“Emozione” è stata la parola più ascoltata sabato a San Terenzo, durante la presentazione del libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”, presentato dal giornalista e studioso di storia locale Riccardo Bonvicini e da Giorgio Pagano, curatore dell’opera.
L’emozione provata leggendo il libro da Bonvicini e da Settimo Scatena, entrambi figli di lavoratori del Cantiere Muggiano, di cui Grassi fu “capo” amato e stimato per molti decenni, e vicini di casa di Grassi a San Terenzo. L’emozione dei lavoratori del Muggiano presenti. Domenico Francesconi ha detto: “Sono entrato in Cantiere nel 1954, Dino ci ha presi per mano. Eravamo quattro ragazzi, non sapevamo niente. Ci ha insegnato a vivere, a diventare bravi lavoratori e bravi militanti della FIOM. Al Muggiano c’era la biblioteca, lui mi ha fatto leggere tanti libri, ‘Cristo si è fermato a Eboli’. ‘L’Agnese va a morire’, fino a Dostoevskij. Avevamo tempo di leggere perché eravamo confinati nel reparto 21, quello dei comunisti discriminati, che non potevano far carriera”. Altri hanno raccontato come Grassi fosse stimato da ingegneri, impiegati, lavoratori di ogni tendenza politica.
Bonvicini ha detto che “il libro mi ha fatto entrare in Cantiere: il protagonista non è solo Dino Grassi, è il lavoro, sono i vari e le navi, è la lotta per la dignità del lavoro”.
Pagano si è soffermato, in particolare, sull’intreccio di grande interesse tra l’amore di Dino per il lavoro “buono” e la sua lotta contro il lavoro “cattivo”:
“La Memoria traccia la rotta di una vita fin dalle prime righe: raccontare ‘un vissuto di uomini che, trovata la forza di sbarazzarsi del loro ruolo di sudditi e cose’ rivendicano ‘quello di cittadini’ e di produttori, per i quali il lavoro è uno strumento di autorealizzazione della persona.
Dino Grassi ha sempre svolto con passione il lavoro buono e ha sempre lottato contro quello cattivo.
Verso il lavoro buono Dino usa i termini ‘spettacolo’, ‘ammirazione’, ‘seduzione’: per gli operai che corrono verso gli spogliatoi, per la maestosità delle forme delle navi, per i vari, per le macchine della ‘Segheria’, per gli idrovolanti… Ma Dino combatte tutto ciò che sfrutta e opprime il lavoro. Quello che colpisce di più è forse la lotta per la salute in fabbrica, nella quale i lavoratori del Muggiano furono davvero all’avanguardia”.