Rivoluzionaria, come Lazzaro, Alice Rohrwacher non smette di stupire con la forza visionaria di immagini senza tempo, talvolta grezze come i personaggi che racconta (in un Super16 senza mascherino), altre volte mirabili come le vette a cui punta. Nell’equilibrio tra naturalismo e astrazione risiede il fascino di un cinema “puro” come le azioni (e non solo i sogni) del suo protagonista, che si offre più volte nella sua ambivalenza. Santo o idiota, profeta o contadino, rivoluzionario senza sapere di esserlo o emarginato da un sistema spaventato dalla sua semplicità: i suoi occhi sgranati sull’Altro sono difficili da dimenticare, così come Lazzaro felice, mirabile esempio di chi sta segnando con impavido coraggio e ostinata determinazione un’altra strada per il cinema italiano.