Il FAI in questi anni, sempre di più, è diventato un punto di riferimento per tutto il territorio. Iniziative, convegni e visite guidate. Una creatura che il prossimo anno compie 50 anni. Che bilancio si può tracciare di questi anni così intensi?
Il FAI nasce nel lontano 1975, il prossimo anno compirà 50 anni, con lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano.
Fu Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto, che spinse l’amica Giulia Maria Mozzoni Crespi a impegnarsi per creare in Italia una fondazione sulla falsariga del National Trust britannico.
Giulia Maria Mozzoni Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli firmarono l'atto costitutivo e lo statuto del FAI.
Nel 1976, il FAI ottenne la prima donazione da parte dell'avvocato Piero di Blasi: mille metri quadrati a Panarea, nell'arcipelago delle Eolie. Seguirono il Monastero di Torba, comprato e donato dalla stessa presidente Crespi, l’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli, fino alle ultime significative acquisizioni, casa Laura a Ospedaletti e le recentissime Casa Crespi – collezione Bagutta e casa Livio collezione Grandi.
Nel nostro territorio sono circa 40 anni che opera attraverso la Delegazione della Spezia che ha fatto conoscere ed apprezzare la Missione del FAI.
È una Fondazione caratterizzata da un insieme di Beni di alto valore storico, culturale, paesaggistico e naturalistico, gestiti al fine di conservare, sostenere e valorizzare l'Ambiente del nostro Paese.
Occuparsi di Ambiente significa occuparsi non solo dei luoghi nei quali l'Uomo vive, ma anche di come egli vive, si sviluppa e opera in quei luoghi stessi .
In questo senso, il FAI si occupa del Paesaggio che, secondo il Codice dei Beni Culturali, è quel territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di diversi fattori : naturali, umani e dalle loro interrelazioni.
Il Paesaggio è da intendersi perciò come un organismo vivente in perenne evoluzione, che rappresenta l'incontro tra elementi naturali e le espressioni dell'attività umana in ambito urbanistico, architettonico, artistico, economico, rurale ,artigianale che nel tempo si sono stratificati e depositati in un sistema complesso e dinamico di relazioni.
Il FAI, oltre ad accogliere la definizione di Paesaggio espressa nella "Convenzione Europea del Paesaggio", opera soprattutto sulla base del dettato costituzionale che riconosce al Paesaggio un valore culturale e identitario dell'intera Nazione che, come tale, è oggetto di tutela, come si legge nell'art. 9 della Costituzione della Repubblica Italiana "La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Pertanto la sua missione è tutelare e valorizzare il patrimonio monumentale e naturalistico italiano con particolare attenzione al patrimonio dimenticato o a rischio;
ed è anche attività formativa ed educativa di tutti i cittadini, con particolare riguardo ai bambini, ai giovani e agli studenti.
È sicuramente un bilancio positivo quello che ci apprestiamo a considerare in questi quasi 50 anni. Basti pensare che gli iscritti hanno superato i 250 mila in tutta Italia.
Il FAI opera principalmente in tre ambiti: la protezione di beni artistici e naturalistici, la sensibilizzazione delle persone al valore del patrimonio paesaggistico - monumentale e la mobilitazione attiva per proteggere il paesaggio a rischio. In questi anni di attività, in qualità di Capo Delegazione, ha avvertito una risposta attiva da parte del territorio? C’è una “spinta” che va nella direzione corretta?
Certamente si. Il concetto di ambiente, di natura è più presente rispetto al passato. Oggi le persone vogliono conoscere il territorio circostante con le sue caratteristiche e sentono l’importanza del rispetto, della tutela, della salvaguardia ambientale per il futuro dell’umanità. In questo è fondamentale l’opera del FAI che fa conoscere la realtà territoriale ed ambientale (luoghi, storie, tradizioni) rispettando l’ambiente e apprezzando il valore del patrimonio storico culturale.
Il FAI si occupa di educare al paesaggio.
Il paesaggio è costituito da numerosi elementi: il rilievo, il suolo, la copertura vegetale, la presenza di montagne, colline, pianure, vallate e corsi d'acqua; la natura delle rocce affioranti; i diversi tipi di vegetazione. A ciò vanno aggiunte le opere e le strutture, frutto dell'intervento dell'uomo.
Ma il paesaggio non è solo questo ma è parte integrante del patrimonio culturale, cioè dell'eredità storica (heritage) della collettività, e come tale è considerato dalla Costituzione italiana, che lo associa nella tutela al "patrimonio storico e artistico della Nazione" (Art. 9). Ecco perché il FAI parla di paesaggio culturale, cioè un paesaggio nel quale la natura porta i segni dell'opera dell'uomo e ne racconta la storia, caricandosi di memorie e significati. Capire il paesaggio significa capire meglio se stessi e la comunità di cui si è membri.
Tutelare il paesaggio e il patrimonio storico significa perciò riconoscere e difendere la particolare ricchezza ambientale. In questo il ruolo del FAI è fondamentale perché lavora per tutelare e valorizzare molte bellezze del nostro paese che altrimenti rischierebbero di andare perdute.
Per coinvolgere tutta la popolazione viene bandita a settembre la dodicesima edizione de “I Luoghi del cuore” , una campagna nazionale per i luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo. È il più importante progetto italiano di sensibilizzazione sul valore del nostro patrimonio, che permette ai cittadini di segnalare attraverso un censimento biennale i luoghi da non dimenticare. Dopo il censimento, il FAI sostiene una selezione di progetti promossi dai territori a favore dei luoghi che hanno raggiunto una soglia minima di voti.
Tre luoghi del cuore hanno potuto beneficiare del contributo sul nostro territorio: Il Convento di Monterosso al Mare nel cuore delle Cinque Terre, adagiato sul colle di San Cristoforo, che da quattrocento anni domina il mare.
Il Convento di Monterosso al Mare, appartenente all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Genova. È sempre stato un luogo di riferimento sia per la comunità locale che per i visitatori delle Cinque Terre. Costruito dai religiosi a partire dal 1619, a seguito dell’arrivo dei Francesi, nel 1810, dopo la cacciata dei frati, venne utilizzato come lazzaretto e come magazzino e nel 1894 un sacerdote del luogo lo comprò e lo restaurò, donandolo nuovamente ai Cappuccini.
Il Convento è posto sul promontorio che separa l'antico borgo di Monterosso dalla località di Fegina, che si è sviluppata in epoca più recente. Custodisce numerosi tesori d’arte: la Chiesa seicentesca, le sue opere d'arte (fra cui la "Crocifissione" attribuita al pittore van Dyck, "San Girolamo penitente" di Luca Cambiaso), il refettorio a volte con "La Veronica" di Bernardo Strozzi, ed ha mantenuto le caratteristiche architettoniche originarie con gli orti, il vigneto, la limonaia e un terrazzo affacciato sul mare. Il Convento, che insieme alle Cinque Terre rientra nel Patrimonio dell'Unesco, oltre a essere un riferimento dal punto di vista spirituale, lo è anche dal punto di vista culturale e sociale grazie alle numerose iniziative promosse da Padre Renato Brenz Verca.
Dalla storia di Monterosso si evince come i Frati Cappuccini siano sempre stati parte integrante della comunità e un chiaro riferimento spirituale per la popolazione e i turisti. Il Convento è visibile da tutte le Cinque Terre e si qualifica come un forte elemento di attrazione, considerato anche l'alto valore storico e artistico dei tesori d'arte che custodisce . Nel marzo 2013, a seguito degli eventi alluvionali che hanno funestato il territorio, si è verificato il crollo di un'ampia sezione del muro seicentesco che contiene l'orto con vigneti e la storica limonaia del convento. Il crollo del muro ha privato il convento del suo giardino storico che è tradizionalmente definito "il paradiso dei frati". Tante persone hanno dimostrato affetto e generosità per questo luogo con gesti concreti di aiuto; molti artisti hanno donato il loro talento per realizzare attività benefiche a favore della campagna di restauro. Prova di questo grande affetto è il primo posto raggiunto al censimento Luoghi del Cuore 2014: con ben 110.341 voti il Convento ha potuto assicurarsi un intervento Luoghi del Cuore.
La chiesa di San Michele Arcangelo che si trova in una zona della città interessata fin dal passato dal passaggio di importanti traffici di merci e persone.
Citata per la prima volta in un testo scritto nel 1470, gli estimi della città di Luni, ha sicuramente un’origine ben più lontana nel tempo. Per cercare di darle una collocazione più precisa si può far riferimento a quanto riportato sul campanile. Qui si trova un’epigrafe dedicatoria che fisserebbe la sua edificazione al 1349. Si tratterebbe di una data significativa, legata alla fine dell’epidemia della peste che aveva lasciato un profondo segno nel golfo. Il testo però parla di “hedificata” e non “fundata” e questa precisa scelta lessicale parrebbe alludere alla ricostruzione di qualcosa già esistente. La struttura laterale composta di tessitura ordinata ed a piccoli conci la porrebbe in linea di continuità con altri edifici del territorio realizzati intorno alla seconda metà dell’XI secolo. La dedica a San Michele Arcangelo avrebbe addirittura fatto pensare di retrodatare la fondazione all’epoca longobarda, quindi all’VIII secolo. Ipotesi poi smentita dagli scavi condotti dall’Università di Pisa. Resta con certezza il fatto che al suo interno la chiesa di San Michele Arcangelo conserva una stratificazione di stili che testimoniano il suo lungo passato ed il suo essere in qualche modo sempre al centro dell’attenzione della comunità. Sono in stile gotico, ad esempio, le aperture ogivali della torre campanaria, del cinquecento il tamburo di copertura. Una storia fatta a strati e armonizzata da un bellissimo ciclo di decori ben più recenti, almeno per la maggior parte.
Questo edificio religioso è l’ importante testimonianza della comunità di Pegazzano, un vero e proprio borgo autonomo rispetto alla città, collocato sulla via commerciale che dal mare arrivava a Carpena e Biassa. Un pezzo di storia basso medioevale della Spezia su cui l’Università di Pisa ha condotto importanti studi e ricerche.
Questo importante edificio fu gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale. Divenne in seguito un magazzino e per molto tempo la sua storia ed importanza cadde nell’oblio. Recenti restauri hanno permesso alla chiesa di ritrovare in parte il suo antico splendore. Solo una porzione infatti della superficie interna è stata interessata dall’opera di riqualificazione.
Anche il FAI è intervenuto per mantenere acceso l’interesse collettivo su questo bene e consentire la prosecuzione dell’attività di restauro. Nel 2021 San Michele Arcangelo è risultato uno dei beni più votati nell’ambito dell’iniziativa “i Luoghi del cuore”.
Grazie a I Luoghi del cuore è rinata anche la storica scalinata di Monesteroli, borgo unico nel Parco Nazionale delle Cinque Terre raggiungibile solo a piedi.
Monesteroli è un minuscolo borgo in provincia della Spezia, inserito nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Si raggiunge attraverso una scalinata di oltre 1.200 gradini che scendono dalla collina sovrastante, passando tra boschi e vigneti per poi aprirsi in una discesa mozzafiato. I vigneti sono parte della sua ragion d’essere: nelle cantine, infatti, storicamente proprietà degli abitanti di Biassa, frazione della Spezia, veniva vinificata l’uva raccolta, trasportata a spalla lungo la ripida scalinata. Nel borgo non abita quasi nessuno e le cantine sono ben conservate, anche se non più utilizzate, ma il piccolo centro viene molto frequentato soprattutto nel periodo estivo. Un Borgo unico al mondo che domina il mare azzurro.
La scalinata, che si trova nell’area denominata Tramonti, è un’opera straordinaria per tecnica costruttiva e, oltre a rappresentare un segno fondamentale dell’assetto paesaggistico del Parco Nazionale delle Cinque Terre, ha un valore testimoniale insostituibile nel racconto della “viticoltura eroica” che caratterizza la zona. Un monumento frutto di antica fatica, sofferenza e genialità dei liguri, popolo che ha saputo gestire un territorio dalle caratteristiche estremamente difficili, con soluzioni tecniche fuori dal comune. Purtroppo oggi i vecchi guardiani del borgo, indeboliti dal trascorrere del tempo, non hanno più le forze per affrontare simili difficoltà e di riflesso la grande scalinata, nonostante la sua maestosità, è stata fortemente in pericolo per mancanza di manutenzione.
Tra le moltissime attività che hanno visto protagonista il FAI Delegazione della Spezia quale ricorda con più piacere?
Nel corso degli anni, grazie alle Giornate FAI di Primavera e di Autunno, eventi nazionali, la nostra Delegazione ha aperto moltissimi luoghi.
La scelta viene fatta in base a criteri che prevedono interesse, curiosità ,significato storico, culturale di conoscenza del territorio o, come si diceva prima, di luoghi che rappresentano l’azione dell’uomo e la sua storia .
Tra le tantissime aperture (tra cui l’ex Ceramica Vaccari, il Porto, il Palazzo delle Poste, il Conservatorio, il comprensorio di Cadimare dell’Aeronautica Militare, Montemarcello: un cammino tra arte, storia e natura, la Palmaria con i suoi forti , il Deposito Rotabili Storici della Fondazione Ferrovie dello Stato con il Museo Nazionale dei Trasporti , lo Stabulatore di Santa Teresa e la mitilicoltura spezzina, la Fondazione Leonardo, i borghi di Vezzano e di Brugnato, la Villa “il Fodo”, il percorso “Fede, Arte e Musica nel territorio dell’antica Diocesi di Luni”, il “Miglio Blu–La Spezia Nautical District", ricordo con grande piacere: l’Arsenale Militare Marittimo, che per la prima volta ha aperto le porte alla popolazionefacendo conoscere la “città” nella città e soprattutto il forte del Varignano con l’apertura di Comsubim, che ha visto la presenza di 8500 visitatori in due giorni, che hanno fatto la fila anche sotto la pioggia per poter entrare in un luogo sempre chiuso, inaccessibile.
Abbiamo fatto questa scelta per questi motivi. Perché è uno dei luoghi più belli della costa tra La Spezia e Portovenere e la Delegazione della Spezia voleva aprire e far conoscere un luogo eccezionale e di particolarissimo interesse.
Un luogo mai aperto al pubblico e mai più lo sarà proprio perchè luogo "sensibile” "protetto" ,sede delle Forze Speciali della Marina Militare dove si addestrano sia i GOI che i GOS e far conoscere la loro attività in un momento particolare della nostra storia attuale caratterizzato da problemi legati alla situazione internazionale di guerre, emigrazioni , supporto umanitario.
Gli incursori (GOI )operano in situazioni operative con implicazioni politiche e strategiche negli scenari internazionali caratterizzati dalla continua minaccia terroristica, nel quadro di interforze nelle operazioni speciali.
I Palombari (GOS) sono un gruppo di operatori subacquei conosciuto in tutto il mondo che interviene in ogni situazione emergenziale marittima ,che va dalla attività di soccorso ai sommergibili, alla bonifica di ordigni ,a lavori subacquei di ogni tipo, come la ricerca ed il soccorso nell’emergenza della Costa Concordia all’isola del Giglio o nelle acque del porto di Genova, tra le macerie della torre piloti, nell’attività di ricercare e portare a galla reperti archeologici imprigionati nel mare o nel recupero delle innumerevoli salme conseguenti ai naufragi più drammatici del fenomeno migratorio: vedi Lampedusa, ottobre del 2013, e nel Mediterraneo Centrale, a seguito dell’affondamento a 370 metri di profondità di un peschereccio con a bordo oltre 700 persone.
Ulteriore campo della loro attività sono poi le ricerche nell’alveo della Medicina Subacquea ed Iperbarica -Camera di Decompressione (anch’essa ideata dal palombaro Alberto Gianni nel 1916 con nome primigenio di Cassa Disazotatrice) per condurre trattamenti di Ossigeno Terapia Iperbarica, che oggi permettono di salvare molte vite. Attività medica che è stata recentemente resa disponibile per i pazienti civili della ASL della Spezia.
Non ultimo l’attività con i subacquei disabili .
Il loro programma : mettere a disposizione della comunità civile le loro capacità, esperienze e conoscenze ponendo il bene della collettività sempre al primo posto.
Inoltre è un luogo dove è presente non solo la storia attuale ma anche il passato (storia romana, periodo genovese, napoleonico, Garibaldi ecc.)
Ulteriori momenti topici della visita:
Per l’occasione è stata allestita una mostra di reperti appartenuti a Garibaldi e ai suoi Garibaldini provenienti dal Museo Etnografico della Spezia.
E’ stata allestita una mostra di mezzi anfibi per la ricerca sottomarina.
Lo scopo era conoscere e salvaguardare la memoria storica del nostro passato poiché costituisce le radici del nostro presente ed il fondamento del futuro per le prossime generazioni, capire la storia dei corpi speciali della Marina Militare alla scoperta di storie vere , di speranze , di missioni che a volte hanno visto scenari crudeli ma anche per valorizzare il territorio e conoscere da vicino una parte di storia italiana
Per gli studenti delle scuole implicati come apprendisti Ciceroni ogni apertura è un progetto educativo didattico con ricadute non solo di conoscenza della storia del territorio, della storia antica e recente , ma anche di formazione culturale ed umana a contatto con tanti altri studenti di altre scuole, nel relazionarsi e misurarsi con gli altri. Ecco perché il FAI si rivolge soprattutto ai giovani perché nelle loro mani è il nostro futuro e sappiano conoscere ed apprezzare quanto in Italia c’è da vedere.
(Nei prossimi giorni potrete leggere la seconda parte dell'intervista)