La serata, introdotta dalla presentazione multimediale del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia "Vedere la memoria", è proseguita con l'introduzione di Gianluca Solfaroli, vicepresidente di Mediterraneo, che ha sottolineato che il libro di Pagano si presta a una "doppia lettura": una "emozionale e affettiva", contrassegnata dalla "tenerezza del ricordo" dei partigiani intervistati o raccontati, l'altra "critica e politica", preoccupata per i "tentativi di rendere marginale la Resistenza".
Di "libro prezioso" ha parlato lo storico Franco Gimelli, redattore di "Storia e memoria", che si è soffermato, tra l'altro, sul saggio finale del libro di Pagano, dedicato all'eredità della Resistenza, in particolare nella nostra città: "è giusto sottolineare l'incompleta affermazione dell'antifascismo in Italia a causa della divisione delle forze antifasciste e della guerra fredda, anche se un'eredità importante l'abbiamo ancora: la Costituzione, che proprio per questo va difesa da ogni attacco".
Marco Rovelli, scrittore e musicista, ha definito "Eppur bisogna ardir" un "libro personale e sentito" e "una ricerca che parte da uno smarrimento politico, di fronte ai partiti della sinistra che stanno mettendo da parte la Resistenza e la Costituzione", e ha apprezzato l'impegno di Pagano per "fare piena luce" sul "caso Facio" e per ricordare anche le figure più controverse del mondo partigiano.
Di un libro "scritto con il rigore dello storico e con il sentimento" ha parlato il copresidente del Comitato Unitario della Resistenza Paolo Galantini, che ha voluto "fare un appunto alla classe dirigente della sinistra": "dobbiamo sostenere la Costituzione, ripartire dalla gente, non rassegnarci all'esistente e avere la schiena dritta: i nostri sogni non sono finiti".
Infine l'autore, che ha ringraziato i tanti partigiani presenti e i familiari dei partigiani scomparsi: "soltanto con le loro parole, testimonianze e racconti possiamo e potremo trasmettere l'eredità della Resistenza". Ora che è "finita l'era dei vecchi partiti", ha sostenuto Pagano, "dobbiamo ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza e che nel dopoguerra e oggi si sono battuti e si battono per la democrazia", perché "non è dall'alto dei poteri costituiti che possiamo pensare di ricevere la salvezza, ma dai germogli che nascono nella società, spesso tra i più umili". L'ardimento, cioè il coraggio morale dei partigiani, è "la parola chiave del libro", ha continuato Pagano: oggi è più attuale che mai, "perché è del tutto assente negli uomini pubblici". Le stesse riforme elettorali e costituzionali in campo, con le liste bloccate, "inducono alla piaggeria, alla sottomissione, alla disponibilità nei confronti dei potenti, alla vigliaccheria interessata solo alla propria carriera". La scelta morale fu diversa in ogni partigiano, "ma da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva, fu una 'voce sotterranea' che indicò agli italiani la via della ribellione e del riscatto". La scelta morale fu "per il bene contro il male" e per la vita "intesa come cammino non solo individuale ma anche collettivo": Una scelta più che mai attuale: "il rapporto del Censis ha descritto un'Italia in cui non c'è più l'azione collettiva e in cui domina l'istinto di sopravvivenza, ma ci si salverà -ha detto Pagano citando don Andrea Gallo- solo tutti insieme".
L'autore si è poi soffermato sulla Resistenza spezzina "come grande moto popolare" a cui parteciparono tutti gli strati sociali, sull'"intensità della Resistenza non armata", sull'importanza della "componente patriottica" e del ruolo della Marina Militare e sul "carattere antifascista molto netto della nostra guerra partigiana": la stessa memoria della deportazione a Spezia, ha spiegato, "è fortemente antifascista, non solo antinazista, perché i deportati partivano dalla caserma repubblichina del 21° Reggimento, tragico luogo delle torture e degli orrori".
Marco Rovelli, che aveva già cantato, al termine del suo intervento, "Fischia il vento" e "Siamo i ribelli della montagna", ha concluso la serata cantando, accompagnato da tutti i presenti, "Bella ciao". Il partigiano Umberto Bellavigna "William" ha ringraziato così: "è stata una serata bellissima e intensa, con tanta gente, commozione, ricordi e prospettive per il futuro".