Domenica 6 ottobre lo spezzino e storico Silvano Benedetti è stato ospite della trasmissione "Scritto, letto, detto", la rubrica di Rai Storia in onda il sabato e la domenica alle 8.50 e alle 20.20. In ogni puntata, Giovanni Paolo Fontana incontra e intervista scrittori, giornalisti e testimoni che, attraverso i loro racconti, abbiano indagato il passato, con uno sguardo attento al nostro contemporaneo.
Silvano Benedetti è autore del libro "Guglielmo Marconi e la Marina italiana, storia di un legame indissolubile", dove accompagna il lettore in un viaggio di conoscenza approfondita della figura dell'illustre scienziato italiano, al quale dobbiamo la nascita delle telecomunicazioni moderne.
Nel corso della trasmissione Benedetti ha dialogato con Giovanni Paolo Fontana partendo dall'assunto che nell'uomo la necessità di comunicare è presente da sempre, ma questo bisogno è complicato da due fattori, la distanza e il tempo. "Da sempre uno dei problemi che l'uomo si è trovato a dover risolvere per poter comunicare, è stato quello di riuscire a raggiungere distanze superiori a quelle dove la voce può arrivare - ha infatti spiegato Silvano Benedetti - Per superare questo ostacolo, l'uomo ha messo in campo la propria inventiva con la tecnologia a disposizione in ogni epoca".
Prima dell'invenzione di Marconi del telegrafo senza fili, nell'800 il telegrafo elettrico esisteva già, ma con diversi limiti. Da una parte poteva raggiungere diverse località, ma richiedeva la presenza di numerosi operatori in posizioni intermedie, con ampi margini di errore e tempi lunghi necessari per trasmettere il messaggio dal luogo di invio a quello di destinazione. Il messaggio, infatti, era soggetto a diverse trascrizioni da parte di telegrafisti, di diversa nazionalità e abilità, quindi, spesso, si avveravano problemi di interpretazione e traduzione. Per questo motivo, non sempre il messaggio inviato era lo stesso di quello che arrivava a destinazione.
"Un problema maggiore si presentava in periodo di guerra quando i fili stesi da una stazione all'altra del telegrafo - evidenzia Benedetti - potevano essere intercettati o tagliati dal nemico, interrompendo le comunicazioni. Poi sul mare non c'era possibilità di comunicare, le comunicazioni si fermavano fin dove le navi potevano arrivare con un contatto ottico con i telegrafi o quando si trovavano in posizioni note e potevano essere raggiunte dagli 'avvisi', piccole navi veloci che facevano da spola tra le navi e i telegrafi a terra. Una volta in alto mare, le navi perdevano ogni comunicazione, con pesanti ripercussioni sulla propria sicurezza e sulle economie degli armatori, nel caso in cui ad esempio, una nave in avaria non poteva inviare l'SOS".
Per questo motivo le Marine Italiana e Britannica si interessarono immediatamente agli studi sulla radiotelegrafia senza fili di Guglielmo Marconi. Grazie a questa nuova tecnologia, infatti, divenne possibile la comunicazione diretta tra mittente e destinatario, come pure quella in mare a grandi distanze.
"Guglielmo Marconi è un personaggio incredibile - spiega ancora Silvano Benedetti - non è solo uno scienziato, ma anche un inventore, uno sperimentatore, un comunicatore, un industriale. Un personaggio poliedrico che ai giorni nostri potrebbe essere paragonato ad esempio a Steve Jobs. Sapeva avvalersi e circondarsi di persone di fiducia e competenti nei vari settori. E' sempre stato un passo avanti agli altri perché non si fermava di fronte agli assunti della scienza, ma cercava di sperimentare per capire il perché questo o quello non si poteva fare. Attraverso la sperimentazione, riusciva a capire e a trovare soluzioni alternative".
"Aveva teorizzato il radar nei primi anni '20 - aggiunge Silvano Benedetti - e il fatto che era possibile emettere onde elettromagnetiche in una direzione e ricevere un eco di ritorno che dava informazioni sulla presenza di un ostacolo. Quando è morto le sue ricerche erano già molto avanti, uno studio segreto per il Governo Italiano. Era già stato fissato un incontro con Mussolini, ma purtroppo morì il giorno prima. Non si sa cosa stesse studiando, ma nell'ambito della Marina Italiana, Tiberio e Vallauri hanno poi continuato questi studi e sono arrivati dopo alcuni anni a sviluppare il radar".
E' possibile rivedere l'intervista completa a Silvano Benedetti su Rai Play.