Sabato 8 giugno il Maestro Riccardo Agosti proporrà un suo concerto presso la Chiesa Metodista di Via Da Passano. La redazione di Gazzetta della Spezia lo ha intervistato per farsi raccontare alcune anteprime sul concerto e per conoscere alcuni aneddoti che lo hanno portato a diventare primo violoncello del Carlo Felice.
Maestro Agosti, come è nata la sua passione per la musica e perché il violoncello?
La passione per la musica è nata per caso. Mio nonno faceva il calzolaio e probabilmente una persona per pagargli un lavoro gli ha dato una chitarra in baratto. Una volta che mio papà l’ha portata a casa, ho iniziato a suonarla. Questa attività mi piaceva moltissimo, con un dito su una corda sola, avevo sei anni, tentavo di suonare le musiche del Carosello. Mi sono accorto che questa ricerca mi appassionava e riuscivo a riprodurre le musiche. Siccome ero con questa chitarra sempre in mano, mio papà mi ha iscritto ad un corso di chitarra. Sono diventato un buon chitarrista verso i 10-11 anni e poi in prima media ho chiesto di entrare in Conservatorio, ma purtroppo ho scoperto che non c'era posto nella classe di chitarra, perché evidentemente l'anno prima non si era diplomato nessuno. Allora mi hanno suggerito di provare a entrare per qualche altro strumento, proponendomi un ventaglio di scelte possibili. Ho pensato che il violoncello, avendo le corde, potesse avere una similitudine con la chitarra. Ho guardato sul dizionario, non sapevo nemmeno cosa fosse il violoncello, c'era una figura in bianco e nero, me la ricordo ancora oggi. Quindi ho iniziato a frequentare la classe di violoncello con l'idea che poi avrei provato a passare a chitarra. Invece ho trovato un bravo insegnante in Conservatorio, Nevio Zanardi, che mi ha fatto appassionare al violoncello e piano piano ho abbandonato la chitarra e il calcio, la mia passione, ma che era incompatibile perché facevo il portiere. E così mi sono trovato violoncellista. Non sapevo nemmeno di avere la passione per la musica, ma questo evento della vita ha messo in luce questa attitudine, chissà poteva andare anche diversamente…
C’è un aneddoto della sua carriera che le è rimasto particolarmente nel cuore?
A sedici anni ho fatto l’audizione per entrare nell’Orchestra Europea. Ancora la UE non esisteva praticamente, ma c’era questo tentativo di costruire un orchestra di giovani che venivano da tutta Europa. A 16 anni sapevo già che avrei fatto il professionista, perché mi sono ritrovato insieme a questi giovani di tutta Europa, che vedevo bravissimi: io ero uno dei più giovani, infatti potevano accedere all’orchestra giovani dai 15:ai 23 anni. Riuscire ad entrare in questa selezione mi ha dato veramente tantissima spinta, sia artistica, ma anche dentro di me ho sentito che c'era veramente la possibilità che potessi fare il professionista. Praticamente è stato l'episodio che mi ha spinto a dedicarmi in maniera molto convinta sul violoncello. E credo che sia stata veramente la mia fortuna perché indirizzando così presto i miei sforzi in maniera concentrata, sono riuscito a progredire velocemente. Sono rimasto nell’orchestra per tre anni. Ogni anno per suonare ci riunivamo in una città diversa. La prima volta in un college a Londra e poi abbiamo fatto una tournée in giro per le capitali d'Europa e poi l'anno dopo siamo stati in Cina, era il 1983.. Shangai era ancora tutta piena di biciclette Ora sono tornato e sembra di stare nella città del futuro. Quando l’ho vista da ragazzo c’erano ancora case ad un piano e tutti erano vestiti di verde.
Ci può raccontare qualche anticipazione del concerto di sabato 8 giugno?
Il Concerto di sabato è diviso in due parti abbastanza distinte. I primi due brani sono due Suites di Bach, la Prima e la Terza. La Prima non la suono da un po' di anni, non era più capitata, adesso che la sto studiando mi sono trovato di fronte a una difficoltà: in un certo senso mi veniva fuori una vecchia fotografia. Ho dovuto scavare un po' dentro di me per ritrovare un'estetica che fosse aggiornata con quello che ho imparato, vissuto e capito, un lavoro faticoso ma anche interessante, sempre un'esplorazione. Il difficile è stato in un certo senso cancellare le vecchie convinzioni e riguardare il brano in un'ottica nuova, come se lo rifacessi da capo. E’ la prima suite che ho suonato da ragazzo, avevo 15 anni. Questa è la ricerca di tutta una vita. Faccio sempre un esempio: quando una persona deve fare un discorso, cerca le parole migliori, ma non è detto che queste riescano a trasmettere il senso del discorso. Allora l’importante è cercare dentro sé stessi Il senso di quello che si vuole dire, poi si possono trovare anche le parole.
Nella seconda parte, invece, suonerò dei Capricci di Piatti, brani che vengono suonati poco in pubblico. Mi è stato chiesto di suonare brani più virtuosistici, forse più brillanti, allora ho pensato di rispolverare questi Capricci che sono tecnicamente impegnativi. In un certo senso sono un po' come i Capricci di Paganini per violino, sono gli analoghi per violoncello.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Per ora non ho grandi progetti per il futuro. Mi sto facendo costruire uno strumento da un liutaio, piuttosto famoso. Tra un mese me lo consegnano e sono molto emozionato, per come sarà, per quale voce avrà e per cosa potrà portare. Ho dato indicazioni sulla scelta del legno, la forma, il modello, il tipo e la quantità di vernice da utilizzare. Mi stanno mandando le fotografie delle varie fasi di produzione. Lo strumento è importante, lo intendo come la “voce” che permette di trasferire le proprie emozioni. Alla fine di giugno dovrebbero consegnarmelo, attendo con trepidazione!