Erano presenti il Sindaco di Monterosso Emanuele Moggia e il fotografo Enrico Amici, autore del testo introduttivo alla mostra.
La mostra sarà visitabile fino a giovedì 19 luglio.
L’AUTORE
Giorgio Pagano ha tenuto la sua prima mostra personale, “Sixty”, agli Archivi Multimediali Dialma Ruggero alla Spezia (2014). La seconda mostra personale “Sao Tomé e Principe - Diario do centro do mundo” è stata allestita, tra 2016 e 2018, agli Archivi Multimediali Dialma Ruggero alla Spezia, a Sarzana, a Lerici, a Sesta Godano, a Monterosso, a Follo, a Pontremoli, a Fivizzano, a Marina di Massa, a Massarosa, a Genova (Palazzo Ducale e Castello D’Albertis - Museo delle Culture del Mondo), a Sestri Levante, a Chiavari e ad Albenga.
Sue fotografie sono state selezionate per molte mostre e pubblicazioni, premiate in concorsi ed esposte in mostre collettive.
E’ socio fondatore del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia.
APPUNTI, RIFLESSIONI PER LA MOSTRA DI GIORGIO PAGANO LA FORMA DELL'ACQUA
“Stiamo parlando di un autore che credo possa vantare il maggior numero di esposizioni fotografiche nel minor tempo possibile. Sicuramente nemmeno Salgado ha esposto i suoi lavori quanto Giorgio ha movimentato, in primis, la mostra sulla sua esperienza a Sao Tomè e Principe.
Questo non vuol dire che la fotografia lo abbia sedotto, sia diventata mania, prurito, pensiero fisso e nemmeno mestiere.
Direi, anzi, che il motore è il suo pensiero, impegnato, etico, coraggioso che abbraccia instancabilmente argomenti ed esperienze frutto di scelte esistenziali, sociali, culturali, politiche.
Per muoversi nel mondo, in questo modo, tentando di migliorarlo, Giorgio ha trovato nella fotografia un alleato, uno strumento che gli consente di aumentare l'efficacia del suo agire e dei suoi progetti.
Il motivo non è fotografia.
E' condizione umana. Umanesimo.
Per me è un bene.
Credo sia importante, per chi fotografa, partire dalla necessità di cambiare se stesso e il mondo. Così fotografia, scrittura, musica non sono solo virtuosismo ma trascrizione, traduzione di esperienza, di ricerca, di conoscenza.
La genesi de La forma dell'acqua è un po' diversa da quella di altri lavori. Pensiero e sguardo diventano più introspettivi e più attenti alla visione.
Qui, come spesso accade, il caso, l'occasione , la richiesta hanno spinto Giorgio a misurarsi con il linguaggio dell'acqua attraverso fotografie realizzate in contesti e per motivi diversi.
Anche questo mi interessa. Cambiano le intenzioni, cambiamo noi e troviamo nelle nostre immagini, anche in quelle già fatte, oggetti utili per nuove ricerche.
Insomma, mi pare, che anche questa volta Giorgio non si sia sottomesso ad una fotografia che narcisisticamente ci usa”.