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Antonio Di Bella: "Insieme all'America è tutto il Mondo ad essere al bivio" In evidenza

di Elena Voltolini - La nostra intervista al dirigente e corrispondente RAI da New York, insignito del Premio Montale Fuori di Casa.

Antonio Di Bella è uno dei volti più noti del giornalismo italiano, una voce diventata familiare nei tanti anni in cui è stato corrispondente per la RAI a Parigi, ma soprattutto a New York. Puntuale nella cronaca degli avvenimenti quanto garbato nei modi, nella consapevolezza di entrare nelle case di milioni di italiani. Oltre 40 anni trascorsi a testimoniare i più importanti avvenimenti, con la capacità di leggere i fatti e l'esperienza di capirne gli sviluppi, come nel caso dell'assalto a Capitol Hill, di cui è stato testimone diretto, unico cronista televisivo italiano. E sicuramente non è stato un caso.

Un'altra capacità di Di Bella è quella di saper svolgere al meglio non solo il ruolo di giornalista sul campo, ma anche quello di dirigente, come mostrato negli anni alla guida di RAI 3 e, più di recente, di RAI News.

Una carriera brillante caratterizzata dalla capacità di cogliere i fatti e capirne le implicazioni e le trasformazioni, anche sociali, che avrebbero comportato; un professionista equilibrato, emblema del giornalismo di qualità.

Per tutte queste ragioni la giuria del Premio Montale Fuori di Casa ha deciso di attribuire quest'anno il riconoscimento, per la sezione giornalismo, proprio ad Antonio Di Bella.
Ma c'è di più, un'altra motivazione che si aggiunge a queste, come spiega la Presidente del Premio Adriana Beverini: “Il sorriso e la gentilezza nei confronti dei colleghi e del pubblico sono stati la sua cifra caratteristica nei lunghi anni passati in Rai, sia come direttore del Tg3, sia all’estero come corrispondente e responsabile dell’ufficio Rai a New York e dei servizi Rai a Parigi”.

Stessa gentilezza con la quale Antonio Di Bella ha risposto alle nostre domande prima della premiazione.

Come è nata la sua passione per questo “mestiere”?
Sono cresciuto nella Milano del Corriere della Sera e delle radio libere. Mio papà era giornalista, quindi ho seguito le sue orme, alla mia maniera. Poi c'era la mia passione per la cronaca e la politica internazionale

Oggi, nell'epoca dei social, tutti si improvvisano e si credono reporter, creando e diffondendo notizie e, non raramente, anche fake news. Che cosa deve contraddistinguere il giornalista e qual è oggi il suo ruolo?
E' un fenomeno difficile da capire ed anche preoccupante. Obama fu il primo a “disintermediare”, a parlare direttamente ai suoi elettori tramite i social, Trump fa lo stesso. Questo in qualche modo scavalca i mediatori naturali, ovvero i giornalisti, che erano un filtro, e sono ancora un filtro importante per una democrazia compiuta. La scorciatoia illusoria di mettere a contatto diretto il potente con il pubblico è, appunto, qualcosa di illusorio: occorre un filtro, serve quella professionalità che a mio avviso è importante. Oggi ancora più di ieri.

Non solo puntuale corrispondente, ma anche ottimo direttore. Da direttore di RAI 3 ha creato ottimi palinsesti. C'è un programma che le piacerebbe rivedere anche oggi?
“Quelli della notte” e “Indietro tutta”. Arbore è un grande artista. Al giorno d'oggi si comprano quasi sempre format già fatti. Il lavoro dell'artista, che crea a bottega quasi come un artigiano, e ce ne sono qui alla Spezia quindi potete capire quello che dico, è qualcosa di perduto, che va riconquistato. Credo che bisognerebbe tornare a produrre e divertire con la pazienza e la sapienza dell'artigiano.

Che cosa significa per lei ricevere il Premio Montale fuori di Casa?
Montale era un grande poeta, che ha saputo entrare nel cuore di tanti italiani attraverso la semplicità e la profondità della sua poesia. E' legato alla mia città, Milano, e al Corriere della Sera. Per me è un grande onore ricevere, indegnamente, il premio dedicato a lui.

Il suo libro si intitola “L'Impero in bilico. L'America al bivio tra crisi e riscossa”. Possiamo dire che insieme all'America è al bivio tutto il mondo?
Il 6 novembre si deciderà chi sarà il futuro Presidente degli Stati Uniti, questo avrà influssi e contraccolpi enormi in tutto il mondo, a partire dai due fronti di guerra. Sull'Ucraina Trump ha già detto che si metterà d'accordo con Putin; in Medio Oriente farà finire il lavoro a Netanyahu. Prospettive opposte a quelle di Harris. E' un bivio, tutto il mondo segue quello che avviene in America.

“L' Impero in bilico. L'America al bivio tra crisi e riscossa” (Solferino editore) è un'importante testimonianza della capacità di Di Bella di analizzare i fenomeni internazionali, in particolare le dinamiche che attraversano gli Stati Uniti in questo periodo storico cruciale. Il volume offre infatti uno sguardo profondo sulle attuali sfide della democrazia americana e sarà un prezioso contributo al dibattito in vista delle elezioni presidenziali statunitensi.

Tematiche affrontate nel corso del dibattito – intervista tra Antonio Di Bella e Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera, che ha preceduto la consegna del riconoscimento, all'interno della Centrale Enel della Spezia, che porta proprio il nome di Eugenio Montale.

Sottolinea la Presidente del Premio Adriana Beverini: “Di solito il riconoscimento per la sezione giornalismo lo consegniamo a Milano. Questa è la seconda volta che la cerimonia si svolge alla Spezia, all'interno della Centrale Enel. Vogliamo così ringraziare quello che Enel fa per questo Premio da ormai 15 anni”.

 

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