Dicembre 1918. Tom Sherbourne (Michael Fassbender) è un reduce segnato dagli orrori della Grande Guerra: l'ha vissuta in prima persona con tutti gli effetti del caso e ora fatica a lasciarsela alle spalle. Al di fuori non mostra emozioni, ne ha già provate fin troppe, vive al limite dell'anaffettività, sguardo basso e lacrime trattenute, non smette di chiedersi per quale dannato motivo la sua vita sia stata salvata, al contrario di quelle di tanti, troppi amici seppelliti anonimamente da qualche parte sul fronte francese. Vuole isolarsi dal mondo e dalle sue brutture: il posto da guardiano del faro liberatosi a Janus, una piccola isola dimenticata da Dio al largo dell'Australia occidentale, fa giusto al caso suo.
"Quanto all'isolamento, sento di essere pronto. Infatti, dopo la Francia, l'idea di stare per un po' da solo...la accolgo volentieri", risponde a chi lo avverte che quello a Janus non sarà un soggiorno particolarmente confortevole. Non a caso il povero Trimble, che custodiva la fiammella del faro di Janus prima di lui, si butta da una scogliera ad Albany. La disperazione per l'emarginazione autoimposta gioca brutti scherzi: è il classico augurio di buona permanenza.
Ma ad allietare il soggiorno del compassato Tom ci penserà l'incontro con un'affascinante giovane del posto, Isabel Graysmark (Alicia Vikander): gli sguardi furtivi dei primi incontri si trasformeranno presto in un amore intenso, di quelli vecchio stile, tutti gentilezze e paroloni d'altri tempi.
"Portami a Janus con te", azzarda Isabel, anzi Izzie. "Ho paura che sia contro le regole del Commonwealth - le risponde Tom, in ossequio alla ferrea educazione ricevuta – La sola donna che può stare a Janus è la moglie del guardiano". "Allora sposami", butta lì lesta Izzie.
Ma non sarà tutto rose e fiori: Isabel non riuscirà ad avere un figlio – ne perderà due, in due aborti spontanei, nel giro di qualche anno - che però, nel bel mezzo della sua disperazione, arriverà inopinatamente sulle coste di Janus, proprio come in una fiaba, su una piccola barchetta alla deriva, forse vittima di un naufragio. Che fare? Tenerlo (o meglio tenerla: è una bambina), soddisfacendo una volta per tutte il desiderio di maternità di Isabel, che la tormenta da anni, venendo meno però al rigido dovere di segnalazione di un incidente del guardiano del faro? Oppure lanciare un segnale sulla terraferma, come vorrebbe il severo regolamento che scandisce il soggiorno di Tom a Janus? Fare la cosa giusta o quella più conveniente?
Va da sé che l'ultimo film di Derek Cianfrance, tratto dall'omonimo romanzo del 2012 dell'australiana Margot Stedman, ruota tutto attorno a questo interrogativo morale, che – senza voler svelare nulla – segnerà irrevocabilmente le vite di Tom e Isabel. "La luce sugli oceani" è il classico dramma vecchio stile, che però riesce abilmente a non scadere mai nella retorica o nell'overdose da melassa (eccetto il finale: quello, sì, un filo patetico e non all'altezza delle due ore precedenti).
Basta non farsi ingannare dalla colonna sonora melodrammatica (ma efficace), dal gioco (neanche troppo ruffiano) dei violini in sottofondo, dai dialoghi un filo artificiosi per gli standard cui siamo abituati oggi (ma verosimili per l'ambientazione storica) e dalle lettere d'amore lette dalle voci fuori campo. Con il sentimentalismo messo per una volta a tacere, Derek Cianfrance vola alto, con toni a tratti lirici, e commuove genuinamente più di una volta: lo spezzino con la passione per il cinematografo e la predilezione per qualche lacrima sincera se ne accorgerà. Se poi si tratta anche di uno spezzino genitore, meglio preparare il fazzoletto all'ingresso: "La luce sugli oceani" infatti porta a conseguenze estreme l'amore sconfinato di un padre e una madre per il proprio figlio – e che esso sia biologico o meno chi se ne frega. Il tutto in un'atmosfera dai toni fiabeschi, elegantemente a metà fra mito e realtà.
Di grosso aiuto le ottime prove di Michael Fassbender, trattenuto e mai sopra le righe (less is more, Michael!), ma soprattutto di Alicia Vikander, una delle migliori attrici della sua generazione, nei panni di un'Isabel ora fragile, ora raggiante, poi di una fermezza coinvolgente nel rivendicare il suo amore per la piccola Lucy. Quanto a Rachel Weisz, che comparirà a metà film a guastare le feste in stile Crudelia De Mon, delle due l'una: ai titoli di coda o la si ama o la si odia.
I paesaggi sconfinati e romantici della Tasmania e di Marlborough, in Nuova Zelanda (dove il film è stato girato), esaltati dalla bella fotografia di Adam Arkapaw e dal formato di 2.35:1, stanno lì a significare - neanche ce ne fosse ulteriore bisogno - la piccolezza e la precarietà delle vite di Tom e Isabel nel mondo: un uomo e una donna in balìa prima delle atrocità della guerra, ora di una (s)fortunata coincidenza che sembra condannarli al tormento.
E' la bellezza di quel cinema in cui non servono le parole, ma bastano (e avanzano) le immagini.
Chi ha voglia di piangere è pregato di accomodarsi in sala. Proprio lì, tra l'oceano del fare la cosa giusta e quello del fare la cosa più conveniente. Chissà il faro di Janus da che parte illuminerà.
DOVE E QUANDO
"La luce sugli oceani" è in programmazione al Megacine di via del Canaletto da giovedì 9 marzo tutti i giorni alle 16.05, 18.50 e 21.35; è in programmazione anche al Moderno di Sarzana (qui gli orari).
Titolo originale: The light between oceans
Genere: Drammatico, Romantico
Diretto da: Derek Cianfrance
Scritto da: Derek Cianfrance, M.L. Stedman
Con: Michael Fassbender, Alicia Vikander, Rachel Weisz
Durata: 2h 13 min