Così Daniela Brancati, giornalista e scrittrice, ha sintetizzato il senso del suo ultimo romanzo, intitolato "Il coyote liberò le stelle", presentato nei giorni scorsi nella Sala Rossa dell'Ufficio Turismo dall'Associazione Culturale Mediterraneo. La protagonista, Luisa Alunni, è una giovane donna che entra in politica in un grande partito della sinistra e lotta nel tentativo di emergere e di non farsi fagocitare dai meccanismi del potere. A volte è debole e tradisce, ma alla fine sembra farcela: "la vita è fantasia e lotta dura, la tenacia di Luisa è metà dell'opera", ha detto la Brancati. Introdotta dal presidente di Mediterraneo Giorgio Pagano e dalla senatrice del Pd Donatella Albano, l'autrice ha spiegato che i meccanismi dl potere svelati dal romanzo sono comuni a tutti i partiti e a tutte le organizzazioni: "La tensione verso il potere, gli inganni, i cerchi magici ci sono dappertutto... la vera domanda è: tendi a conquistare il potere, ma per cosa fare? E ancora: che cosa sei disposto a cedere di te stesso per il potere?". Un conto, insomma, è "il potere a servizio di un interesse collettivo", un conto è "il potere che rinuncia a ogni ideale, ridotto a ingordigia per agguantare il pezzo di torta". Rispondendo alle domande del pubblico la Brancati ha detto la sua sulla distanza tra i partiti di oggi e quelli della prima Repubblica: "i difetti c'erano anche allora, ma ora si sono ingigantiti, perché negli ultimi trent'anni c'è stato il degrado, cioè una omologazione tesa a non disturbare il manovratore e a ottundere il senso critico". E le donne che fanno politica? "Sta prevalendo lo spettacolo -ha risposto- ma battiamoci perché prevalgano rappresentanza e merito".