La riflessione, tenutasi nella cappella, ha coinvolto molti detenuti, operatori, volontari. Agostino Codispoti, funzionario giuridico-pedagogico, l'ha introdotta così: "La sinistra deve occuparsi dei più poveri, e i più poveri sono in carcere". Licia Vanni, responsabile dell'Area Trattamentale, ha detto: "Abbiamo invitato due persone in grado di infondere fiducia".
Alessandra Ballerini ha presentato il libro di Pagano insistendo sul concetto di eguaglianza come cardine della sinistra, e sulla necessità che la sinistra non dimentichi gli ultimi: "a turno siamo tutti ultimi".
Sono intervenuti molti detenuti, che hanno raccontato la loro storia: "abbiamo sbagliato, ma siamo persone anche noi, il carcere deve essere un luogo di rieducazione per il nostro reinserimento sociale, vogliamo dialogare di più con la società che sta fuori". Molte le domande, e anche le considerazioni politiche: "La politica si è staccata dalle necessità del carcere, e la sinistra non fa più la sinistra".
Giorgio Pagano ha detto: "La sinistra non deve 'essere come tutti', deve far diventare popolari idee che oggi sono impopolari, come il decongestionamento e l'umanizzazione delle carceri, le pene alternative, l'abrogazione di leggi 'riempicarceri' come la Bossi-Fini sull'immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle droghe leggere...
La sinistra si è ormai omologata alla destra, deve tornare a usare parole sue, come eguaglianza e rappresentanza dei ceti più deboli, dei lavoratori, dei precari, degli emarginati. Ma la sinistra non rinascerà per la volontà di un leader illuminato, la ricostruiremo solo dal basso, nella società, tra le persone. Poi verrà il leader, come in Grecia e in Spagna: ma Syriza e Podemos sono nati da spinte sociali e culturali dal basso. Il vero cambiamento passa dal cambiamento personale, dalla riforma della nostra vita".
Interrogato dalla Ballerini sulla sua riflessione sul potere e sulla libertà Pagano ha detto: "Il potere non è tutto, nemmeno i soldi. Come dice Pepe Mujica, ex Presidente dell'Uruguay, la felicità sta nella libertà, nel tempo da dedicare all'amore per gli altri, per gli amici, per la natura. Io ho avuto il coraggio di lasciare una via già tracciata, sicura e confortevole, e di rischiare rinunciando a tutto per ricominciare da capo. Non ne sono pentito, anzi: la felicità è realizzare ciò che si vuole veramente, alla ricerca della vita".
Le conclusioni dell'incontro sono state dedicate a don Andrea Gallo e al concetto di speranza: "Come diceva don Gallo, il male grida forte, ma la speranza grida ancora più forte. La speranza è una virtù incancellabile, vivere veramente è sperare".