L'esposizione, che approderà a Verona, Firenze e Bologna, si sviluppa in 54 fotografie a colori di buone dimensioni, accompagnate da adeguate didascalie informative, realizzate dall’esperto fotografo Hans Engels. L’autorevole professionista ha posto alla base del suo ben più che apprezzabile progetto l’esigenza di “documentare sia gli aspetti conosciuti del Bauhaus che quelli dimenticati, mostrando le opere ristrutturate e quelle andate in rovina in modo da fornire al pubblico un panorama il più completo possibile di questo stile architettonico”. Ciò si coglie compiutamente sostando dinanzi alle immagini del fotografo, che offrono una visione organica dell’esperienza della scuola d’arte, design e architettura, certamente la più importante del secolo scorso, transitata nelle città di Weimar (1919), Dessau (1926) e Berlino (1932) e conclusasi nel 1933 su decisione del governo nazionalsocialista.
Guidata da Walter Gropius, Hannes Meyer e da Mies van de Rohe, la Bauhaus ha visto avvicendarsi docenti di grande fama, tra cui Oscar Schlemmer, Josef Albers, Làszlò Moholy-Nagy, Iohannes Itten, Wassily Kandinsky e Paul Klee. Peculiarità della scuola, che perseguiva l’unità tra architettura, scultura e pittura, era la stretta collaborazione tra corpo insegnante ed allievi a loro volta chiamati all’insegnamento.
“Nel fotografare l’architettura di questi edifici - ha dichiarato Engels - m’interessava in particolar modo cogliere i segni del tempo e della storia: tracce che avevano lasciato dietro a sè tanto i progettisti quanto gli abitanti dei palazzi”.
La mostra, arricchita dalla documentata conferenza del professor Marco De Michelis dell’Università IUAV di Venezia, è visitabile sino al 17 aprile, dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 18.30; la mattina su appuntamento (0187 510228).
(Recensione di Valerio P. Cremolini)