La prossima serata con l’autore dell’Associazione Fotografica LIBERI DI VEDERE (Centro Civico Sud, Via del Canaletto 90) vedrà la presenza, giovedì 8 novembre alle ore 21.00, del fotografo fiorentino Gianni Boradori.
Quel che più ama fotografare è la gente! Probabilmente perché in mezzo alla gente è a suo agio. Non importa se la vede camminare sul Ponte Vecchio, se la incrocia sulla Grande Muraglia o nel meraviglioso caos di Manhattan, ciò che conta è fissare momenti, situazioni o storie attraverso la fotocamera, che diventa così un prolungamento dell’occhio e della mente.
La passione per la fotografia risale a quando, poco più che un ragazzo, Gianni Boradori comprò la prima Kodak di plastica a fuoco fisso. La tecnologia e l’avvento del digitale, hanno certamente rimescolato le carte in gioco, contribuendo non solo e non tanto a facilitare la ripresa, quanto piuttosto ad ottimizzare il lavoro che viene dopo lo scatto, consentendo di personalizzarlo e di ottenere così dei risultati altrimenti irraggiungibili!
Per lui la fotografia è come una lunga catena, formata da tante maglie: l’attrezzatura, la fotocamera, lo sviluppo dell’immagine, la stampa finale, quel pezzo di carta che sintetizza lo stato d’animo, la fantasia, il pudore e la gioia nella ricerca delle situazioni da riprendere. Se anche uno solo di questi “anelli” salta i risultati cambiano radicalmente, tutto si appiattisce e rientra in un grande calderone, nel quale non è affatto facile trovare soddisfazione per il lavoro fatto.
Ha sempre amato viaggiare e conoscere nuove terre e popolazioni. Il reportage senza fronzoli, spontaneo, possibilmente ironico se le circostanze lo permettono, lo riempie di gioia e, nonostante migliaia e migliaia di immagini archiviate, sente il desiderio insaziabile di continuare, per cercare quel “click” in grado trasformare quell’attimo in un racconto.
Sono fonti di ispirazione nomi che appartengono alla storia della fotografia come Bresson, Capa, Herwitt, Burke White, Abbas, Berengo Gardin, non nel tentativo di emularli, ma come esempio per cercare, come hanno fatto loro, di raccontare il mondo per immagini.