la più grande impresa biblica dell’emigrazione ebraica: trasportare 4515 profughi stipati su 4 piani di cuccette dall’altra parte del mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli inglesi e avviò la nascita dello stato di Israele con tutte le conseguenze che sappiamo. A narrarci le peripezie dei profughi dello sterminio ebreo ci ha pensato nel 1958 Leon Uris con il celebre romanzo Exodus, tema ripreso nel libro il comandante dell’Exodus di Yoram Kaniuk. A Exodus è dedicato anche un bellissimo film del 1960 di Otto Preminger interpretato da Paul Newman, Peter Lawford ed Eva Marie Saint.La Exodus mosse dal golfo della Spezia ai primi di Luglio del 1947, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Séte, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin.Ci furono morti a bordo, gente che era sopravvissuta ai lager e che finì i suoi giorni a due passi dalla speranza nelle acque tra Netanya e Haifa. Dopodiché gli inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo di prigionia per gli ebrei. Il nome di Exodus da allora significò il desiderio di giustizia per l’emigrazione ebraica. Ma solo con la fine del mandato britannico i profughi sarebbero potuti tornare in Palestina.La Fede, il Fenice e la Exodus si mossero tutte dal golfo della Spezia, una dicitura che non compare nelle carte geografiche israeliane. La Spezia in Israele è infatti indicata col nome di “Schàar Zion” Porta di Sion. Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel Mediterraneo l’idea della pace e della convivenza Il 25 Aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune della Spezia la medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto prestato dalla popolazione spezzina ai profughi ebrei scampati alla seconda guerra mondiale.