Adastro Bonarini, sindaco “storico” di Bonassola, ha definito Grassi “una persona straordinaria”. Così gli altri relatori che l’hanno conosciuto di persona. Per Egidio Banti Grassi è stato “un modello di moralità, di cultura, di maturità conquistata in esperienze difficili”. Andrea Ranieri ha raccontato che suo padre Paolino, a lungo sindaco di Sarzana, “stimava Dino per la sua dirittura morale, per il senso altissimo della solidarietà”. Ma anche lo storico Sandro Antonini, che ha conosciuto Grassi solo attraverso il libro, lo ha definito “una persona altamente coerente, sempre in prima fila per i diritti del lavoro e per l’unità dei lavoratori”. Proprio per questo, ha detto Banti, “’Io sono un operaio’ è un libro per tutti, non solo per chi ha condiviso le idee politiche dell’autore”.
Ranieri ha sottolineato, in Grassi, “la poesia del fare” e “l’amore per il lavoro buono”, sempre intrecciati alla “lotta contro il lavoro cattivo”, all’”antagonismo di classe per mediare con i datori di lavoro per raggiungere condizioni migliori per i lavoratori”.
Giorgio Pagano, curatore del libro, ha parlato di uno “stile di vita operaio, tipico del Muggiano”. Gli “ansaldini”, ha spiegato, avevano “una forte connotazione morale: correttezza, lealtà, equilibrio, maturità, capacità di autoeducazione civile, disinteresse personale, lotta alle ingiustizie”. “Gli operai del Muggiano – scrive Grassi nella “Memoria” – mi hanno insegnato a come vivere”.
Pagano ha aggiunto che uno degli elementi di forza del libro sta nell’evidenziare “l’importanza della persona, della soggettività nella storia”. Lungo mezzo secolo ed oltre di “grande storia” raccontata nel libro, emerge che “la coscienza della classe operaia si forma innanzitutto nella persona, grazie alla cultura, alla moralità, all’esperienza concreta di vita, e non solo in virtù dell’intervento dall’esterno del sindacato e del partito”. Dino Grassi, così come gli altri suoi compagni operai, “è certamente plasmato dal sindacato e dal partito” ma al contempo “plasma il sindacato e il partito”. Le istituzioni della classe operaia “estendono e completano la personalità del singolo operaio”. “La ‘Memoria’ – ha concluso Pagano – ci invita a pensare a queste interrelazioni, alle connessioni e agli interscambi tra militanti e dirigenti, tra idee e azioni provenienti dal basso e indotte dall’alto. Non a caso, nella Resistenza come nell’Autunno caldo, gli operai, come dice Grassi, ‘erano più avanti del sindacato e del partito’”.