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Portami a ballare ... al Dialma (Video e foto) In evidenza

di Gianluca Solinas – Fra i pochi vantaggi del mestiere di giornalista c’è quello di potersi “imbucare” quasi in ogni dove e stamattina mi sono ritrovato al Dialma Ruggiero.


Ci sono le prove dello spettacolo “Ritratti” che andrà in scena domenica 29 ottobre, ore 20,30, al Dialma Ruggiero ed è uno spettacolo di danza.
Fin qui tutto bene. Ma chi sono i danzatori?

Devo dirlo, in passato mi è capitato di assistere a spettacoli e prove di importantissime compagnie, famose nel mondo come quella all’epoca “capitanata” da Maurice Bèjàrt, mancato nel 2007 e star assoluta della danza moderna, coreografo e “mentore” di quel Jacopo Godani, "spezzino vero", che oggi dirige la nuova e prestigiosa Dresden Frankfurt Dance Company.

Oggi ho assistito e apprezzato le prove dei ragazzi della Missione di Sarzana, coreografati da Annita Conti e che metteranno in scena uno spettacolo che, devo dirlo, arriva dritto al cuore.

Sapete perchè?

Chi conosce il balletto o la danza in genere sa che dietro l’arte del corpo, le performance mirabolanti di questi artisti, ci sono anni di studio, di preparazione terrificante, di adattamento del corpo a situazioni e fatiche talvolta estreme.

Bene, tutto ciò in funzione di esprimere con il proprio corpo emozioni.

Emozioni che siano trasmissibili senza altro linguaggio che quello primordiale offerto dal proprio corpo e dai suoi movimenti.

In definitiva un gioco.

Gioco inteso come arte, l’arte di comunicare. In inglese le performance sul palco vengono definite play, un attore recita? Play... un ballerino danza? Play. Insomma, gioco.

Ecco, la bellezza delle arti performative sta tutta qua. Si gioca e si trasmette di volta in volta emozione, gioia, risentimento, paura, rabbia, amore etc.

Il bello di tutto questo è che non serve una scuola, non serve la Scala o il Bolshoi, l’Actors Studio o l’Accademia di Arte Drammatica. Serve la gioia di farlo e questi ragazzi ce l’hanno.

Disabili? Diversamente abili? Certo, ma con un cuore e un corpo, con le emozioni e un cuore che batte, pompa sangue ed emozioni.

Sotto la cura di Annita Conti e dei suoi collaboratori (tutti bravissimi), si muovono liberi, senza costrizioni, lasciando che i loro corpi e le menti comunichino tutto ciò che la musica ed il palco gli suggeriscono.

Seguono le coreografie, lasciano che l’improvvisazione li catturi, si vede che si divertono davvero e questo cattura il pubblico, lo coinvolge al di là del fatto che si stia assistendo ad uno spettacolo messo in scena da ragazzi e ragazze che portano i propri limiti con disinvoltura, li portano su un palco, li mostrano e li ostentano.

Quello che serve per emozionare, quello che serve per fare spettacolo, quello che serve a tutti coloro che calcano le scene per sentirsi vivi, protagonisti, per riprendersi i propri spazi, il proprio ruolo in un  mondo per nulla facile.

E se per gli attori o i ballerini professionisti questo è uno sforzo quotidiano per mestiere, per questi ragazzi è uno sforzo quotidiano nella vita, in ogni istante, perchè diversamente abili li definiamo noi che ci definiamo abili, ma loro la propria abilità ce la sbattono in faccia per farci capire che la vita è una cosa che accomuna tutti, che tutti abbiamo pregi e difetti, limiti e sogni. E che gli uni e gli altri possono essere superati e vissuti appieno da chiunque lo desideri davvero.

Andate a vederli, vale la pena.

Abbiamo realizzato qualche immagine, “rubato” qualche istante delle prove e intervistato le “colpevoli” di questa piacevolezza: Annita Conti e Ornella Dadà.

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