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Arte a Tellaro: spazio a Christian Ciampoli In evidenza

Il secondo appuntamento della rassegna di Fourteen ArTellaro "La superficie accidentata", a cura di Gino D’Ugo, ospita l’artista Christian Ciampoli.


Torna la rassegna d'arte ideata da Gino d'Ugo, nello spazio espositivo di pizzatta Figoli: dopo il primo appuntamento, la terza edizione dal titolo "La superficie accidentata", sarà Christian Ciampoli a plasmare la stanza bianca che ospiterà la sua arte da venerdì 1 al 21 giugno.

“Nel Pane di Demetra” (di Silvia Moretta)

“Nel pane possiamo davvero vedere il corpo, perché quando entra in esso, diventa effettivamente il corpo dell’uomo”. Così Gregorio di Nissa concepiva il rapporto tra il pane e il corpo, con un
pensiero simile al filosofo Anassimene, secondo il quale nel pane vi sono omeomorie di tutte le cose. Anche nell’intervento di Christian Ciampoli per Artellaro, il pane è corpo, in un senso ancora
più profondo dell’ingerimento. Il monumentale disegno della dea Demetra, raffigurata secondo la classica inconografia, di tre metri di altezza, assume una connotazione sindonica: la carta è stata
sottoposta ad un preciso, lento, reiterato rituale, una rigorosa liturgia laica, compiuta più e più volte.

Ciampoli a Fourteen Artellaro

Sulla carta l’artista ha lavorato come un pittore: con un pennello imbevuto di lievito madre da lui stesso preparato, ne ha campito il disegno, di volta in volta i panneggi delle vesti, il volto, le mani, i piedi, l’attributo dell’abbondanza. Il lievito è stato quindi sottoposto a cottura, con i fogli infornati piegati, il pane, una volta cotto, sottratto, e di nuovo ha campito, e di nuovo ha lasciato cuocere. Un lavoro la cui definizione sfugge al dominio dello stesso artista, ed il cui risultato trattiene in se’ le tracce della trasformazione della materia. L’opera di Ciampoli è il risultato del tempo, dell’attesa, di una maestria di radice tradizionale, in un cambiamento di paradigma pienamente legato al fare artistico contemporaneo.

È il frutto della conversione da solido a liquido operata dal calore necessario alla cottura, è il frutto, anche, di uno scarto di ciò che tradizionalmente non può essere scartato, con il sovvertimento di quanto fino ad oggi l’arte ha mostrato, in relazione al pane. Perché se nella storia dell’arte il pane era realisticamente dipinto in nature morte e nel Novecento assimilato alla poetica dell’oggetto quotidiano, “minore e dimesso, ma veicolo di un’indagine raffinatissima sulla fisicità della forma” (Morandi), o in quadri d’ambiente (Picasso), fino ad una sua esaltazione (Dalì, che lo ha inserito più volte nei suoi dipinti, anche sessualizzandolo, in quanto simbolo di fecondità e come modo per esorcizzare la morte, fino a portare una baguette in una processione che la santificava), Ciampoli espone la dimensione transitoria del pane, la traccia della sua trasformazione. Pane come materia primigenia, fondamento della vita dunque, inteso non solo come fondamento del cibo e della sussistenza dell’uomo – l’uomo si nutre del pane da un tempo antichissimo, ancora prima di iniziare a scrivere, ancor prima che nascessero i libri (Pane Nostro) – ma con una ricchezza di sfumature tali da abbracciare la sfera profana e quella sacra. E l’opera vive del contrasto tra la dolcezza del disegno classicheggiante e dell’impreciso marchio a fuoco sulla carta, di cui si rende naturale colore.

Nelle tracce del pane riemerge visivamente il corpo del pane, il corpo della Kore che secondo Teocrito, nei culti arcaici, tra le mani teneva fasci di grano e di papaveri, ma se il pane come il
corpo dell’uomo è mortale, al contrario le tracce che la sua cottura genera sulla carta restano immortali, per quanto destinate alla fragile esistenza materiale della carta, come immortale è tutto il
sistema di rimandi e di significati che il pane e il culto della dea Demetra conservano, richiamanti alla terra, al lievito madre, all’acqua e al fuoco, all’energia, ovvero ai primi elementi e principi
fondamentali del mondo.
Nelle tracce della cottura del pane sulla carta riemerge un corpo non mortale, e il tema simbolico che generalmente si associa al pane, sembra quasi risuonare per la sua stessa
dematerializzazione, in una dimensione che va oltre il visibile: memoria, simbolo, metafora.

LA SUPERFICIE ACCIDENTATA

Mauro Folci 

 

 

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