Una selezione di una quarantina di opere, le più rilevanti di una collezione che annovera nel complesso circa 400 pezzi, conservati tra il palazzo della Fondazione, la sede centrale della Banca, le agenzie periferiche e Villa Marigola. Come descriverebbe il patrimonio artistico delle due collezioni? Un patrimonio interessante, composito, direi quasi rapsodico, episodico, che si è formato nel tempo seguendo l'entusiasmo, il gusto e le declinazioni estetiche dei direttori della Banca e della Fondazione. Chiaramente la banca ha una collezione più antica, che ha contribuito alla bellezza del patrimonio civico. Mentre la collezione della Fondazione è più esigua dal punto di vista numerico ma altrettanto importante da un punto di vista qualitativo. Certamente è una collezione, seppur attenta gli artisti del territorio, che si confronta anche con alcuni episodi culturali fondamentali, come il Premio del Golfo, che è stato un ottimo serbatoio per l'acquisto di opere d'arte. Importanza ha avuto inoltre il mercato antiquario. In virtù di momenti fortunati e di amministratori della Banca e della Fondazione che hanno avuto lungimiranza e critica, si è formata questa importante collezione.
Chi sono gli artisti in mostra? E quale criterio avete usato per scegliere i pezzi da proporre al pubblico? Con Eleonora Acerbi, l'altra curatrice, abbiamo suddiviso il nostro intervento, occupandoci criticamente delle opere, che per motivi accademici, rientrassero nel nostro campo di indagine e di studio. Ciò significa che io mi sono occupato delle opere antiche, mentre Eleonora delle opere contemporanee. Il panorama delle opere antiche è ancor più episodico rispetto alla collezione contemporanea, ma con dei nuclei molto importanti, come il nucleo di Fiasella, e dei pittori del 600 genovese che gravitano intorno a lui, e Agostino Fossati e l'800, cioè la città e il territorio tradotto in immagini. In questo ambito ho selezionato i lavori che ritenevo fossero significativi, importanti e ben illustrativi della collezione.
Quali sono stati le prime impressioni di questa mostra? Ho avuto molto affettuosamente tante risposte positive, tanti mi hanno confermato che si tratta di una bella mostra, e che la scelta delle opere è molto soddisfacente. Personalmente tengo particolarmente a questo lavoro, perché entusiasta come sono di carattere e entusiasta della mia città e di questo territorio, così poco considerati e forse anche poco amati dagli stessi spezzini, sono convinto che in realtà la nostra città e il nostro territorio offrano dei tesori, e abbiano potenzialità e sorprese fenomenali. Questa collezione è una di queste sorprese. Le opere esposte sono difficilmente accessibili e poco fruibili al pubblico, la mostra ritengo che sia un ottimo regalo per gli spezzini. Personalmente quale opera ritiene che meriti particolare attenzione da parte del pubblico? In realtà sono tante. Per quanto riguarda le opere antiche, credo che il primo dipinto esposto in mostra, Uguccione della Faggiola di Cristofano di Papi dell'Altissimo, è un dipinto che immette immediatamente al tardo Rinascimento fiorentino, ed è un'opera molto importante che immediatamente introduce alla collezione. E poi ci sono opere gustosissime, al di là dell'importanza storica artistica, per esempio il dipinto di Luigi Agretti, Lo sbarco di Caterina de' Medici, illustra un episodio fondamentale del rinascimento spezzino, cioè l'arrivo nel 1533 di Caterina de Medici che parte da Spezia per raggiungere Marsiglia, da dove intraprenderà una nuova vita che la porterà ad essere regina di Francia. Fonte: News Letter Fondazione Carispezia Fondazione e Territorio