L'incontro si terrà presso il Museo Etnografico della città, in via del Prione 156, con la partecipazione dell'Autore, che converserà insieme a Rossana Piccioli sui contenuti e le tematiche trattate nel libro.
Perché il ramarro? Per i Liguri, e lo raccontava lo storico Emanuele Celesia (Genova, 1874) la lucertola portava fortuna, e di un uomo fortunato si diceva "Ha la lucertola a doppia coda...". E anche nel volume Superstizioni e pregiudizi (sempre del 1874) di Clemente Rossi, possiamo leggere "Quando si difetta di quattrini, basta porre una coda di ramarro in una scarpa..."
Il ramarro, quindi, è posto non a caso nel titolo del libro di Getto Viarengo. Il sottotitolo, religiosità, superstizione e cultura popolare ne esplicita invece i contenuti: attraverso la varietà dei temi che incontriamo in questo intenso saggio si recupera una complessa condizione esistenziale: al di là delle credenze, delle pratiche, dei rituali, emerge un universo di timori, preoccupazioni, sentimenti, desideri nei quali è implicito un sicuro e misterioso legame con qualcosa di altro, di non dicibile, anche se può assumere per analogia diversissime denominazioni. Il saggio ci illumina sul persistere di un sedimento culturale che si è in parte ridotto a causa di diversi fattori: non, come si potrebbe supporre, perché un più diffuso processo di alfabetizzazione abbia posto fine a credenze e a superstizioni, ma per il distacco della vita dall'ambiente naturale e dalla terra, a partire dal secondo dopoguerra. In alcune località questo distacco non si è ancora del tutto verificato, o sono rimasti più saldi legami famigliari e percorsi di trasmissione di credenze, ma in generale si è attuato un impoverimento della relazione sia con le generazioni anziane, sia con l'ambiente naturale.
L'autore svolge i temi del libro in capitoli diversi, dieci per la precisione: dopo un'attenta e concisa analisi dell'opera di evangelizzazione dei monaci colombaniani nel levante ligure, caratterizzata anche dall'introduzione di nuove pratiche agricole, incontriamo diversi temi, che iniziano con il mito purificatore del fuoco, poi gli animali amici e le fiere, le superstizioni e le pratiche magiche, l'angoscia per il diffondersi delle pestilenze e le rogazioni - via collettiva per vivere la fede e implorare salute - infine il nesso magico e mistico che lega l'uomo al bosco e all'albero, gli orizzonti della felicità in terra, gli esorcismi contro i demoni e la stregoneria, la tradizione del "battere Pilato". Giorgio "Getto" Viarengo, storico chiavarese, sin dai primi anni '70 si occupa di ricerche sul territorio con due specifici oggetti: l'analisi etnografica e le cronache della Resistenza. Ha pubblicato diversi saggi e realizzato documentari e articoli sulla stampa locale.