La comunicazione politica è sempre stata manipolatoria, ha spiegato il filosofo, e lo è tanto più oggi, quando "la politica slitta verso il populismo, affidandosi alla seduzione e all'inganno". Ma, ha aggiunto, la politica non è solo manipolazione: "il problema è tornare a una politica vicina ai cittadini, che li educhi e li coinvolga". Una politica "basata sulle argomentazioni e sulla persuasione, non sulla retorica", con partiti politici "che tornino ad avere un contenuto etico" e si rigenerino grazie "al rapporto con la società". Il punto centrale, ha concluso Bodei, è che "la politica non deve essere più subalterna all'economia".
Nel pomeriggio, al Centro Allende, Bodei -invitato dall'Associazione Culturale Mediterraneo-ha presentato il suo libro "Generazioni. Età della vita, età delle cose". Oggi i giovani, ha detto, "vivono in un presente puntuale, non conoscono il passato e non hanno speranza nel futuro". Serve, allora, "un patto generazionale, per restituire alle giovani generazioni quello che abbiamo ricevuto, beni materiali e valori, e per ricostruire un tessuto connettivo, basato sulla reciprocità tra generazioni". Dobbiamo recuperare, ha concluso il filosofo, "la progettualità di una società diversa e l'utopia", perché insieme al comunismo abbiamo buttato via, sbagliando, l'idea di eguaglianza e di un nuovo modo di vivere: invece bisogna puntare "sull'innovazione non solo tecnica, ma anche nei rapporti umani", perché "l'uomo può cambiare". Se ieri sbagliava chi diceva "vogliamo tutto", oggi sbaglia chi si rassegna e dice "non vogliamo niente".