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Il Gruppo Antonini vara la piattaforma Off-Shore Maboqueiro, un’opera da record In evidenza

di Anna Mori - La più grande e pesante piattaforma mai realizzata dall'azienda.

Il Gruppo Antonini è un'eccellenza tutta spezzina che ha nel proprio DNA una lunga storia fatta di esperienza, competenza e tanto impegno. Nato da una piccola realtà imprenditoriale metalmeccanica, orali gruppo è diventato una delle principali aziende che lavora nel settore metalmeccanico Oil&Gas e navale in Italia. 

Fondata nel 1943 da Walter Antonini, l'attività dell'azienda si è concentrata inizialmente sulla riparazione di strutture metalliche danneggiate dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni '50 viene introdotta la carpenteria media e poi quella pesante, passando al montaggio di impianti industriali.

E' negli anni '60 che arriva la svolta, quando il fondatore Walter Antonini incontra Enrico Mattei, amministratore delegato di ENI. In questo periodo viene inserita nell'attività dell'azienda la costruzione di piattaforme petrolifere. Affermata come partner di ENI, nel 1963 la famiglia Antonini diventa forniture di strutture offshore e installazioni di piattaforme petrolifere.

Alla fine degli anni ‘70 la famiglia acquisisce un'area balneare nella Baia di Pertusola per ampliare la filiera produttiva e inizia a costruire e riparare grandi navi commerciali per terze parti e a trasportare e installare le strutture di propria produzione nei siti off-shore

Nel 2019 il Gruppo Antonini, in partnership con l'Ingegnere Aldo Manna, fonda "Antonini Navi La Spezia", diversificando ulteriormente la propria attività anche nel settore dello Yacthing e specializzandosi nella costruzione di yacht full custom, unità navali e militari, grazie alla propria esperienza pluriennale. Al momento sono in costruzione 3 yacht in acciaio di oltre 30 metri: due progetti full custom EVO 31 e SEAMORE 34, la cui consegna è prevista per la seconda metà del 2025 e un terzo, in fase di realizzazione, il SUY 135 in costruzione on spec, quindi autofinanziato dall'azienda e da proporre ad un cliente, la cui consegna è prevista per il 2026.

La piattaforma off-shore Maboqueiro, un progetto ambizioso

Venerdì 22 novembre, il Gruppo Antonini ha varato all’interno del proprio stabilimento della Spezia la piattaforma Off-Shore Maboqueiro, la più grande e pesante mai realizzata dal Gruppo. Destinata all’estrazione di gas dal giacimento Maboqueiro, in Angola, l’imponente struttura rappresenta un risultato straordinario per il Gruppo e segna il primo progetto EPC (Engineering, Procurement, Construction) eseguito per Azule Energy, società partecipata da ENI e uno dei principali attori nel settore Oil & Gas del Paese. La complessità del progetto ha richiesto circa 24 mesi di gara, viste le dimensioni delle costruzioni da eseguire e le numerose interfacce.

“Con il progetto Maboqueiro abbiamo raggiunto un traguardo che testimonia la capacità dell’azienda di affrontare sfide complesse e di portata globale. - dichiara il CEO Simone Antonini - Questa piattaforma rappresenta non solo un record in termini di dimensioni e innovazione tecnologica, ma anche un esempio concreto della nostra abilità di integrare competenze ingegneristiche avanzate con un approccio sostenibile ed efficiente”.

Il Progetto Maboqueiro EPC è parte del Progetto Angola NGC (New Gas Consortium) destinato all’estrazione di gas condensato da due giacimenti chiamati Quiluma e Maboqueiro. Questi giacimenti sono caratterizzati da più strati contenenti gas e condensato, con un piano di sviluppo che prevede la realizzazione di due piattaforme, un nuovo impianto di ricezione e trattamento del gas a terra, e le condotte per il trasporto dei materiali estratti. L’avvio della produzione è previsto per il 2026, con una capacità stimata di 330 milioni di piedi cubi di gas al giorno, pari a circa 4 miliardi di metri cubi all’anno. 

"Il progetto è importante per diversi motivi. - evidenzia il direttore generale Walter Antonini - Sicuramente per il valore molto elevato, circa 100 milioni di euro, una cifra che non si vedeva da alcuni anni, perché il settore dell'Oil&Gas dal 2016 ha registrato un calo, sia dal punto di vista dell'estrazione che della produzione di impianti. Il secondo motivo è perché si tratta di un progetto importante e strategico per il governo angolano, che lo ha anche per questo defiscalizzato, ed è uno dei primi progetti ENI in Angola".

La piattaforma Maboqueiro realizzata dal Gruppo Antonini è composta da un jacket, l’equivalente di una struttura oceanica costruita con componenti tubolari in acciaio e ancorata al fondale marino con quattro pali di 88 metri di lunghezza, alla cui sommità si aggiunge un deck di tre piani della dimensione di 25x30 metri per un peso totale di 2.600 tonnellate, il più pesante mai realizzato dal Gruppo. La piattaforma ha una capacità di 6 slot per pozzi (4 operativi + 2 di riserva) e la pressione operativa del gas raggiungerà i 60 bar (durante la fase di esercizio).

Tra le particolarità del progetto, spicca l’adozione di nuovo metodo per il sollevamento del jacket che non era mai stato usato dal Gruppo. Grazie a un sistema progettato ad hoc, è stato possibile montare le parti del jacket in uno spazio ridotto, superando una sfida logistica impegnativa. "La parte di movimentazione e di costruzione del Jacket, - spiega Walter Antonini - è stata molto complicata e anche i fornitori che hanno collaborato con noi, hanno utilizzato nuove tecnologie per movimentare il Jacket che è davvero una struttura imponente".

"Tutto il sistema è stato studiato sin dall'inizio perché prima di costruire e spedire una struttura del genere, tutti i distretti dell'ingegneria ne hanno valutato la fattibilità, altrimenti sarebbe stato impossibile realizzare questa operazione" ha aggiunto il CEO Simone Antonini.

Inoltre, per questo progetto, è stata operata la completa digitalizzazione di tutti i report di qualità, gestiti mediante un software chiamato CCMS che consente diverse operazioni, di cui una parte collegate alla fase di manutenzione.

"Costruire piattaforme non è banale, - sottolinea ancora Walter Antonini - ci vuole ingegneria, fornitori che conoscano il lavoro, esperienza nella metalmeccanica e dei materiali che devono rimanere in mare in condizioni particolari, ci vuole il know-how giusto, le conoscenze di fornitori, procurement e subappalti. In Italia abbiamo la manodopera, gli ingegneri, l'esperienza che in altri paesi non sono presenti. La costruzione della piattaforma è stata realizzata completamente dal Gruppo Antonini, sia in cantiere, che presso la struttura di prefabbricazione ad Arcola. Anche le aziende dell'indotto sono tutte spezzine". 

"I mercato della costruzione delle piattaforme è chiuso, entrano solo società qualificate rispetto alle compagnie petrolifere. - spiega ancora il CEO Simone Antonini -  Sono necessarie le competenze, il nostro know-how si basa su oltre 80 anni di esperienza, da quando mio nonno ha fondato l'azienda, mio padre ne ha preso l'eredità e ora io e mio figlio stiamo portando avanti l'attività, siamo ormai alla quarta generazione". 

Il varo della struttura

Il varo della piattaforma è un'operazione molto complessa, viste le dimensioni della struttura. L'operazione prevede due fasi, prima il varo del jacket e poi quello del deck. "Il varo del jacket è stato il frutto di calcoli molto complessi. - sottolinea Walter Antonini - La struttura poggia su carrelli che la fanno avanzare dalla banchina al mare dove verrà collocata su due bettoline che, inizialmente sono piene d'acqua e quasi sommerse. Man mano che il carico della struttura insiste sulle bettoline, queste vengono svuotate di acqua, secondo calcoli ben precisi, per compensare il peso dell'enorme jacket, pari a oltre 2000 tonnellate".

"Dopo il varo, il jacket verrà trasportato in Angola la prossima settimana e si prevedono 45 giorni di navigazione per raggiungere il sito di installazione. Il deck, invece verrà movimentato i primi di dicembre", aggiunge ancora Walter Antonini.

Il primo passo di un percorso di almeno tre anni

Walter Antonini spiega che il progetto della piattaforma segna l'inizio di un percorso che durerà sicuramente almeno tre anni, e che prevede altre realizzazioni. Un modulo di compressione che verrà installato in una piattaforma esistente e funzionante in Libia, una tra le più grande nel Mediterraneo di ENI e che produce carburi per l'Italia e quindi strategica anche per il Piano Mattei. "Il secondo progetto è invece VHPA, una nuova piattaforma che stiamo realizzando in un consorzio con altre due aziende: noi ne costruiamo solo una parte, ma il progetto intero è pari ad un miliardo di euro e durerà fino al 2027". In totale le due commesse del Gruppo Antonini sono pari ad un valore di circa 500 milioni di euro.

Il futuro

Per il futuro novità anche nel settore di attività del Gruppo legato al navale, "per la quale per anni abbiamo costruito per conto terzi, sia per cantieri locali che di Genova, occupandoci prevalentemente della parte di carpenteria. - spiega ancora Walter Antonini - Dal 2020, insieme ad Aldo Manna abbiamo iniziato a costruire navi per la nostra azienda, sia per clienti italiani che esteri. Crediamo molto alla parte navale, per cui in questo momento stiamo investendo sia in formazione, che in personale e tecnologie". 

Sui progetti futuri Walter Antonini aggiunge: "Il futuro vuole guardare anche alle nuove energie, perché come costruttori possiamo costruire strutture in metallo sia per l'Oil&Gas che per le energie rinnovabili, per la carbon capture e per tutte quelle attività che sono Green, ora stiamo cercando di vincere delle gare sia nel Mediterraneo che all'estero, per cercare di diversificare. Anche i nostri clienti stanno investendo nel settore Green".

"Nei prossimi anni abbiamo in mente anche di investire nella ristrutturazione e ammodernamento dei capannoni, la marina, il rimessaggio e l'officina" conclude Walter Antonini.

 

 

 

 

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