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Al Museo Navale la nuova mostra sulle "Navi Asilo", dove tanti ragazzi ritrovarono la vita  In evidenza

di Doris Fresco- La mostra sarà aperta al pubblico sino al 14 aprile 2024.

È stata inaugurata oggi, mercoledì 6 dicembre, la nuova mostra fotografica al Museo Tecnico Navale, dedicata alle Navi Asilo, che ne ripercorre la nascita e lo sviluppo.

La cerimonia del taglio del nastro, come sempre, è stara occasione per ribadire lo stretto legame che da sempre c'è tra la città della Spezia e la Marina Militare, come sottolineato dall'Ammiraglio Leonardo Merlini, direttore del Museo, nel suo discorso di apertura:  "Abbiamo pensato di realizzare qualcosa di nuovo per onorare questo legame con la città dopo aver chiuso la mostra su Domenico Chiodo che ha riscosso tanto successo". 

Ma inaugurare un nuovo percorso espositivo è anche occasione per ripercorrere l'importante storia del Museo: "Uno dei più antichi del suo genere, nato come esposizione di cimeli nel 1869. Diventato Museo Nazionale con Regio Decreto nel 1925- ha detto Merlini - Missione del Museo è quella di mantenere vive nel popolo italiano le tradizioni della marineria in generale e della Marina Militare in particolare". 

La mostra dedicata alle Navi Asilo si inserisce pienamente in questa missione, ripercorrendo una storia molto particolare, poco conosciuta, ma decisamente importante anche per la città. 

Le Navi Asilo accolsero ragazzi e bambini in stato di disagio, quello stato che avrebbe potuto esporli ad una vita segnata dalla delinquenza, ma anche condannarli a patire la fame e vivere di stenti. Nelle Navi Asilo e Scuola si apriva per loro una nuova possibilità, di crescita e sviluppo, con nuove prospettive di legalità e professionalità. Delle "case galleggianti" di accoglienza educazione e rieducazione per tanti ragazzi abbandonati, in balia della miseria.  Dalla fine dell'Ottocento le città navali più importanti d'Italia avevano una loro Nave Scuola.

"Grazie per questo regalo alla città che spiega la storia di un progetto molto importante per l'epoca, ma che invita a riflettere anche guardando ad oggi- ha detto il sindaco Pierluigi Peracchini presente al taglio del nastro- Anche oggi, infatti,esistono ragazzi in difficoltà che sono abbandonati dalle Istituzioni e invece dobbiamo sempre più pensare a progetti di rieducazione e di speranza per il futuro di questi ragazzi e di tutta la comunità". 

 


LE NAVI SCUOLA 

Tra le tante storie legate al mare, quella delle Navi Asilo è sicuramente tra le più luminose ed avvincenti vicende ormai poco nota ai più, se non per l'eco che accende nella memoria dei liguri il nome di Garaventa. 

Le Navi Asilo furono la casa e il rifugio di quella moltitudine di marinaretti che a bordo imparavano la cura di sé e dell'imbarcazione, venivano incoraggiati e valorizzati nelle loro inclinazioni, educati al senso di "comunità" e preparati al vivere sociale, oltre che avviati ad una professione. In tal senso le Navi Asilo rappresentarono uno strumento di impegno sociale prima ancora che espressione del potere marittimo; impegno sociale che la Marina Militare continua a perseguire ancora oggi sulle onde, attraverso l'attività di Nave Italia.

Tutto ebbe inizio con nave Daino, un brigantino in disarmo che aveva combattuto la guerra navale del 1848 contro l'Austria; Nicolò Garaventa, professore di matematica del Liceo "Andrea Doria" di Genova, la vide in porto e, sull'esempio delle training ships inglesi, pensò di trasferirci la sua Scuola-officina per "discoli", da lui fondata nel 1883 nel capoluogo ligure. Grazie all'interesse dell'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, convinto assertore del potere formativo della scuola veliera, il nobile intendimento del professore fu reso possibile: la Regia Marina donò la vecchia unità che fu adattata ad accogliere i ragazzi e divenne una nave scuola con il significativo nome, prima di Redenzione, poi di Nave Officina Redenzione Garaventa. Vi venivano accolti i ragazzi liberati dal carcere, i figli dei carcerati, i trovatelli, gli orfani, i ragazzi che vivevano in totale abbandono. A bordo della nave, in cui vivevano come veri marinai, i ragazzi ricevevano un'educazione e venivano avviati alle professioni del mare. 

L'esperienza genovese aprì poi la strada alle navi asilo Scilla a Venezia e Caracciolo a Napoli; la prima, istituita come "scuola di pesca in Venezia", a favore degli orfani e figli di pescatori caduti in disgrazia, fu inaugurata nel 1906 a bordo della cannoniera italiana Scilla, concessa in uso dalla Regia Marina l'anno precedente; la seconda fu inaugurata nel 1913 a bordo della pirocorvetta a elica che nel 1881 era stata protagonista di una straordinaria navigazione verso "la fine del mondo", rilevando una baia cui fu dato, in onore dell'unità della Regia Marina, il nome di Baia Caracciolo, in Patagonia. Questa nave fu destinata ad accogliere i ragazzi del popolo, abbandonati o orfani, gli "scugnizzi", e fu al centro dell'interesse pedagogico internazionale per lo straordinario esperimento educativo compiuto da Giulia Civita Franceschi, ricordata come la "Montessori del mare". Questa grande esperienza pedagogica e sociale fu resa possibile grazie alla legge dell'11 luglio 1911, emanata dal parlamento su proposta del Ministro della Marina Pasquale Leonardi Cattolica, che autorizzava la costituzione di un consorzio tra i ministeri della Marina, dell'Interno, della Pubblica Istruzione e gli Enti Locali per l'istituzione e l'esercizio della nave asilo Caracciolo. Il 21 giugno 1914 nacque l'Ente Morale Opera Nazionale di Patronato per le Navi Asilo Caracciolo e Scilla con sede presso il Ministero della Marina. 

 

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