A Massa il libro è stato presentato dal Sindaco Alessandro Volpi, che lo ha definito "un importante contributo storiografico sul tema della Resistenza nell'area spezzina", che "contiene tuttavia alcuni aspetti che lo rendono un testo assai particolare, non definibile nell'ambito della produzione storica in senso stretto": combina infatti "interventi di ricerca, notazioni commemorative, brani dal chiaro sapore pedagogico, elementi tenuti insieme da una forte passione civile che intende sottrarre la Resistenza al rischio della dimensione meramente celebrativa, destinata a indebolirne la carica di matrice originaria della nostra democrazia".
Volpi ha condiviso l'insistenza di Pagano "sulla centralità del 'coraggio morale' di tanti italiani nel periodo 1943-1945, una virtù pubblica e collettiva, ben più rilevante in termini culturali, istituzionali e politici rispetto ai pur rilevanti ardimenti dei singoli"; e la sua visione della Resistenza come "atto fondativo della Repubblica perché rappresenta un bene comune in grado di dare corpo a un'altrimenti inesistente tradizione democratica e perché esprime il riscatto di un popolo".
Lo storico Massimo Michelucci si è soffermato, in particolare, sulle pagine dedicate a "Facio" e sull'insistenza di Pagano sulla "Resistenza come moto popolare dal basso". "La storia d'Italia -ha detto- potrebbe essere narrata come una storia in cui la 'politica dall'alto' non ha saputo interpretare e guidare la 'politica dal basso', come dimostra per esempio la vicenda degli Arditi del Popolo, lasciati soli dai partiti a combattere il fascismo nascente".
Pagano si è detto d'accordo: "I germogli sociali e culturali dal basso sono stati interpretati e guidati dai partiti nella Resistenza, poi ancora nel moto del luglio 1960, che diede vita al centrosinistra, ma molto meno nel '68-69, un movimento che rimase senza risposta politica". Oggi l''ardir', ha concluso Pagano, "deve manifestarsi in un moto contro il mutamento della forma di governo prevista dalla Costituzione, perché la concezione dell'uomo solo al comando mette a rischio i valori sociali della prima parte della Carta".
A Groppo il libro è stato presentato dalla studiosa Lorena Calabria, che ha condiviso le due "categorie fondamentali del libro, quella del coraggio morale e quella del moto popolare". La Calabria ha proposto come figura simbolica di queste due categorie la contadina Carmela di Boschetto, sopra Antessio: la sua casa accolse i partigiani del Battaglione "Matteotti-Picelli", e Carmela salvò i patrioti sorpresi dai tedeschi parlando con un ufficiale: "Non sapeva una parola di italiano, parlava solo in dialetto, ma a convincere il tedesco bastarono i suoi gesti... poi andò subito a preparare la pattona ai partigiani".
L'autore ha condiviso e ha citato tante altre testimonianze raccolte nel libro, che testimoniano tutte "l'intensità della Resistenza sociale e civile, soprattutto delle contadine e dei contadini della Val di Vara, senza cui la Resistenza armata non ce l'avrebbe mai fatta". Il dibattito si è soffermato sui temi della crisi politica e morale attuale e del come restituire ai giovani l'eredità della Resistenza. "Dal '45 a oggi -ha detto Pagano- è uscita stritolata la Resistenza popolare e civile, delle donne e degli uomini comuni, che avrebbe dovuto essere posta a fondamento del tentativo di formare le 'virtù civiche' degli italiani". Ma è da qui, ha concluso, che occorre ripartire: "dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, e poi la storia democratica del dopoguerra e di oggi, animati dalla stesso coraggio morale di allora... il dibattito costituzionale è un'opportunità: le donne e gli uomini semplici possono dimostrare di voler essere cittadini, non sudditi, ed esercitare la 'mente costituente' che è mancata ai vertici del potere, difendendo a grande maggioranza lo spirito e la lettera della Costituzione nata dalla Resistenza".