Quando, intorno alla metà degli anni Settanta del secolo scorso, l’informazione locale, anche alla Spezia, vide le radio cosiddette “libere” affiancarsi alle cronache dei quotidiani, una delle caratteristiche che caratterizzarono quell’epoca furono le “voci”. Voci dei conduttori, dei giornalisti e delle stesse persone intervistate a tutto campo, dallo sport alla politica, dalla cronaca alla cultura. Quelle voci divennero presto popolari, affiancate poi qualche anno dopo dalle immagini televisive, e rappresentarono uno dei simboli di una nuova epoca.
Così, quando qualcuna di quelle voci si spegne, il rimpianto e la nostalgia sono grandi. E’ accaduto nei giorni scorsi a seguito della scomparsa di Enrico Colombo.
La sua professione era quella di addetto al laboratorio della raffineria Shell, poi IP, ma sin dalla comparsa delle prime radio locali Colombo si fece conoscere non solo per l’intelligenza e l’arguzia caratteristiche di un giornalista di razza, ma proprio anche per la sua “voce”: calda, pastosa, sufficientemente intrigante e non priva di ironia, quella voce divenne presto un punto di riferimento per gli ascoltatori di “Onda spezzina” e poi di altri emittenti.
Il salto di qualità, per così dire, avvenne poi negli anni Novanta, quando Colombo iniziò a curare rubriche e servizi giornalistici per l’emittente diocesana Tele Liguria Sud.
Si è spento a novant’anni, dopo una breve malattia: nei mesi scorsi aveva voluto intervenire ancora una volta in una trasmissione storica, “Novecento spezzino”, ricordando Ettore Cozzani. La radio e la televisione, per lui, erano una parte importante della vita, come ha ricordato nel rito funebre monsignor Pier Carlo Medinelli. La storia del giornalismo spezzino passa anche attraverso esperienze come la sua.
Grazie, dunque, caro Enrico, e condoglianze sentite a tutti i tuoi familiari...