Con questo lavoro, Antonio Latella prosegue il suo percorso tematico incentrato sulla menzogna (di cui fanno parte, come a formare un unico spettacolo, "Die Wohlgesinnten", tratto dalle "Benevole" di Jonathan Littel, "Peer Gynt" di Ibsen e "Servitore di due padroni" dall'Arlecchino di Goldoni) e condensa ora l'assunto in un unico personaggio, Adolf Hitler.
In scena un solo attore Francesco Manetti (maestro d'armi e training della Compagnia Stabile/Mobile) capace di impartire una vera e propria lezione di teatro, in cui la parola, grazie anche a una regia capace di inventare e non solo concertare, si incarna in azione che evoca mondi, trascinando in un'evidenza emozionale nitidissima e a momenti travolgente.
Una potente partitura fisica e testuale, quasi filosofica, della quale Manetti si fa carico con una performance squassante in cui non imita né interpreta ma incarna lo stesso concetto del male, procedendo per sovrapposizioni, intrecciando movimenti, citazioni testuali e riferimenti letterari, suoni e immagini che rimandano a fonti diverse, dalla Bibbia, alla Torah arrivando a Tolkien, da Brecht a Chaplin, da Heiner Müller a Collodi con in mezzo sonorità di estremo fascino, tra cui l'inconfondibile voce di Demetrio Stratos in una brano dallo storico album Arbeit macht frei.
"E se invece di mettere i baffi alla Gioconda li togliessimo a Hitler?", si legge nelle note di regia a firma di Antonio Latella. "Questa domanda non vuole essere una provocazione ma è, nella sua assurdità, il punto interrogativo da cui partiamo. Volgere lo sguardo da quel quadratino peloso, quella mosca sotto al naso, maschera dell'orrore di tutto il '900, a qualcosa di interiore, di terribilmente intimo, umano.
Non è nostra intenzione mettere in scena la figura di Adolf Hitler, non vogliamo cucire una divisa e farla indossare ad un attore per portarlo a recitare, a interpretare, a personificare o più probabilmente a scimmiottare Hitler. Sarebbe una pazzia e un fallimento di intenti, una mancanza di gusto e altro ancora.
Ci interessa, invece, intraprendere una riflessione sul male. Esiste il male? Certo, per esempio il cancro, un male terribile di cui tutti abbiamo paura perché uccide e non guarda in faccia a nessuno (ricco, povero, famoso, buono, cattivo, santo, peccatore, re, operaio, papa o laico...).
Di fronte a un simile male, la domanda non è solo "come sconfiggerlo?" ma soprattutto "perché nasce?".
Partiamo da questo interrogativo per confrontarci con il cancro che ha colpito l'Europa, l'ha infettata, mutata, devastata, uccisa; è entrato nei cuori e nelle menti e si è trasformato in pensiero, in politica, si è mascherato da ragione, da bene ed ha sterminato senza nessuna pietà, come un angelo vendicatore. Poi un giorno, dopo anni di guerra, il male è stato sconfitto: il cancro e le sue metastasi sono state vinte, un coro di voci ha gridato alla vittoria e abbiamo ricominciato a vivere, a ricostruire e, anche, a dimenticare. Hitler è stato distrutto e sconfitto ma come tutti i grandi mali non è stato ucciso, si è ucciso per non morire, per custodire l'orrendo segreto della sua nascita. Come è stato possibile che il cancro Hitler sia entrato nel cuore di milioni di persone? Come è stato possibile che queste persone abbiano creduto in lui e si siano messe la mosca sotto al naso?"
Costo del biglietto d'ingresso: 13.50 € intero; 10 € ridotto under 30 e iscritti alle associazioni del Dialma; 5 € ridotto studenti delle scuole superiori.
Per informazioni e prenotazioni telefonare al numero 0187 713264 oppure scrivere all'indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .