All'incontro sono stati invitati i segretari provinciali di CGIL, Lara Ghiglione, CISL, Antonio Carro e UIL, Nadia Maggiani che porteranno la loro esperienza, provata quotidianamente “sul campo”.
A seguire sarà proiettato, ad ingresso con voucher invito, il film “In dubious battle – il Coraggio degli Ultimi”.
In alcune inquadrature il film ricorda il grande affresco corale presente ne “Il quarto stato” di Pelizza da Volpedo dipinto nel 1901, cioè nell’epoca storica delle lotte contadine delle campagne della pianura padana quando a partire dal 1882 migliaia di contadini della pianura padana (iniziando nel Mantovano) incrociarono le braccia per il primo di una lunga serie di grandi scioperi che presto dilagarono nel Delta del Po, in Emilia, in Piemonte e nel vercellese dove le mondine con la loro proteste ottennero, per prime in Europa, il riconoscimento delle otto ore lavorative.
Le scarse condizioni igieniche e la malnutrizione dovuta a una dieta a base di polenta determinavano, soprattutto nelle campagne, il diffondersi della pellagra, la malnutrizione e lo sfruttamento del territorio indiscriminato favorivano la diffusione della malaria, nonchè del cretinismo cioè lo stato di ipotiroidismo congenito, una tara fisica e mentale delle classi più povere.
Il cinema si è occupato di tali temi, trattandoli come rievocazione storica e sentimentale come nel grandissimo “L’albero degli zoccoli” del 1978 di Ermanno Olmi , “Riso Amaro “ del 1949 di Giuseppe De Santis sugli scioperi delle mondine o il più recente (e potente) “7 minuti” di Michele Placido del 2016 tratto da una storia realmente accaduta in Francia a Yssingeaux.
In questo film “Il coraggio degli ultimi” l’epoca trattata è quella degli anni successivi alla grande depressione che segui il 1929 in America e le lotte dei contadini, cioè di persone che non avevano nulla se non le loro braccia. Il film parla della loro solitudine, della loro rassegnazione, della loro resistenza. Forse il film non è “abbastanza rabbioso” , sicuramente la realtà è stata altra come John Steinbeck ha delineato con più realismo nei suoi romanzi. Anche in questo caso il cinema si è ispirato al grande autore americano nel cupo e disperato “Furore” del 1940 di John Ford interpretato da HenryFonda.
Ma chi sono gli “ultimi” oggi?
Forse ce ne eravamo dimenticati, anzi la società “opulenta” di Galbraith ne aveva rimosso l’esistenza vergognandosene come se si trattasse di una malattia deturpante. Oggi “gli ultimi“ invece ripropongono con forza la loro presenza nel nostro tempo, caratterizzato da un processo di destrutturazione dei partiti tradizionali e dall’acuirsi dei grandi temi sociali che hanno già caratterizzato il novecento.
Il cambiamento del ciclo produttivo si è andato caratterizzando per un sempre maggior impiego della tecnologia e una conseguente minore domanda di manodopera, richiesta sempre più specializzata a fronte di un aumento delle masse lavoratrici e conseguente aumento dell’occupazione.
La grande domanda sociale legata al reddito sempre più basso e un allargamento della forbice fra chi è sempre più ricco e chi è sempre più povero.
La grande domanda sociale di cui è componente importante il cambiamento in corso a livello demografico della popolazione italiana e europea con l’ingresso di popolazioni di altre culture, i migranti (sono 200 milioni nel mondo i migranti economici e non costretti a fuggire dalla fame), come ha denunciato Alex Zanotelli nel suo recente intervento sul silenzio dell’Africa )
Un film che ci obbliga a una riflessione e ad uno sguardo più attento su quanto sta accadendo vicino a noi e a mantenere una attenzione particolare sulla solidarietà sociale nelle sue possibili manifestazioni.