Un omaggio insolito, che non porterà l'attenzione del pubblico, come si potrebbe facilmente immaginare, alla Milano da bere degli anni Ottanta, a feste goliardiche o passioni vacanziere bensì alla Venezia di fine Settecento, seducente sfondo di una delle pellicole più coraggiose (e, purtroppo, meno note) del cineasta romano, da poco scomparso: “La partita”, interpretato da Faye Dunaway e Matthew Modine.
Tratto dal romanzo omonimo (1986) di Alberto Ongaro, vincitore del premio Campiello, il film vede come protagonista il nobile libertino Francesco Sacredo, tornato alla natìa Venezia dopo un lungo esilio a Corfù. Dalle labbra del servo Manolo, apprenderà purtroppo che il padre ha perduto ogni suo avere giocando con una nobildonna tedesca, la contessa Mathilda von Valdštejn. La dama offre una possibilità al giovane Sacredo: giocare un’ultima partita. Se lui vincerà riacquisterà tutto, se perderà non solo non riavrà nulla ma la sua vita apparterrà per sempre alla donna...
Memore della lezione del padre Steno - il quale omaggiò il cinema degli spadaccini con il brioso Le avventure di Giacomo Casanova (1954) - Carlo Vanzina realizza con "La partita" un esperimento che, a distanza di trent’anni, risulta, forse, ancora più piacevole e denso di suggestioni; impreziosito oltretutto dalla fotografia del veterano Luigi Kuveiller (Il conte Tacchia, Malamore) e dai lussuosi costumi di Roberta Guidi Di Bagno.
Il film sarà introdotto e commentato dal dr. Giordano Giannini.